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martedì 15 settembre 2015

Recensione: "L'invenzione della vita" di Karine Tuil

Vi sarete accorti che in questo periodo sto recensendo i romanzi con il contagocce, non tanto per mia volontà, bensì in quanto il destino ha voluto che l'amato PC che mi appartiene da diverso tempo, subisse gravi danni e per un pò risiedesse dal "riparatore di cervelli elettronici". Non riesco a trovare nessun rimpiazzo fisso per cui ecco del perchè pubblico pochino ... Sperando che il problema si risolva presto, se non prestissimo, ecco che vi presento un romanzo particolarmente gradevole e interessante che ho letto ultimamente e che mi ha favorevolmente colpito.






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L'invenzione

della vita
di Karine Tuil
pagine 360
prezzo 20€
Frassinelli Editore
dal 1 settembre 2015
voto:

4/5


--o--








L’ambizione è la più forte delle droghe, e la più distruttiva.
Sam Tahar ne ha fatto la sua religione: ed è riuscito a diventare uno degli avvocati più famosi di New York, a vivere nel lusso e sposare una donna ricchissima. 
Insomma, potrebbe finalmente dirsi arrivato.
Eppure c’è qualcosa di stonato in questa sua disperata, affannosa ricerca del successo. Perché Sam, per arrivare fin lì, ha scelto di cancellare qualcosa di sé. Ad esempio, le sue origini arabe, e il suo vero nome, Samir; ma anche il suo amore, vent’anni prima, a Parigi, per Nina, l’unica vera donna della sua vita; e, infine, la sua stessa identità, perché il Sam di oggi non è altro che la copia fatta ad arte di qualcun altro.
cover originale
Un altro “Sam”: Samuel Baron, amico fraterno negli anni parigini, aspirante scrittore figlio di intellettuali ebrei, cui Samir ha “rubato” l’identità per riuscire nei suoi sogni di successo. 
Nina, 
Samuel, 
Samir: 
erano tutti e tre amici un tempo. Finché Nina, tra i due, anni fa scelse Samuel, spezzando così il cuore di Samir e spingendolo a covare desideri di rivalsa per una vita intera. Quando i tre, per caso, si incontreranno di nuovo, tutto esploderà – le verità, le menzogne, le apparenze –  in un cortocircuito stridente tra vite vere e vite inventate.
Karine Tuil è riuscita a dipingere un grande affresco dei nostri tempi, in un grande romanzo dal passo classico, la commedia umana di una società sempre più spaventata e sempre più bugiarda, in cui non c’è limite all’ambizione, alla voglia di apparire, e al potere della menzogna.  







Considerazioni.
"L'invenzione della vita" è un romanzo che mi ha catturato sotto molti punti di vista (oltre quello puramente estetico dato dalla stupenda copertina), non ultima la frase che sembra aleggiare per tutto il racconto:  "Con le menzogne si può andare anche molto lontano. Ma non si può tornare indietro." [Proverbio Yiddish]


Quest'ultima è anche la frase che torna sempre in mente al protagonista (anche se non espressamente) in quanto la sua vita è - nel momento in cui noi lo conosciamo - essenzialmente illusione,  creata sulla menzogna per desiderio di riscatto, vendetta e distillato di ambizione purissima. Tutto falso? Non tutto, certamente, la sua vita, quella attuale, che sta conducendo accanto ad una moglie bellissima e svolgendo un lavoro prestigiosissimo (avvocato) in una città meravigliosa (New York) è vera come me e voi.

Ma quanto di quello che vediamo di Sam è quello che sembra? Ciò che si è creato negli anni, infatti, non è che un proiezione di quanto egli stesso ha voluto essere e si è sforzato di diventare con tutto se stesso, ad ogni costo e contro ogni previsione possibile.

"L'invenzione della vita" è una storia veramente molto particolare, che non nasce per essere un giallo o per diventarlo (come ho sentito e letto da qualche parte) in quanto è l'indagine sul profondo di un uomo e del suo animo. Sam, il protagonista, non è sempre stato l'avvocato newyorkese brillante che ha raggiunto un scalino sociale soddisfacente e prestigioso, il suo passato rieccheggia delle sue origini arabe (il suo nome vero sarebbe Samir) e di quanto ha compiuto per diventare Sam. 

Ma cosa è successo? Sam è stato tradito dal suo grande amore (Nina), dal suo migliore amico. Sam ha cambiato paese (per dimenticare), ha cambiato continente, messo chilometri tra lui e la donna che gli ha spezzato il cuore. Sam ha anche preso l'identità di un altro uomo per aggiungere distanza a quello che era e rincorrere meglio quello che desiderava essere.

Ma come diceva Stephen King in "Tempesta del secolo": "[..] Questo mondo è un passagio a pagamento. Certe volte hai da pagare poco, ma il più delle volte il prezzo è alto. E di tanto in tanto è pari a tutto quello che hai.[..]" e anche il passato bussa alla porta di Sam come un ospite decisamente indesiderato sotto le sembianze di Nina e Samuel ...

Secondo me la Tuil è stata decisamente molto, ma molto brava a creare un romanzo che coinvolge in modo soddisfacente il lettore sotto molteplici punti di vista, non ultimo quella della snaturazione della propria identità pur di soddisfare la propria brama di successo e di ambizione (anche se derivata da una specie di sublimazione dell'amore insoddisfatto e irrealizzato in un rapporto concreto e felice).

Le sfaccettature di Sam sono molteplici e si vedono dal momento in cui l'autrice lo mette in scena come uomo completo, quasi perfetto e privo di difetti per poi scomporlo pezzo per pezzo fino a denudarlo nel profondo del suo intimo e farci vedere la persona ferita, piena di imperfezioni e ombre di cui si compone.

Questo romanzo non è il racconto delle imperfezioni di uomo o del fatto che Sam non possa sfuggire al proprio passato - si, volendo è anche questo - ma personalmente  ho visto in questo romanzo la volontà di mettere uomo di fronte a se stesso, nel bene e nel male, in meglio ed in peggio, per quello che è stato e quello che invece è. Non è semplice, nè tanto meno scontato il risultato, tutta l'evoluzione del personaggio e la descrizioni delle conseguenze, che ho trovato in certi punti coraggiosa e intrigante per i risvolti a cui mi ha condotto volente o nolente.

Vi consiglio caldamente questo romanzo perchè è stata una bella scoperta e perchè mi ha dato parecchio da pesare su tante cose.



Karine Tuil è nata nel 1972 a Parigi. Con L'invenzione della vita, il suo ultimo romanzo, finalista al Premio Goncourt, e candidato al Premio delle Lettrici di Elle, al Prix des Libraires e al Prix Interallié, ha avuto uno straordinario successo di pubblico, superando le centomila copie vendute solo in Francia, e di critica, affermandosi decisamente come una delle voci più interessanti della narrativa francese oggi. È in corso di traduzione in diversi paesi fra cui gli Stati Uniti. Tuil si occupa anche di teatro e cinema e collabora con diverse riviste, tra cui Le Monde 2 e Livres Hebdo.

4 commenti :

  1. La trama era già stata sufficiente ad incuriosirmi, dopo la tua recensione non ho scampo.. lo voglio!

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  2. Sono davvero contenta Sara.88!!!
    Spero ti piaccia come è piaciuto a me :)
    Xoxoxo
    Endi

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  3. Ho amato molto, moltissimo, troppo, in modo viscerale questo meraviglioso romanzo. E grazie mille Endi per quello che dici, e lo riporto: "Secondo me la Tuil è stata decisamente molto, ma molto brava a creare un romanzo che coinvolge in modo soddisfacente il lettore sotto molteplici punti di vista, non ultimo quella della snaturazione della propria identità pur di soddisfare la propria brama di successo e di ambizione"
    Sì, Karine Tuil è stata davvero molto, ma molto brava. Mi permetto però di far osservare una cosa a lettrici e lettori: La Tuil ha scritto il suo romanzo in francese, e se tutti voi potete gustare la bellezza della sua scrittura è grazie al lavoro duro ma meraviglioso del traduttore che, purtroppo, rimane sempre in secondo piano e non viene quasi mai citato... I libri non si traducono da soli e io con questo meraviglioso libro ho vissuto lunghi e intensi mesi. Sono felice di questa bella recensione perché se piace così tanto è anche un po' merito del traduttore che vi consente di leggerlo nella vostra lingua.
    Grazie e buona lettura a tutti!

    Marina Karam
    la traduttrice

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  4. @Marina

    Marina hai assolutamente ragione. A torto si menziona il lavoro silenzioso dei traduttori quasi esclusivamente per indicarne i difetti e coglierli in fallo quanto capitano le brutte traduzioni o gli errori. Andrebbe invece più spesso elogiato e rivalutato il lavoro dei bravi e attenti traduttori e traduttrici, che spendono tempo, cura e attenzione nel lavoro che fanno, fatto di sfumature, di mediazioni culturali dietro le singole parole e colori che assumono il linguaggio e la scrittura. E vi assicuro che per chi come me tiene ai libri, per le traduzioni curate e ben fatte, paga i romanzi volentieri un pò di più per aiutare tutta "la catena" che sta dietro ad un romanzo.

    Grazie davvero per il tuo intervento, perchè è bene ogni tanto ricordale certe cose!
    Un abbraccio
    Endi

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