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mercoledì 24 settembre 2014

Recensione "Lo strano caso dell’apprendista libraia" di Deborah Meyler


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Lo strano caso 
dell' apprendista
 libraia
di Deborah Meyler
pagine 400 circa
prezzo 14.90€
Garzanti
ebook/cartaceo
già disponibile
voto:
 4/5
--o--









Esme ama ogni angolo di New York, e soprattutto quello che considera il suo posto speciale: La Civetta, una piccola libreria nell'Upper West Side.
Un luogo magico in cui si narra che Pynchon ami passare i pomeriggi d'inverno e che nasconde insoliti tesori, come una prima edizione del Vecchio e il mare di Hemingway.
Ed è lì che il destino decide di sorriderle quando sulla vetrina della libreria vede appeso un cartello: cercasi libraia.
È l'occasione che aspettava, il lavoro di cui ha tanto bisogno. Perché a soli ventitré anni è incinta e non sa cosa fare: il fidanzato Mitchell l'ha lasciata prima che potesse parlargli del bambino.
cover originale
Ma Esme non ha nessuna idea di come funzioni una libreria. Per fortuna ad aiutarla ci sono i suoi curiosi colleghi: George, che crede ancora che le parole possano cambiare il mondo; Mary, che ha un consiglio per tutti; David e il suo sogno di fare l'attore. Poi c'è Luke, timido e taciturno, che comunica con lei con le note della sua chitarra.
Sono loro a insegnarle la difficile arte di indovinare i desideri dei lettori: Il Mago di Oz può salvare una giornata storta, Il giovane Holden fa vedere le cose da una nuova prospettiva e tra le opere di Shakespeare si trova sempre una risposta per ogni domanda.
E proprio quando Esme riesce di nuovo a guardare al futuro con fiducia, la vita la sorprende ancora: Mitchell viene a sapere del bambino e vuole tornare con lei. Esme si trova davanti a un bivio.
Il suo più grande desiderio sta per realizzarsi, ma non è più la ragazza spaventata di un tempo e non sa più se è quello che vuole davvero. Perché a volte basta la pagina di un libro, una melodia sussurrata, una chiacchierata a cuore aperto con un nuovo amico per capire chi si è veramente.
Perché Esme non è più un'apprendista libraia, ora è una libraia per scelta.
 

Considerazioni.
Non so se siete mai stati in quel di New York, preferibilmente in autunno o in primavera, quando il caldo non soffoca ancora l'aria e il freddo non riesce a sconfiggere la voglia di uscire.
New York ha infatti qualcosa di magico, che non si percepisce subitaneamente, sconvolti e persi nei suoi meandri di vetro e cemento, ma occorre viverci, comprendere il meccanismo del suo funzionamento, inspirarne l'aria, le abitudini.

New York è una città che vive, respira, esprime i suoi sentimenti in una maniera strana, peculiare ed è in grado sconvolgeti l'esistenza in milioni di modi. Con è stato per me è stato anche per Esme, la protagonista di questo romanzo davvero molto, ma molto interessante.
"I grattacieli di New York spiccano così netti contro la luce del sole che sembrano ritagliati da un bambino sul cartoncino nero. Il sole del mattino invade le vie trasversali e lascia in ombra il lato est delle avenue. Questa luce così limpida è una delle cose che mi piacciono di più. La luce limpida, la gente limpida." da  "Lo strano caso dell’apprendista libraia" di Deborah Meyler
Ho amato molto le atmosfere che la Meyler ricrea di New York, i dettagli che ricostruisce della vita in questa metropoli: calda, confortevole, intima quasi, se si conosce il quartiene in cui si vive. Plauso poi alla costruizione di un ambiente adorabile, confortevole, piacevole e pieno d'amore per i libri, la letteratura, come La Civetta, il luogo dove si svolge gran parte del romanzo, che risulta essere un posto in cui rifugiarsi nei giorni di pioggia o in cui entrare con un cappuccino/una cioccolata calda per poi appollaiarsi su una sedia con un libro e stare li, a dimenticare il tempo e vivere di lettura.
"Sull’altro lato della strada, schiacciata fra un negozio di Staples e uno di Gap, c’è la Civetta, la libreria dove ve vado sempre a farmi un giretto. Alcune copie del «National Geographic» traboccano sul marciapiede di fronte alla vetrina, come piccoli tesori gialli che promettono altre ricchezze all’interno. Forse perché sembra così insignificante, la Civetta riesce a rimanere una vecchia libreria sgangherata. Staples e Gap, accecati dal loro stesso splendore, non si accorgono quasi della sua esistenza, esattamente come gli altri giganti a caccia di una sede adatta. Ma in realtà brilla come un gioiello scuro in una strada luccicante. È molto facile non notarla, tuttavia ha radici profonde nella città, e mi piace pensare che condivida qualcosa delle imprese più grandi e più antiche. Un’epoca può ignorare ciò che un’altra aveva amato, e magari l’epoca successiva tornerà a innamorarsene. I musei e le biblioteche servono proprio a salvare dall’oblio, ma dispongono anche di una flotta di piccoli, insignificanti imbarcazioni altrettanto fondamentali. Le librerie dell’usato sono alcuni dei rimorchiatori che possono portare la nave sana e salva in porto. La Civetta è piccola, e di sicuro è molto malandata, ma è piena di nobili intenzioni.da  "Lo strano caso dell’apprendista libraia" di Deborah Meyler
 

Piacevolissimi poi i personaggi che "vivono" e abitano la libreria: George, Mary, David e Luke. Tutte persone che aiutano la dolce e giovane Esme, in un modo peculiare e tutto loro, che la conducono per mano in un momento di smarrimento, di assoluto bisogno di affetto, in quanto Esme, è fragile, è sola, è persa.
"E poi, è chiaro, c’è anche l’odore rassicurante di carta, nuova o vecchia, che ricorda a chiunque la prima volta che si è infilato il naso dentro un libro. Ma quello che mi piace di più è la compagnia: mi piace la gente che lavora lì e i clienti che arrivano a tarda sera per farsi un giretto e scambiare due chiacchiere. George è quasi sempre al suo posto, e un po’ meno spesso anche un ragazzo all’incirca della mia età di nome David. Di domenica la responsabile è Mary, che di solito arriva con il cane, Bridget, un enorme pastore tedesco. Ero convinta che la semplice presenza di quel bestione avrebbe scoraggiato i clienti a entrare, ma a quanto pare è l’esatto contrario. La gente entra apposta per vedere Bridget, e finisce per comprare un libro. Di sera il responsabile è Luke, un ragazzo che indossa spesso una bandana. Ha le spalle larghe e non ama parlare. Deve avere una trentina d’anni. Quando è al bancone, senza George nei paraggi, Luke ogni tanto si mette a suonare la chitarra. Mi fa un cenno di saluto quando entro, ma non mi viene mai in mente nulla da dirgli. Mi piace accovacciarmi sull’economica moquette marrone e curiosare nello scaffale di libri d’arte mentre Luke prova e riprova i suoi pezzi. Lui non mi vede perché in mezzo c’è il reparto Sudest asiatico, ma io lo sento." da  "Lo strano caso dell’apprendista libraia" di Deborah Meyler
 

George, Mary, David e Luke costituiscono anche il vero animo del romanzo, perchè grazie a loro, grazie alla loro passione, al loro amore viscerale per la carta stampata faranno comprendere a Esme cosa significhi condurre una libreria e quanto sia importante introdurre, grazia a un consiglio, un lettore verso ad un romanzo, quello giusto, quello che si sta cercando, quello che fa al caso suo. Non è infatti una cosa semplice arrivare in libreria e acquistare il romanzo giusto, quello che vorremmo essere perfetto per noi, da leggere in quel momento della nostra vita, se non si ha un'idea precisa. Chi di voi non lo ha provato? Ed un consiglio, una dritta, è qualcosa di assolutamente ben accetto, se non auspicato.

Certo, non ho particolarmente amato Mitchell, probabilmente il personggio definibile come l'essere più odioso, stupido, egocentrico e prepotente nel migliore dei casi. Mitchell utilizza infatti l'amore di Esme per farne un essere ossessionato, piegata ai suoi voleri. Ovviamente Esme, essendo incinta di quest'essere mette in discussione tante cose, come la famiglia, la vita stessa, il suo passato, ma grazie al suo nuovo lavoro e agli amici che quivi incontra tutto divverà meno cupo, meno tremendo, superabile.

Certo, probabilmente avrete letto, in questi, romanzi simili a questo, ma devo dire che la Meyler riesce a trovare uno stile narrativo tutto suo, ben identificabile, che riesce a essere meno soffocante e deprimente, rispetto ad altre opere che, a mio gusto almeno, sono davvero troppo cupe o drammatiche.

Mi è piaciuto immensamente lo stile narrativo della Meyler (vi ho inserito degli estratti propri per farvi "provare" la sua scrittura): fluido, semplice, confortevole al punto da scaldarti il cuore - come un caminetto acceso d'inverno o un maglione caldo quando fuori nevica - e mi è piaciuta anche l'evoluzione compiuta da Esme, che avrei scosso più volte, a causa della sua ingenuità e sudditanza rispetto a Mitchell, ma dovendomi immedesimare nella difficile posizione di Esme, ed essendo ella davvero molto giovane, incinta, sola, impaurita, nonchè cercando di compredere la situazione (non è così assurda come potrebbe sembrare di primo acchito), mi sento di comprendere ed accettare. Ho scommesso con la Meyler, e mi sento, ad oggi, felicemente vincente.

Cari lettori, mi è piaciuto davvero tanto.  
Tanto. 
Tanto.


Deborah Meyler è nata a Manchester, ha frequentato il Trinity College a Oxford e poi la St Andrews University. Qualche anno dopo si è trasferita a New York: qui ha aperto due librerie indipendenti, che sono sopravvissute nonostante la crisi. Il suo primo romanzo è Lo strano caso dell'apprendista libraia, con cui ha ottenuto grande successo in America.

5 commenti :

  1. Io l'ho veramente molto apprezzato!!!
    Un abbraccio enorme!!!
    Endi <3 <3 <3

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  2. Ce l'ho in wishlist da tanto!Bella recensione ♥

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  3. Bellissima recensione come sempre! ^^
    Sei una delle poche blogger a cui sia piaciuto il libro, mi attira moltissimo ma sono sempre un po' sul chi va la....ma vorrei leggerlo proprio tanto! ^^
    A proposito, sul nostro blog c'è un GA con tre libri tra cui scegliere...se ti va di passare ti lascio il link ^^ http://geekybookers.blogspot.it/2014/09/graphic-giveaway.html

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  4. @Pila

    Ciao Pila!! Si. Vero. Ho visto in giro, dopo aver letto il romanzo, alcune opinioni che stroncavano (anche brutalmente) il romanzo. Onestamente mi trovo in netto disaccordo. Come avete potuto leggere dalla mia recensione io invece l'ho apprezzato moltissimo. Ci ho pensato un pò su, al fatto che altri potessero aver visto un disastro, ed alla fine sono arrivata alla conclusione che dipende da come ci si accosta a questo romanzo in questione.

    Onestamente credo che sia davvero una buona lettura, ma capisco che se si ha volgia di un romanzo leggero, senza pensieri, che si dipani come fumo in una limpida notte stellata, senza la voglia di leggere tra i sentimenti dei protagonisti, senza sondare un animo fratturato e complesso - a volte anche non del tutto piacevole - e non si ha "voglia" o non si ha tempo da dedicare al romanzo, questo appaia negativamente.

    E' come per la cucina, anche se ordiniamo salmore al ristorante perchè ci hanno detto che in quel posto lo fanno divinamente, ma non ne abbiamo voglia in quel momento, o siamo saturi di pesce, questo sarà indigesto anche qualora fosse un capolavoro culinario indiscusso...

    Vale la regola "de gustibus non disputandum est" a un certo punto, almeno credo, e non c'è nulla da provare se non la propria opinione!

    Buttati, al limite sarà un'esperienza in più da tenere a mente!!
    Un abbraccio forte forte
    Endi

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