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A Dio
Piacendo
di Jean d’Ormesson
pagine 430 circa
prezzo 16.50€
ebook 3.90€
Piemme
già disponibile
voto:
★★★★★
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A Dio piacendo è la storia di un’antica famiglia aristocratica francese, una di quelle famiglie apparse al tempo delle crociate, con un maresciallo della fede e dell’esercito di Dio che non deve aver goduto di buona fama nei dintorni di Damasco. Una famiglia nella quale chiunque nasca è di colpo consegnato a un mondo che guarda indietro, dove il passato conta più del futuro.
Un mondo custodito nei pensieri di un bel vecchio, dritto come un fuso, che vive nel ricordo. Sua madre ha ballato alle Tuileries con il duca di Nemours, sua moglie a Compiègne con il principe imperiale.
La vita, per lui, è una cosa estremamente semplice, dove hanno peso il curato, la caccia a cavallo, il culto della bandiera bianca e il nome della famiglia. Dove non passa mai per la testa di nessuno di partire per la Siria, per le Indie, per il Messico, poiché negli spostamenti c’è sempre qualcosa di convulso e di impercettibilmente volgare.
L’unico luogo degno in cui aggirarsi è il castello e i dintorni del castello in cui la famiglia ha vissuto attraverso i secoli e le generazioni, una dimora stipata dei lasciti del passato: i comò, i secrétaires a cilindro, le consoles a intarsio o a mezzaluna, gli arazzi di Aubusson o delle Fiandre, i quadri di antenati in grande uniforme negligentemente appoggiati a uno scrittoio.
cover originale
Nei suoi momenti di ottimismo, che si alternano alle crisi di abbattimento per la degradazione dei costumi, il vecchio sogna un tempo in cui l’ordine delle cose si ristabilisca intorno alla Chiesa e al trono, dove ciascuno ritrovi il proprio posto e il proprio rango di ufficiale, soldato, artigiano, contadino, pittore e letterato, e il cognome della famiglia sia di nuovo venerato…
Romanzo che ha consacrato il talento di Jean d’Ormesson, A Dio piacendo è una delle opere più importanti della narrativa francese contemporanea. Al suo centro figurano un personaggio – il nonno, fedele al passato, refrattario al progresso e ai suoi cambiamenti, custode della tradizione e dei costumi degli avi – e un luogo: il castello di Plessis-lez-Vau-dreuil, la culla della famiglia, dove dalle crociate ai giorni nostri si avvicendano gli eventi del casato.
Matrimoni d’amore e di interesse, imprese eroiche e viltà, fedi e passioni, tutto ciò in cui la famiglia ha creduto, e che ha fatto suo, viene passato in rassegna, finché ogni cosa si sgretola. Subentrano i costumi e i furori della modernità, e si aprono via via delle brecce nella fortezza della tradizione.
Considerazioni.
Prima di un po' di pausa per ricaricare le batterie ecco che vi lascio consigliandovi un romanzo davvero molto, ma molto bello, interessante, piacevole e avvincente per le vicende familiari che racconta.
"A Dio Piacendo" è infatti una vera e propria epopea familiare che da un lato si propone di raccontare un tipo di società passata, che rappresentava quanto osservato dallo scrittore cogliendo punti di vista differenti, raccontandoci sentimenti di persone diverse e situazioni di vita molto distanti tra loro, dall'altro invece ci narra uno spaccato storico che si contraddistingue per essere particolarmente duro e prepotente nei confronti degli individui che vivevano, ed hanno vissuto, in quel periodo e in quel contesto.
D'Ormesson ci parla, nel particolare, della storia della famiglia francese D'Ormesson, una famiglia di nobili natali - la sua - che fa risalire i suoi avi fino ai crociati e che si trova ad affrontare tutta una serie di cambiamenti che porta con se la storia e che li obbliga a fare qualcosa che non sono abituati a fare: guardare al futuro. I D'Ormesson vengono infatti cresciuti con lo spirito di guardare al passato come vero e proprio modo di essere e di concepire la vita da vivere invece di pensare al futuro, affrontando i cambiamenti, scontrarsi con le rivoluzioni economiche, sociali e culturali come modo per migliorarsi, crescere e andare avanti.
“Sono nato in un mondo che guardava indietro.
Dove il passato contava più del futuro”.
- "A Dio Piacendo" di Jean d’Ormesson
Nel procedere nella storia, l'autore, ci presenta gli incontri della nobile famiglia francese al centro di queste vicende, parlandoci della sua infanzia, del magnifico Chateau de Plessis-Lez-Vaudreuil in cui ha abitato, e che lo ha accompagnato durante la sua infanzia, parlandoci in particolare del nonno Sosthéne, portandoci nelle vite del primogeniti Paul, del suo amore per Gabrielle, gli scontri per averla e così via.
Dalla Belle Epocque alla Seconda Guerra Mondiale, D’Ormesson ci porta nei menadri di un'altra epoca, di un altro mondo, in cui si pensava e si agiva diversamente, avendo in mente un'altra prospettiva, premendogli di raccontarci una storia comune, per quanto comune potesse essere un'agiata famiglia all'epoca di una guerra, e la sua lotta per la sopravivvenza psicologica e fisica.
E devo dire di essere stata molto rapita sia dalla storia in se stessa che dallo stile, in quanto D'Ormesson, con una scrittura fluente e ricca, sardonica e complessa, densa e affascinante mi ha trascinato in questa storia da cui non sono riuscita a staccarmi, di cui volevo sapere di più, in cui mi sono persa volentieri tra anedotti, curiosità, indiscrezioni e pettegolezzi di vita quotidiana e sofisticata, complicata e affascinante, con personaggi che sembrano vivere danzando su nuvole e a rimirarsi in specchi sperando di assistere agli avvenimenti come spettatori, senza essere realmente coinvolti negli accadimenti drammatici che si prospettano all'orizzonte, pronti a spazzare via i lori piani. Ed è impressionante come D’Ormesson abbia creato quell'atmosfera quasi ovattata, una bolla in cui vivono questi protagonisti che vivono più nelle loro teste che nella vita reale.
Il romanzo è indiscutibilmente voluminoso, ma non pesa per un minuto o una pagina, tutto è costruito come fosse un orologio, creato per scandire tutto in tempi perfetti, per intrattenere il lettore senza consegnarlo alla noia e alla ridondanza di avvenimenti e personaggi che avrebbero appesantito la storia.
La cosa che mi è piaciuta maggiormente è che D’Ormesson sia riuscito a rendere vividamente il complesso della sua famiglia, il suo piccolo mondo che ha leggi e forme che lo governano in modo diverso dal nostro e da quello del loro tempo. Certo la nostalgia è il sentimento che domina il romanzo, e comprensibilmente direi, visto che è nell'animo tradizionalista della nobile famiglia, così intenta a farsi governare dalle tradizioni, farsi trascinare nel passato e nel ricordo di un tempo sicuramente più conosciuto e confortevole.
Assolutamente consigliato. Non potete non possederlo nelle vostre librerie!
Jean d’Ormesson è nato a Parigi nel 1925. Nel 2015 la sua opera è
entrata nella Bibliothèque de la Pléiade, la prestigiosa collana edita
da Gallimard. Tra i romanzi selezionati per il volume vi sono: La gloria dell’Impero (Grand Prix du Roman de l’Académie Française), A Dio piacendo e Il romanzo dell’ebreo errante.
Grand Officier de la Légion d’Honneur, eletto membro più giovane di
sempre dell’Académie française nel 1973, nel 2016 d’Ormesson ha
pubblicato, con enorme successo in Francia, Je dirai malgré tout que cette vie fut belle, di prossima pubblicazione presso le nostre edizioni.
È un libro meraviglioso, di quelli che quasi ti dispiace continuare a leggere perché poi finirà....
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