La schiava
dei Tudor
di Isabella Izzo
pagine 448
prezzo 7.90€
ebook 3.99€
LibroMania
ebook/cartaceo
già disponibile
voto:
4/5
4/5
--o--
Dayla è poco più che una ragazzina quando il suo villaggio sulla costa dell’Africa Occidentale viene attaccato e messo a ferro e fuoco.
I sopravvissuti al massacro sono ridotti in catene, percossi e condotti al mercato degli schiavi più vicino per essere messi all’asta come capi di bestiame e stipati nel ventre di quelle grosse navi dirette a nord.
Il destino di Dayla sembra segnato: deve essere venduta a una ricca famiglia della nobiltà Tudor.
Grazie al suo spirito fiero la ragazza riesce invece a fuggire e a rifugiarsi sotto falsa identità all'abbazia di Whitby, nell'Inghilterra del Nord.
In quel luogo magico e pieno di speranze, tra mille ostacoli, continue sorprese e incontri che la cambiano per sempre, la vita di Dayla si trova inestricabilmente legata a quella di una terra dilaniata da lotte per la successione, complotti e scontri per la conquista del potere.
Ma dove forse c'è ancora spazio per un amore puro e incontaminato...
Ondate di diversi pareri affollano la mia mente per questa recensione. Considerazioni positive su personaggi, trama e atmosfera si ingarbugliano e scontrano con pareri negativi, quasi fossero l'altro lato della medaglia. E mi trovo qui, piantata nella terra come un albero, indecisa se piegarmi a destra o sinistra.
Va bene, va bene, incominciamo dall'inizio e facciamo le cose per benino parlandovi della trama. Tutto parte dalla distruzione, quella che coinvolge il mondo di Dayla, ragazza che perde tutto, in Africa e che quindi parte, ridotta in schiavitù, condotta in Inghilterra. Siamo nel XVI secolo, e dopo violenze di diverso tipo, Dayla viene venduta. Durante una sosta presso una badia, verso il nuovo proprietario, un priore, mosso a commozione della sua condizione, le offre l'opportunità di fuggire da tutto quanto le è accaduto e che le potrebbe ancora accadere. Travestita da uomo e trasformata in Jim, Dyana conosce nuovamente la libertà, ma senza concederle del tutto pace e affrancamento dai problemi. Che saranno innumerevoli e non di semplice risoluzione.
Penso innanzitutto di dovervi dire che il romanzo non parla di Corti, ti intrighi alla Corte di qualche sovrano, ecc... l'unica cosa che attine ai Tudor, di questa vicenda, è il Re che regnò nel periodo in cui è ambientata questa storia, Enrico VIII.
Questo libro è un romanzo drammatico sul destino, sul fato e sicuramente non d'amore, perchè vorrebbe dire ridurlo ad una sola forma, ma sull'amore. Certo, vi sono elementi secondari come il mistero, la ricerca di una propria identià personale e i segreti che ogni personaggi nasconde, ma il tema portante è come l'amore o l'assenza d'amore conferisca una natura benevola o malevole alla pesona umana. La Izzo, infatti, ha scritto un romanzo commovente, atrocemente toccante, che scava nella bontà dei sentimenti, per sondare chi, nell'animo, ha nel suo profondo la scintilla che smuove all'amore per un altro essere, in qualche determinata forma, oppure no, e carpire dunque chi sappia superare il proprio passato o rimanere inchiodato al presente, o legarsi per sempre alla cattiveria.
La Izzo ci mostra più di tipo di amore, e proprio per mostrarci la differenza, pone al centro dell'universo de "La schiava dei Tudor" Dayla, la quale a causa di diversi soprusi conosce cosa sia la cattiveria, che cosa non sia amore, amicizia, ecc... e li riscopre, invece, in una Abazia inglese, travestita da uomo. Conosce l'amore e la fiducia sincera di persone che comprendono un passato complicato, che sono mosse a compassione di un animo ferito, umiliato e offeso; conosce persone che si affidano a lei, che vogliono starle accanto per scelta e comunione di animi affini e comprende soprattutto l'amore di un uomo che le smuove l'anima e le fa sussultare il cuore.
Certo, il romanzo, sebbene non è inziato proprio come intedessi crederlo da primo acchito, per via della non tutto calzante assonanza della storia con il titolo e una carica drammatica più forte di quella che credessi, si è rivelato, però, una storia appassionante, viscerale e carica di sentimento in ogni sua parte.
La Izzo mi ha convinto della sua opera e mi ha convinto a consigliarvela per diverse ragioni che includono la passione per storia, le non poche argomentazioni importanti e profonde che arricchiscono il romanzo e lo rendono momento di pensiero attivo, concludente e interessante. Inoltre la narrazione risulta fluente (non del tutto priva di refusi) - anche se talvolta rallentata dalla foga di accrescere la narrazione di dettagli, descrizioni, storia e argomentazioni varie - e costruisce dei personaggi completi, interessanti, presenti e a cui ci si affezione volentieri e con fiducia.
Complessivamente, dunque, è più che promossa questa opera della Izzo, che terrò d'occhio nel futuro, in quanto pare avere tutte le caratteristiche per impressionare positivamente anche nei prossimi romanzi.
Isabella Izzo è nata a Teano e vive a Calvi Risorta, in provincia di Caserta. È autrice del fantasy Harbor. Storia di un regno. La schiava dei Tudor rappresenta il suo debutto nel genere sentimentale di ambientazione storica con un romanzo potente, capace di gettare nuova luce su un aspetto drammatico e poco conosciuto della storia europea.
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