"Aveve
passato gli ultimi tre giorni a fantasticare
sul momento in cui si
sarebbe rivelata
al duca nel pieno del suo splendore.
Sarebbe stata la
stessa Cora Cash se non avesse indossato
gli abiti di Worth e non fosse
stata circondata dal lusso?"
---oOo---
L'ereditiera
Americana
di Daisy Goodwin
Pagine 460 circa
Euro 19.50
Sonzogno
già disponibile
--o--
Siamo nei mitici anni Novanta del diciannovesimo secolo.
Per la sera del ballo in maschera di Cora Cash niente è stato lasciato al caso.
Splendida, determinata e scandalosamente ricca, Cora è quanto di più simile a una principessa si possa trovare nell'alta società newyorkese. Sua madre ha architettato per lei un debutto che promette di essere il più svafillante del decennio.
cover originale Subito dopo il ballo, Cora andrà in Europa, con l'implacabile madre a farle da scorta, per procacciarsi un titolo nobiliare.
L'Inghilterra pullula di aristocratici caduti in disgrazia che fanno la fila per corteggiare le ereditiere americane, senza badare all'origine a volte umile del loro patrimonio.
Cora appare immediatamente meravigliosa agli occhi della società inglese.
Ma l'aristocrazia è un reame pieno di regole arcane e di trappole, dove non è facile trovare chi accolga a braccia aperte una straniera facoltosa.
Quando s'innamora perdutamente di un uomo che conosce appena, Cora si rende immediatamente conto di prendere ormai parte a un gioco che non capisce fino in fondo.
E dovrà fare in fretta per armare il proprio candore con un pizzico di malizia, che la trasformerà dall'ereditiera ricca e viziata di un tempo in una donna dal carattere forte e risoluto.
Considerazioni.
Se doveste domandarmi come definire questo romanzo in poche e semplici parole vi direi: non è come sembra.
Già, infatti, l'accostare il romanzo a Downton Abbay potrebbe fuorviare in parte. Non è infatti come Downton, ve lo assicuro. Non incominciate a pensare subito male, non in peggio, solamente non così come potreste aspettarvi il telefilm della bbc.
"L'ereditiera americana", che costituisce il romanzo d'esordio di Daisy Goodwin, racconta
la storia di Cora, una ragazza americana bella, probabilmente bellissima, dotata nonostante la sua fulgida avvenenza, molto intelligente e
infinitamente ricca.
Pecca, non poco minuscola di Cora è però la madre, che serba nel suo minuscolo e pietrificato cuore un sogno: quello di conquistare un titolo
nobiliare per la sua famiglia cercando si spingere la sua unica figlia in
Europa per "vemderla/svengderla" in sposa a un qualsiasi aristocratico con titolo importante, magari un Principe.
La sfida non è impossibile, anche perchè la Gioodwin colloca il romanzo in un periodo in cui gli americani danarosi venivanommolto spesso a cercarsi moglie o marito titolato in Europa per coniugare la loro fortuna ad un titolo prestigioso e altisonante. La famiglia Cash
non si discosta da tale pensiero e pensando di coniugare il prestigio dell' società europea e i loro soldi utilizzano Cora.
Cora non è a sua volta disinteressata al matrimonio se quello è quanto serve per potersi finalemnt distaccarea dalla avide e prestigiose mani della madere che da sempre la ghermiscono nei movimenti e negli affetti.
Il matrimonio è però solo
l'inizio delle gioie e dei dolori della protagonista, che ben presto quanto sia difficile dimostrare di
meritare il titolo che ha conquistato con il matrimonio, al centro dell'attenzione, nell'occhio della tormenta e delle critiche.
Ho letto il romanzo in questione con una certa aspettiva e con una valigia di pregiudizi (non nel senso di giudizi a sfavore, quanto piuttosto una trama che avevo in mente per questa storia) ed invece mi sono trovata di fronte ad un roamnzo che era molto diverso da quanto nella mente mi ero dipinta, ma che al contempo mi ha fatto riflettere in modo interessante e arguto su certi aspetti della aristocrazia che molto spesso, presio dall'entusiasmo per la trama o per la voglia di immergersi in una storia ambientata in un certo periodo storico non vediamo o a cui non facciamo proprio caso.
L'ereditiera americana mi ha proprio stupito per due ragioni:
- la prima attiene al fatto che la protagonista non la solita protagonista.
Ok, già detto in passato, ma non saprei come dirlo differentemente, per cui seguitemi nel ragionamento. Cora non è che si discosti dalle altre ragazze come comportamento composto o il fatto di soggiacere nel bene o nel male ala volobntà dei genitori che dispongono e manovrano la sua vita. Ma Cora è molto intelligente, sottiglientmente arguta, non facilmente inquadrabile inizialmente, difficilmetne definibile per le sue azioni e le sue intezioni. Cora riesce a manovrare i suoi facendo cerdere loro che la decisione parta da loro, ma direzionandoli nelle intenzioni, geniale!!
Cora si adatta e sopravvive in tute le situazioni che le si propongono i ogni momento così. Prima i genitori, poi sopravvive e manovra il marito, la societò che la vuole costruingere a un'etichetta, ad una definizione di ruoli e di comportamenti prestabiliti e socialmente computi.
- la seconda attiene al fatto che la società e le situazioni siano perfettamente descritte.
L'autrice è bravissima a mettere in evidenza le differenze sostanziali
che incorrono tra la borghesia americana e l'aristocrazia inglese, che volgio no primeggiare sempre e comunque cercando di sottomettrere l'una all'altra con modi compiti anche se non meno crudeli.
Bravissima la Goodwin a ricreare i luoghi, i dialoghi, i modi e le percezioni tipiche dell'epoca in cui capacem,ente ci introduce con sottoli descrizioni, eleganti discorsi sulle bocche dei protagonisti e nel carattere forte, deciso, ma molto chic di Cora, che emerge magnificamente dal contesto che la esalta per modi e intelligentza sopraffina.
"L'ereditiera americana" è si un storia d'amore, ma è una storia d'amore che deve sopravvivere al contesto, alla società, alle volontà altrui e alle influenza esterne che a volte piegano quelle intime della coppia.
Non èp un romanzo scevro totalemte di difetti strutturali come alcune ridondanze nei concetti o piccole sbavaturae di incoerenza ruispetto a quanto narrato, ma direi che per un primo romanzo sono pecche tutto sommato accettabili e comprensibili, dato anche che non inficiano, comprometttendola irrimediabilmente, il romanzo nelle sue parti essenziali e vitali.
E' un romanzo che mi è piaciuto complessivamente, perchè il ritratto che ne viene fuori del'aristocrazia e della vita e dei compromessi a cui bisogna scendere a patto in quelle circostanza solo per aver fama, notorietò, soldi, potere, ma non necessariamente quello che ci rende felici in assoluto o anche la felicità di essere essere semplicemente se stessi nellesituazioni con gli altri a prenscindere da quello che pensano di noi o di quello che vogliamo che pensassero.
Posta un commento
Se volete lasciare un commento mi fa molto piacere ...