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sabato 30 gennaio 2016

Trittico di recensioni ghiacciate ...


 






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Fahryon
Il sacro fuoco
 di Arjiam
di Daniela Lojarro
Pagine 300 circa
Prezzo ebook € 2,49
GDS Editrice
già disponibile
voto:
★★
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«Nulla è solo ciò che sembra»

Fahryon, neofita dell’Ordine dell’Uroburo, fugge dalla capitale del regno di Arjiam insieme ad Uszrany, cavaliere dell’Ordine del Grifo, per evitare di cadere nelle mani del potente nobile Primo Cavaliere del regno, il nobile Mazdraan, segretamente adepto della Malia, l’insidiosa magia legata al Silenzio e al Vuoto.
Tuttavia, durante la precipitosa fuga, il nobile Mazdraan cattura Uszrany; Fahryon, invece, è tratta in salvo da Vehltur, un misterioso Magh. 
Mentre Uszrany, prigioniero del nobile Mazdraan, scopre sconcertanti segreti sulla storia del regno e impara a convivere con i fantasmi del suo passato, Fahryon, sotto la guida di Vehltur, inizia il cammino iniziatico che, prova dopo prova, la prepara al confronto con il suo avversario, il nobile Mazdraan.


Considerazioni.
Davvero un bel romanzo. Come vi avevo anticipato con la recensione della prima parte di questo lungo romanzo diviso in due parti, la Lojarro ha proseguito la storia del regno di Arjiam che ha iniziato con il tomo precedente riuscendo, anche in questa seconda parte, a catturare l'attenzione del lettore con una storia affascinante e particolarmente avvolgente.

I personaggi della storia sono quelli che avevamo incontrato precedentemente:

Fahryon, la quale appartiene che da poco tempo all'Ordine di Uroburo, e che avevamo lasciato, alla fine nel volume precedente, in uno stato di dolore e oppressione morale, a seguito della morte dei suoi familiari; presto conoscerà un Magh di nome Vehltur, verso una nuova consapevolezza e conoscenza per combattere i suoi nemici.

Ujzrany, figlio di Mazdraan, Cavaliere dell'ordine del Grifo, nonchè adepto della Malia era invece in fuga, ma presto scoprirà che la prigionia è qualcosa di orribile e una lenta agonia.

Il Primo Cavaliere, il nobile Mazdraan, (adepto magia legata al Silenzio e al Vuoto), è un uomo spietato e pronto decisamente a tutto per impossessarsi dell'Armonia che rapisce Ujzrany, senza lasciargli scampo alcuno.

Questa seconda parte è decisamente interessante, con tanti spunti intelligenti e tante problematiche che rendono il racconto vivace, avventuroso e mai scontato.
Mi è piaciuto molto vedere come la Lojarro abbia fatto crescere la sua protagonista facendole attraversare il dolore, la consapevolezza della mancanza, della perdita, lo smarrimento provocato da questi sentimenti, dalla necessità della crescita, dell'assunzione delle responsabilità e la lotta per fuggire lontano dall'oblio.

Bello anche come abbia inserito personaggi secondare, ma ugualmente interessanti come il Principe Thekmeyn e la Principessa Lehjya, la quale è pronta a sedere sul trono di Ajiam pur essendo consapevole della durissima battaglia che sta imperversando tra Il Suono e La Malia, forze all'opposto e ugualmente potenti.

Sia la trama avventurosa, quanto la la storia romantica tra i due protagonisti è davvero molto avvincente e intrisa di quel lirismo di cui vi ho parlato nella recensione precedente e che caratterizza tanto l'animo dei personaggi che quello della loro creatrice. 
Devo anche dire che tutti i personaggi, dal primo all'ultimo, sia positivi che negativi, emergono nella loro malvagità o nella loro positività nel migliore dei modi, caratterizzati - per quanto la loro natura impone loro - in tutte le loro anche più piccole sfumature.
Consiglio vivamente questo romanzo e ve lo consiglio in quanto è davvero molto dinamico, intenso e avventuroso in tutte le sue parti. Anche il fantasy in se stesso è davvero piacevolissimo da leggere, tanto almeno da riportare il lettori in luoghi inusuali e immaginari che tendono la mano al gentile, al toccante e al sentimentalismo più buono e durevole. Davvero un'opera molto buona e valevole.

Daniela Lojarro è nata a Torino. Terminati gli studi classici e musicali (canto e pianoforte), vince alcuni concorsi internazionali di canto che le aprono le porte fin da giovanissima a una carriera internazionale sui più prestigiosi palcoscenici in Europa, negli U.S.A., in Sud Corea, in Sud Africa nei ruoli di Lucia di Lammermoor, Gilda in Rigoletto e Violetta in Traviata. Si dedica anche all’insegnamento del canto e alla musico-terapia come terapista in audio-fonologia, una rieducazione della voce e dell’ascolto rivolta ad adulti o bambini con difficoltà nello sviluppo della lingua oppure ad attori, cantanti, commentatori televisivi, insegnanti, manager per sviluppare le potenzialità vocali. «Fahryon» parte prima della saga «Il Suono Sacro di Arjiam», edito da GDS, è il suo primo romanzo. «Il Risveglio di Fahryon», sempre edito da GDS, è la parte conclusiva di questo episodio della saga ambientata nel mondo di Arjiam. Nel 2016 entrambe i libri verranno pubblicati in cartaceo.
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Il Dono 
parte II 
Lo spirito del guerriero
di Claudia Melandri
Pagine 290 circa
Prezzo ebook € 1.84
Autopubblicato.
già disponibile
voto:
☆☆
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Sara, italiana di venticinque anni, mortificata nel corpo e nello spirito dalla crudeltà senza limiti di un uomo sposato per gioco quattro anni prima, decide di voltare pagina. Desidera a tutti i costi cambiare vita, e, con il marito finalmente dietro le sbarre, si trasferisce nella periferia romana.

Qui trova lavoro come contabile in un piccolo ristorante e nell’estate del 2012 conosce una ragazza canadese, Emily. Le due stringono subito amicizia e, un anno dopo, Emily per sdebitarsi della calorosa accoglienza ricevuta inviterà Sara a trascorrere tre settimane in Canada.

Inizialmente indecisa cede poi alla contagiosa voglia di vivere della canadese accettandone l’invito. La sera del suo arrivo, in un fortuito gioco di coincidenze, il cugino di Emily decide di far ritorno a casa dopo un mese di assenza. Lui, Sean Adam Green, ragazzo di ventotto anni dalla doppia vita, sanguinario e violento assassino privo di anima, va su tutte le furie quando viene informato della presenza dell’ospite. Ha un duro scontro verbale con la cugina, colpevole, a suo avviso, di avergli taciuto la cosa. Risoluto a non avere niente a che fare con la sconosciuta e ancora sotto l’effetto della collera, percepisce la presenza di Sara nascosta al piano superiore della villa.
 
Percezione che lo colpisce con una forza devastante, mozzandogli il respiro e annullando, anche se per poco, il demonio che è in lui. Scombussolato e stordito da simili sensazioni, mai provate prima, per proteggere se stesso Sean si rifugia nel suo effimero mondo, fatto di solitudine, vendetta e morte.  

Considerazioni.
Anche in questo caso si tratto di un seguito, per cui qualora vogliate leggere questa storia sappiate che dovreste recuperare la prima parte (anche in questo caso il romanzo è lungo romanzo suddiviso in tre parti più facilmente fruibili da parte del lettore).

Fatta questa piccola, ma necessaria, premessa, devo dire che mi è piaciuta molto questa storia della Melandri, che nella sua prima parte mi aveva intrigato sia per trama che per esecuzione.

"Il Dono. Parte I e II" parla di Sara e del cambiamento radicale della sua esistenza a seguito della conoscenza di Emily, la quale ha un cugino, Sean, il quale le sconvolge l'esistenza (già messa a dura prova da violenze subite) trascinandola in scelte estreme e sentimenti decisamente antitetici, che non solo trova a combatter all'esterno, ma anche all'esterno.

Se da una parte ho inteso l'intenzione della Melandri (di spezzare l'opera in due parti), e ho apprezzato moltissimo l'esecuzione, che ha propeso per dialoghi che tenevano il ritmo della storia senza mai mortificarla (credetemi quando vi dico che non è cosa da poco), dall'altra vi devo confessare che ho apprezzato un filo meno gli andamenti della storia in questa seconda parte.
Se devo mettere a confronto, infatti, le due metà (fino ad ora) della storia, credo che mi sia piaciuta un pò di più la prima parte, che mi ha dato di più sia in termini di scoperta che di evoluzione della storia, mentre la seconda parte, purtroppo, si è dovuta scontrare con l'aspettativa e una maggior consapevolezza degli eventi.

Nel complesso, è una gran bella avventura che  mi sento di consigliarvi perchè ha qualcosa di diverso da dire e intrattiene con assoluto soddisfacimento in particolar modo coloro che cercano una storia complessa, con tematiche drammatiche  lette però in un'ottica diversa e con un fresco punto di vista. Staremo a vedere cosa ci riserverà il futuro, visto che la storia ci ha lasciati con la bocca aperta per la scoperta drammatica fatta da Sean ...

Claudia Melandri “Il Dono” è il suo primo lavoro, edito da Lettere Animate.

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Minoica
di Ivano Mingotti
Pagine 160 circa
Prezzo 15€
Nulla Die
già disponibile
voto:
☆☆ 
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Arianna è la famosa figlia di Minosse, re di Creta e dei cretesi. Arianna cerca la libertà dalla figura imponente del padre, da quella discussa della madre, Pasifae, e dalle storie che spesso la plebe racconta sul fratello, il famoso Minotauro. 
Arianna, dal palazzo del porto, vede le navi cretesi tornare dalla guerra, cariche di prigionieri ateniesi. 
Ma quando, tra questi, scoverà Teseo, la sua vita prenderà una piega imprevista. 
Cosa ci porterà a scoprire, sotto le strade di Cnosso, la sua ribellione? 

Considerazioni.

Questa storia ci porta indietro, lontano lontano all' antica Grecia.
Questo romanzo ci porta nell'esistenza di Arianna.
Quest'opera ci narra dell'amore tra una principessa e uno schiavo.

"Minoica" ci riporta in un'epoca lontanissima pur narrandoci di tematiche attualissime, di cui parliamo ogni giorno e forse con una sguardo non troppo diverso da quello delle popolazione che abivano la Creta descritta da Mingotti, e risalenti al 1700 A.C. circa

In questo libro Ariamma, principessa figlia del Re di Creta, s'infatua perdutamente e risolutamente di Teseo, il quale non possiede nulla, nemmeno la propria persona.
Creta è un'isola impervia come le altre, con tante tradizioni e una radicata cultura che non può ammettere un'amore tra due persone con un ceto sociale così diverso.

Modificando un pochino l'originaria leggenda, Mingotti riporta in vita il mito del Minotauro e del filo di Arianna, facendoci provare quanto sentito e voluto da quest'ultima, che voleva e credeva fermamente in Teseo e tramite la sua visione dell'amore, del mondo, delle regole e di tutto quanto la circonda veniamo a vivere un tempo che non esiste più e tematiche importante e mai del tutto arrivate a risoluzione.

Mingotti arriva anche delle considerazioni, anche se mai del tutto dirette, che fanno pensare, che impongono il dubbio su certi temi e che questo mi è piaciuto moltissimo.

Mi sento di consigliare questa storia per una serie di cose, la più importante riguarda il fatto che è fa riflettere davvero molto e davvero bene in modo inusuale e molto piacevole.

Ivano Mongotti  è nato a Desio nel 1988. Scrittore emergente, è al suo nono romanzo. La sua vita ruota intorno al libro: curatore di una collana per Amande Edizioni, conduttore di una trasmissione radiofonica sui libri, traduttore e presidente di un’associazione di autori, la LiberoLibro, si occupa anche di corsi di scrittura nelle scuole.

giovedì 28 gennaio 2016

Recensione: "Everneath" di Brodi Ashton


 







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Everneath
di Brodi Ashton
pagine 420
prezzo 14.90€
Deagostini Editore
già disponibile
voto:
★★
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Per molte, moltissime settimane Nikki Bennett è scomparsa, svanita nel nulla. Senza nemmeno una parola o una spiegazione.
Perché una spiegazione razionale per quello che le è successo non c’è.
Nikki è stata risucchiata all’Inferno, imprigionata in un mondo

disperato e privata di tutte le emozioni.
Adesso, però, le è stata data una possibilità: quella di tornare a casa per sei mesi, sei mesi soltanto. Nikki è decisa a riprendersi la propria vita. Vuole trascorrere ogni singolo minuto con la famiglia e con Jack, il ragazzo che ama più di se stessa.
Ma c’è un problema: Cole, l’Eterno dal fascino oscuro che l’ha seguita dall’Oltretomba e che è pronto a tutto pur di riaverla. Nikki sa di avere pochissimo tempo per cambiare il proprio destino.
Prima che l’Inferno la reclami… questa volta per sempre. L’indimenticabile storia di un amore maledetto e immortale.
Il mito classico di Persefone torna a vivere nelle pagine del primo capitolo di una nuova, bellissima serie dalla suggestiva cornice paranormale.

cove originale

---o-  La serie "Everneath" è composta da -o---

1. Everneath - Everneath
1.5. Neverfall
2. Everbound 
3. Evertrue 

 


Considerazioni.
Davvero niente male questo "Everneath", che ho letto nonostante la mia reticenza verso i romanzi YA, nonostante la mia avversione per serie come quella della Angelini - che ha ucciso in me la qualsiasi voglia di mitologia in salsa YA - nonostante la possibilità di fallimento vista la trama (una leggenda che amo moltissimo)...


Sarà stato un momento di cedevolezza o voglia di evasione in questo senso, ma ho trovato la storia narrata dalla Ashton molto carino, per nulla pretenziosa, come quasi ogni YA sul mercato, ma davvero semplice, spontaneo e molto grandevole nel suo complesso.
 
Innanzitutto chiariamo il titolo dell'opera, così evitiamo che vi sentiate estromessi da qualcosa che attiene romanzo sin dal principio, non capendo il significato del nome (ammetto, per chi non fosse avvezzo alla lingua inglese, un pò ostico). In realtà la spiegazione arriva sin da subito e dalla penna della stessa autrice, che ci illumina, in una sorta di prologo, su cosa sia questo "EVERNEATH":


I libri di storia lo chiamano Oltretomba. O anche Inferi.
     Ma io so che non è né l’uno né l’altro.
     Il suo nome, in realtà, è Everneath,
     e non è un luogo di morte.
     È il luogo dove vivono gli Eterni,
     creature che hanno scoperto il segreto dell’immortalità.
     È il luogo dove conducono i Pegni,
  gli umani che rinunciano a tutto per nutrirli.
     È il mondo racchiuso fra questo e l’altro,
     un livello intermedio tra la Terra e l’Inferno.
     Lo so perché sono stata un Pegno.
     E darei qualsiasi cosa per poter cambiare questa realtà.

- da "Everneath" di Brodi Ashton


 

Come avrete compreso Everneath non è solo un luogo dove la luce è troppo penetrate, i colori troppo brillanti e i profumi troppo intensi, ma è anche un luogo che si trova a metà tra l'Inferno e la Terra e dove ci sono creature particolari (in quanto dotate di immortalità) che si nutrono delle emozioni  degli umani che vengono condotti in questa sorta di Purgatorio Ashtoniano per sfamarli.
Ovviamente i poveri soggetti umani, ridotti a mero cibo degli Everlivings che abitano l'Everneath, non torneranno più indietro, sull'amata Terra, e dovranno accontentarsi dell'Oblio per l'eternità e senza alcun ricordo di quello sono stati un tempo!

Ovviamente per ogni regola esistene un'eccezione. E se le regole prevedono che gli umani una volta giunti nell'Everneath non possano più tornare indietro (e soprattutto ricordare quello che erano) è vero anche che esiste  Nikki Becket.

Nikki è speciale non solo perchè ha trascorso un centinaio di anni nelle braccia di un immortale (residente ovviamente a Everneath) di nome Cole (che le ha "vampirizzato" i sentimenti e le emozioni) riuscendo a sopravvivere, ma anche perchè ricorda tutto del suo passato sulla Terra.

Oh. Oh. 
Direte Voi.

Cosa potrà mai accadere ora? Vuoi che non vuoi (vi lascio scoprire il come ed il perchè) Nikki torna sulla terra, dalla quale è scomparsa per soli sei mesi (il tempo non scorre così velocemente sulla Terra) con lo scopo di congedarsi (da novella Persefone quale è) da mamma, papà, amici, fidanzato Jack, ecc... per poi tornare nel postaccio che l'ha sputata fuori. O almeno questo è quanto le ha concesso il suo carceriere. Ha solo sei mesi per fare tutto, ma per sicurezza, Cole, la segue, creando un certo scompiglio in quel dell'orbe terrestre ... 

La cosa che mi è principalmente piaciuta di questo romanzo è stata che la Ashton si è giocata bene le sue carte. Sebbene non avesse una storia originale a suo vantaggio ha preso elementi mitologici noti e molto antichi da dirvese culture, sviluppatesi in tempi diversi, in modo da adattarle ai nostri giorni, per poi mescolarli (senza troppa confusione) e renderla una storia interessante e piacevole.

La Ashton non ha portato confusione (a differenza di altre sue colleghe scrittrici che hanno fatto pastrocchi, con potenziali belle storie) in una storia greca conosciutissima e che aveva necessariamente bisogno di essere un pò movimentata per accattivare i giovani lettori (scusate un pizzico di cinismo guadagnato nel tempo) a cui è principalmente diretto, anzi, ha reso tutto molto lineare, come se fosse realmente una storia creata come da lei assemblata.

Detto ciò, ovviamente si sente che è un YA, il linguaggio è semplice, diretto e le tematiche sono quelle imposte dalla giovane edei protagonisti, che sebbene rincorrano interessi obiettivi che non compete la loro maturità e per questo sembrerebbero più grandi, in realtà poi si consumano in amori (possibilmente declinati della forma del triangolo) totalizzanti, arrabbiature di poco conto con grande pathos e intrighi dai risvolti intuibili.

Ma è comunque un'opera, nel suo genere, voluttuosa e intrigante, che fa sperare in evoluzioni successive, in quanto è piacevole seguire i protagonisti delle vicende e lo stile fresco della Ashton.



Brodi Ashton si è laureata in giornalismo all’Università dello Utah e ha conseguito un master in relazioni internazionali alla London School of Economics. Brodi ha un ampio seguito presso il suo blog e vive nello Utah con la sua famiglia. Everneath è il suo primo romanzo.
mercoledì 27 gennaio 2016

Spiriti ribelli e deboli venti ...


Finalmente torna per la Neri Pozza un altro romanzo della bravissima Sybulle Bedford, che mi aveva incantato con "Educazione non sentimentale". A tutti coloro che amano le storie semplici ma ricche di sfumature, di introspezioni psicologiche e panorami interessanti (sia a livello paesaggistico che culturali) ecco che questo romanzo potrebbe davvero fare al caso vostro.

Il secondo romanzo, "L'estate degli annegamenti", che vi consiglio è invece un thriller che nasce dalle abili mani di un autore scozzese che mette in scena una storia complessa, che vede intrecciarsi tutta la sfera dei sentimenti umani conoscibili. 



 




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 Sabbie 
mobili
di Sybille Bedford
Pagine 336
Euro 16,50
Neri Pozza
da febbraio
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Apparsa per la prima volta nel giugno del 2005, qualche mese prima che Sybille Bedford concludesse la sua lunga esistenza, Sabbie mobili non è semplicemente l’autobiografia di «una delle più brillanti esponenti della prosa inglese moderna» (Bruce Chatwin). È il racconto di un secolo in cui «tutte le vite si spezzarono in due» e, insieme, un prezioso documento su come accostarsi all’arte della scrittura.
Nata in Germania da Maximilien von Schoenebeck, il «beau Max» superstite del mondo scomparso nell’apocalisse della Grande guerra, il barone che nella sua residenza estiva teneva una coppia di scimpanzé, e da una madre ebrea molto più giovane del suo consorte, per una serie di circostanze – la morte prematura del padre, la fuga ancora più prematura della madre in Italia – Sybille, detta Billi, fu costretta a lasciare presto la Germania, alla volta prima dell’Italia presso la madre e poi dell’Inghilterra.
Erano gli anni di Weimar e della Società delle Nazioni. Anni cominciati con grandi speranze e proseguiti con crack finanziari e paure sotterranee che si fecero presto palesi con l’avvento del fascismo e, nel 1933, delle camicie brune.
Billi divenne subito consapevole del suo destino: essere una rifugiata, una sopravvissuta cui era toccata la sorte propria di ogni illustre espatriato negli anni tra le due guerre: vivere in enclave - il Sud della Francia in compagnia di Aldous Huxley, Thomas Mann e Bertolt Brecht, l'Italia prefascista di Norman Douglas - dove fiorivano talento e piacere. Parchi giochi, destinati a essere spazzati via nel settembre del 1939, in cui l’esistenza di ognuno e dell’intero secolo fu, appunto, divisa in due.
Il matrimonio di convenienza con Walter «Terry» Bedford, orchestrato da Martha Huxley per evitare il rimpatrio forzato in Germania, il passaggio all’altro capo del mondo su una nave passeggeri americana per raggiungere gli Huxley, i vani tentativi di pubblicare romanzi: la prima metà del secolo dilegua, per Billi, rapidamente tra amicizie amorose crudeli e innocenti e risparmi altrettanto celermente dilapidati.
Nel dopoguerra, sopravviene però la svolta: Billi scopre che si può dire la verità nella scrittura. Si sorprende a mettere su carta un rigo che sembra corrispondere a ciò che Ernest Hemingway definiva una frase vera («Tutto ciò che dovete fare è scrivere una frase vera, e proseguire da lì»), e abbandona i suoi maldestri tentativi di scrivere alla maniera di Aldous Huxley. Dalla svolta nascono capolavori come A Legacy, «uno dei grandi libri del XX secolo» (Francis King) e numerose altre opere che fanno di Sybille Bedford una delle maggiori scrittrici del Novecento.

cover originale

«La più sofisticata
e raffinata scrittrice del XX secolo».
The Independent

Hanno scritto di Educazione non sentimentale:

«Educazione non sentimentale è un elegante affresco
del limbo del vecchio continente tra le due guerre».
Leonetta Bentivoglio, la Repubblica

«Bedford si muove qui fra documento
e invenzione con una libertà e una felicità tali da rendere
 il libro una specie di classico,
insieme fuori e dentro il tempo storico».
Mario Fortunato, l’Espresso


Sybille Bedford nasce nel 1911 a Charlottenburg, in Germania. I suoi genitori sono molto simile a Julius Felden e la moglie Caroline, due dei protagonisti del Retaggio, una delle sue opere più note. Il padre, Maximilian von Schoenbeck, è «un uomo educato al piacere, a godere delle cose belle della vita, ma presto intrappolato fra paure ed eventi». La madre, inglese, è bella e spregiudicata, ma sparirà presto dalla vita della figlia. La vita della Bedford fin da piccola ha un'impronta decisamente cosmopolita.
Lascia infatti la Germania ancora bambina, troncando poi ogni legame con il Paese dopo l'avvento del nazismo. Vive tra la Gran Bretagna, la Francia e l'Italia, circondata da una ristretta schiera di donne e uomini colti, intelligenti e sensibili, provenienti da ogni parte del mondo. Tra gli amici più intimi c'è Aldous Huxley, come lei viaggiatore instancabile oltre che romanziere e saggista, al quale la Bedford ha dedicato una biografia. Muore il 17 febbraio 2006 all'età di 94 anni. Neri Pozza si appresta a pubblicare in questa stessa collana altre opere della Bedford.

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 L'estate 
degli
annegamenti
di John Burnside
Pagine 288
Euro 18,00
Neri Pozza
da febbraio
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Liv ha vissuto i suoi primi tre anni a Oslo, ma non rammenta nulla di quel tempo. Conosce bene solo Kvaløya, settanta gradi di latitudine nord, nel circolo polare artico, l’isola che sua madre, pittrice di talento, ha scelto quando ha deciso di rifugiarsi in un luogo remoto dove dipingere in pace.
La baita grigia in cui la ragazza vive è affacciata sul fiordo di Malangen, un tratto di costa dove non c’è nulla, a parte la casa e la hytte di Kyrre Opdahl, un minuscolo rifugio usato un tempo per la caccia o la pesca.
Il tempo scorre diversamente sull’isola, le antiche leggende impregnano legni di rimesse, pontili e dimore, come quella di Kyrre, dove si conserva la memoria di antichi e funesti eventi: ragazzi di campagna usciti alle prime luci dell’alba e tornati a casa contaminati da qualcosa di innominabile, un battito d’ali o un soffio di vento nella testa, al posto dei pensieri. Nella fantasia popolare i troll sono mostri e la huldra una fata che, vestita di rosso, danza nei prati in attesa di giovani uomini da ammaliare e distruggere, ma nella memoria di Kyrre sono forze maligne all’origine di accadimenti reali. Con una tazza di caffè tra le mani, Liv ascolta incantata e tremante i racconti del suo vecchio vicino di casa. In cuor suo, tuttavia, non crede affatto all’esistenza di tali forze o esseri.
L’estate, però, in cui la ragazza compie 18 anni accadono eventi così letali da sradicare le più solide e ferme convinzioni.
Mats e Harald Sigfridsson, due fratelli dai capelli chiarissimi, così inseparabili da apparire simili come due gocce d’acqua, trovano, uno dopo l’altro, la morte nello stesso identico modo: sgaiattolando di casa in una tranquilla notte di luna, avviandosi verso la riva nel crepuscolo e, dopo aver preso il largo su una barca, annegando inspiegabilmente nel mare piatto come l’olio. Prima di morire erano stati visti alla sfilata del Giorno della Costituzione; spiccavano, coi loro capelli quasi bianchi, tra la folla in compagnia di Maia, una ragazza cupa, guardinga e così sicura di sé da incutere timore. Le loro morti, così come quella di Marti Crosbie che si verifica di lì a poco, inquietano profondamente l’intera Kvaløya e Liv in modoparticolare, impietrita e sgomenta quando scorge Kyrre Opdahl, il vicino, svanire nel nulla insieme a Maia, lungo il sentiero che scende da casa sua alla spiaggia, lasciandosi dietro soltanto una scia di cenere o di polvere. «Follia, mistero e mito si danno la mano» (Financial Times) in quest’opera in cui John Burnside mostra tutta la bellezza e la maestria della sua sscrittura.


cover originale

«Un libro meraviglioso,
 avvincente e strano».
The Times

«Questo libro parla di sesso, 
d’amore e di morte: 
delle cose, insomma, della vita reale».
John Burnside

«L’aspetto che più spicca del lavoro di Burnside, 
a parte l’esattezza del linguaggio, è la bellezza della prosa. 
Detto in maniera molto semplice: scrive meravigliosamente».
The Irish Times

«Un romanzo che allude a Lewis Carroll, 
usando le tecniche narrative di Alfred Hitchcock e di David Lynch».
Daily Telegraph


John Burnside, nato in Scozia nel 1955, era un ingegnere informatico prima di consacrarsi alla letteratura. La prima delle sue tredici raccolte di poesie, The Hoop, è stata pubblicata nel 1988; l’ultima, Black Cat Bone (2011), gli è valso il Forward Poetry Prize (assegnato in passato a Seamus Heaney, Don Paterson e Ted Hughes). È autore di numerosi racconti e romanzi, tra cui A Summer of Drowning e Glister. Attualmente insegna scrittura creativa alla University of St Andrews, in Scozia, dove vive con la moglie e i due figli.
lunedì 25 gennaio 2016

Petali rossi e profumi dorati ...

Eccomi, cari lettori, a proporvi una storia che sta per uscire tra qualche giorno (non dovete aspettare moltissimo, in quanto sarà disponibile dal 28 gennaio) e che mi ha conquistato per trama e copertina (davvero molto elegante). 

L'autrice l'avrete sicuramente sentita, in quanto scrive - divinamente bene e da diverso tempo - romanzi (anche con un nome de plume piuttosto famoso ed apprezzato) che si collocano nella narrativa romantica. Con questa storia in particolare, in cui la Rizzoli ha creduto e che l'ha pubblicato, la Bianchi, non ci porta molto lontano, in quanto si muove tra Roma e Firenze, in un periodo che va dal 1527 a1532 e ci racconta la storia di un'orafa di nome Fiamma

Non mi resta che darvi tutte le informazioni necessarie per capire se il romanzo può interessarvi e augurarvi una buona lettura!!

 

  





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Il profumo
 dell'oro
di Lorena Bianchi
Pagine 400 circa
Prezzo 19.00€
 8.99€ ebook
Rizzoli  
dal 28 gennaio
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Fiamma ha diciott’anni, è impulsiva, determinata e negli occhi nasconde una forza che ancora non conosce. Insieme a Menico, apprendista di casa Giraldini, è cresciuta imparando l’arte di suo padre, messer Vincenzo, uno degli orafi più famosi di Roma.
Ma un giorno i committenti dei Giraldini cominciano a preferire gli ori raffinati di Benvenuto Cellini. Fiamma, decisa a scoprire i segreti di quell’artigiano, corre alla bottega di Cellini.
Lì conosce se stessa, il proprio corpo e una passione travolgente: nell’attimo in cui incontra gli occhi smeraldo dell’orafo Lorenzo de Luna capisce che non potrà più tornare indietro. Lorenzo le insegna un nuovo modo di forgiare i gioielli, incastonando nel metallo non solo le pietre preziose, ma anche i sentimenti e i desideri più nascosti.
L’intensità dei loro incontri, però, ben presto si interrompe. Fiamma ricomincia la sua vita dall’inizio e torna a lavorare l’oro, questa volta da sola; e ogni giorno, mentre perfeziona la sua arte, ricorda i tempi in cui Lorenzo la rendeva felice. È convinta dell’eternità dell’oro, ma anche di quella dell’amore…

---o- Presentazione del romanzo -o---

Durante un’intervista Warren Buffett definisce l’oro il più insensato degli investimenti: perché improduttivo, perché dopo cento anni un grammo d’oro sarà sempre e soltanto un grammo d’oro. Certamente Mr. Buffett sa quello che dice, eppure l’oro è presente nella storia dell’uomo fin dai tempi più antichi. Il suo costante successo suggerisce davvero che l’idea di bellezza sia innata nella natura umana. Ancora oggi ci affidiamo all’eterna durevolezza dell’oro come simbolo d’amore e testimone degli eventi più speciali della nostra vita.
L’oro è malleabile e duttile, ma anche inalterabile e indistruttibile. Bellezza, forza e capacità di trasformarsi sono caratteristiche profondamente femminili.

La protagonista del romanzo è una giovane donna che sa fare dell’oro l’espressione di ciò che prova, pensa e vive.
Fiamma Giraldini è un’orafa nel secolo più luminoso e controverso della nostra storia, il Cinquecento, e la sua Roma è quella di Michelangelo, di Raffello e degli altri grandi geni del Rinascimento Italiano. E’ un mondo funestato da grandi tragedie, paure, fanatismo religioso e ingiustizie, e Fiamma vivrà una delle pagine più devastanti della storia di Roma.

Affronterà tutto questo con le emozioni che appartengono alle donne di ogni tempo, compreso il nostro: donne che sognano, che amano, che perdono tutto e comunque si rialzano in piedi. Donne che trovano sempre un modo per continuare a vivere. Donne chiamate ad affermarsi in un mondo di uomini. “Il profumo dell’oroè la storia di una donna e di un’epoca apparentemente lontane nel tempo, ma che ci sono vicine nei sentimenti, perché questi sono sempre gli stessi. Attraversano i secoli, proprio come fa l’oro.



---o- Estratto dal secondo capitolo -o---
Fiamma entra per la prima volta nella fucina di Benvenuto Cellini.



[…] A Fiamma Giraldini sembrò di aver oltrepassato la cornice di un dipinto magico.  
Con i suoi colori, luci e ombre quel luogo le parve opera del maestro Michelangelo che aveva affrescato la volta della Sistina. Comodamente disteso su una panchetta, il flautista continuava a suonare, gonfiando le guance coperte dalla barba. Le note volavano per la fucina come farfalle, posandosi sulla forgia, sul tornio, sulle frese e sui bulini. Erano gli stessi strumenti che Fiamma adoperava abitualmente nell’opificio di suo padre. E poi c’erano corpi: fanciulle e giovinetti, ninfe e fauni, sembravano risvegliarsi in una prigione di metallo prezioso, da cui ancora la lama
dell’orefice doveva liberarli, incidendo e cesellando. Il fuoco zoppicava dentro la fornace, accarezzando con riflessi dorati e rossastri i seni nudi delle dee e i muscoli definiti di giovani eroi pagani. Sparse sul velluto come un firmamento di stelle, le gemme attendevano l’incastonatura scintillando impazienti. I rubini e i granati sembrarono a Fiamma gocce di sangue. Oro, argento, bronzo... e avorio, si disse lei, mentre i suoi occhi si posavano sulle magnifiche e pallide statue 
che giacevano per terra. Nella penombra, all’improvviso, quelle stesse statue cominciarono a muoversi. Languide e sonnolente, distesero le membra con grazia flessuosa, i capelli sciolti sulla schiena nuda e il collo ornato da pesanti catene d’oro. Portavano anelli alle dita e fili di perle intorno alle caviglie. Si vedevano solo i gioielli e la loro bellezza, e i monili e le donne erano così splendidi che Fiamma Giraldini non avrebbe saputo dire quale davvero fosse tra loro l’ornamento. Sono modelle, comprese con il cuore che le batteva forte. Modelle di carne, sorrisi e sospiri. Creature vive ed elusive, pienamente consapevoli del loro misterioso potere. 
Sussultando, notò che erano nude. Indossavano camiciole scollatissime, e le gonne erano ridotte in brandelli che lasciavano intravedere il latteo lucore della loro pelle. Scintillanti fili d’oro le avviluppavano come spire di serpente. 
Al suo fianco, Domenico deglutì. «Quelle sono... sono...» «Sono donne» gli rispose Fiamma in un sussurro. «Proprio come me.» Il ragazzo arrossì furiosamente. «Come voi? Scherzate! Io prenderei a pugni chiunque osasse paragonarvi a quelle femmine!»
Meretrici, intuì Fiamma, riportando lo sguardo su di loro; come se, da donna a donna, potesse comunque capire cosa celassero i loro sorrisi e sguardi. Femmine da conio, si disse, ma i bozzetti sparsi nel laboratorio specchiavano i loro volti e mastro Cellini avrebbe inciso la loro effige nell’oro, cesellando madonne e mitologiche divinità
femminili.
[…]


 ---o- Il Booktrailer -o---






Lorena Bianchi è nata e vive in una città che si affaccia sul mare. Dopo gli studi liceali, si è laureata in Economia Bancaria. E’ appassionata di arte, storia e teatro. Ama leggere e ha cominciato a scrivere per gioco, come momento di evasione dalla quotidianità. Per lei la scrittura è un viaggio emozionante in epoche passate, dove rivivere le atmosfere e le passioni di altri luoghi e tempi. Ha pubblicato diversi libri per I Romanzi Mondadori con lo pseudonimo di Angela White.
Il suo romanzo "Più prezioso dell'oro" verrà pubblicato da Rizzoli nel 2015.