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martedì 17 luglio 2012

Recensione atipica di un romanzo affascinante.

Leggo moltissimo e pur leggendo migliaia di parole, di frasi, in lingue differenti ... non credo riuscirei a trasmettervi l'essenza viscerale e inafferabile di questo romanzo. Per cui ho pensato una cosa, vi proverò a descrivere la trama e a tracciare i contorni sfuggenti del suo contenuto tra - e al di fuori - delle righe tracciate dalla Mandel, poi riporterò dei brani che penso possano aiutarmi a farvi capire la bellezza di questa "La Musica nelle parole". 
Pronti?


 
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La musica 
delle parole
di Emily St John Mandel
pagine 251
prezzo 10€
Leggereditore
già disponibile
--o--









La Storia
In realtà è molto semplice: Lilia scappa da quando era piccola da quando sua padre, nel cuore della notte, l'ha portata via alla madre e al fratellastro e da allora non si è mai più fermata. Suo padre le ha insegnato tutto quello che sapeva: lingue, storia, geografia, fisica, ecc... le ha anche insegnato a sopravvivere fuggendo, cambiando nome, aspetto, l'Io, senza mai fermarsi  a lungo in un posto. Un giorno però Lilia lascia Eli ed Eli non sta con le mani in mano, ma la cerca, perchè la ama e vuole evitare l'autodistruzione emotiva che Lilia si sta continuando ad infliggere, ora che non ce nè più bisogno, ora che non è più necessario che fugga ...
Il romanzo segue inizialmente il presente - e passato - di Lilia e Eli per poi intersecarsi con le vite - presenti e passate - che la scomparsa di Lilia ha coinvolto e continua a coinvolgere: un investigatore privato (assunto dalla madre di Lilia) ossessionato dal suo caso, tanto da accantonare moglie e la figlia stessa di quest'ultimo, Micaela, che odia immensamente Lilia per tutto quello che le ha portato indirettamente via negli anni. 
Man mano che ci si avvicina al finale si scoprono cose nuove del caso della scomparsa Lilia che non è esattamente crede e ricorda, verità che ribalterà ancora una volta le vite di tutti quelli che seguiamo nel romanzo.
Le Considerazioni.
Non è un romanzo molto lungo, appena 250 pagine, ma sono estremamente intense, profonde, indagatorie rispetto ai personaggi della vicenda ed anche rispetto al lettore che viene coinvolto nelle indagini personali dei protagonisti:  

Lilia scappa, si perde e disperde in se stessa, 
volteggia tra fotografie, parole e disegni;  
Eli è ossessionato dal linguaggio, da quello che 
con esso si esprime e nella traduzione si perde. 
Il linguaggio, le parole, la metrica, il suono sono 
elementi affascinanti  e  imprescindibili dalla sua
ordinaria e quanto mai  estranea e monotona 
vita reale e dal quale si sottrae e rinnega.
Micaela è affranta dalla vita che Lilia 
le ha involontariamente sottratto, ma 
nonostante ciò cerca una via di 
realizzazione tutta sua e cerca di trovare Lilia, per 
raccoltarle ciò che è accaduto veramente quella notte 
in cui il padre l'ha rapita. Perchè non è come sembra...
Christopher cerca Lilia perchè vuole 
sapere cos'è successo a quella bambina rapita. 
Come se fosse sua figlia... Ma la vita è faticosa e incostante 
e forse troppo   breve per permettergli  di comprendere 
quello che è successo  veramente...

I personaggi come potete vedere sono particolari, interdetti, quasi "rotti" interiormente,  spezzati a metà, e vagano cercando la propria parte mancante ... cercano tutti una strada per trovare o ritrovare se stessi, in qualcosa che li realizzi o li completi o radrizzino le cose accadute e passate. Tre gli aspetti che mi sono andati a genio, enormemente, oltre alla storia narrata.
1. L'inserimento di iperboli magnifiche sul linguaggio, suelle parole, sul loro significato intrensico ed estrinseco, sulla desolazione e solitudine, nonchè  sugli argomenti che più caratterizzano il personaggio - come quello iniziale sull'arte, di Eli  - che ce li riporta;
2. L'intreccio dal generale al particolare del passato, presente e futuro. Cercate nel testo, nei capitoli, nei pensieri ... e li troverete ovunque, momenti passati che spiegano il presenta e anticipano sommariamente il futuro. Bello!
3. Non ci crederete ma la vera protagonista non è Lilia. Lilia è il fulcro, ma i protagonisti sono tutti coloro che rimangono impatanati nella sua storia, negli strascichi che lei si lascia dietro. Dannatamente geniale!

Inizio:
"Nessuno resta per sempre. La mattina in cui scomparve, Lilia si era svegliata presto e per un momento era rimasta distesa a letto, immobile. Era l’ultimo giorno d’ottobre. Aveva dormito nuda.
Eli era già in piedi, a lavorare sulla tesi; mentre riportava al computer gli appunti delle ricerche svolte il giorno precedente, udì i suoni del risveglio, il fruscio del copriletto, i suoi piedi nudi sul pavimento di legno massello; nel tragitto verso il bagno lei lo baciò molto delicatamente sulla testa (lui mugugnò di piacere ma non alzò lo sguardo), poi l’acqua della doccia iniziò a scorrere oltre la porta semichiusa.
"
Per comprendere  Lilia:
"La ragazza si distraeva facilmente. Aveva la fissa tipica dei fotografi per la qualità della luce: i riflessi arcobaleno che un cd capovolto proiettava sul soffitto della camera da letto, un bicchiere di vino rosso che catturava la fiamma di una candela, il bianco folgorante dell’Empire State Building contro il cielo notturno. Amava i dettagli e amava il mondo, e si stava inesorabilmente perdendo in entrambi. Tramonti dalla bellezza quasi dolorosa potevano spingerla alle lacrime. Aveva una sorta di fobia delle lucciole. Era meravigliosamente anomala e molto spesso snervante, ma per lui era una benedizione: il più beneficio che deriva dal vivere con la persona amata è la straordinaria scoperta di non essere solo."
Per comprendere Eli:
"Il problema, pensava Eli prima di incontrarla, era che non aveva mai sofferto, o meglio, non mai aveva avuto motivi particolari per soffrire oltre a quelli per cui normalmente la gente soffriva"
"Nessuno fa mai niente. Noi non facciamo mai niente. Non fraintendetemi, non mi sto chiamando fuori. Ho sempre pensato che una volta finita la tesi sarei diventato uno scrittore e avrei scritto... roba davvero rivoluzionaria nel mio campo, ma siamo onesti, non finirò mai la tesi. Ci sto lavorando da sei anni, di cui quattro e mezzo passati a buttarne giù un terzo. Non so fare altro che parlare di scrittura, formulare teorie sulla scrittura, ma non so fare il salto, non so scrivere. Eppure continuo a definirmi uno scrittore. E come diavolo la chiami questa, se non frode?"
Sul linguaggio:
"Se accetti questo, se accetti il presupposto che ogni lingua possieda qualcosa che non esiste in nessun'altra, un'entità ben più grande della somma di tutte le sue parole, allora la perdita a cui andiamo incotro ha un peso sconvolgente" .
"In media scompare una lingua ogni dieci giorni. Gli ultimi a parlarla muoiono, le parole scivolano nell'oblio, i linguistoi lottano per preservarne le spoglie. Alla fine della  fiera, ogni lingua deve vedersela con il suo ultimo parlante. Fra migliaia di milioni, a custode della propria lingua c'è una donna sola naufragainun mare di spagnolo, madarino, inglese, forse amata da moltri ma in definitica profondamente sola; riluttante, impara la lingua ddei nipoti, ma non può racccontare a nessuno i proprio sogni. Quante cose muoiono con queste persone? Le loro parole rappresentano l'ultimo baluardo d'intere civiltà".
"Nella lingua della tribù Hopi non c'era differenza fra passato, presente e futuro. Questa distinzione sempliciemente non esisteva. Che conseguenze ha questo sul tempo?".

3 commenti :

  1. questo libro mi aveva già colpito e devo dire che hai rinvigorito la mia curiosità!! :)

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  2. sucsa, a proposito, premio per te qui da me!
    se ti fa piacere, passa!! ;)

    http://chicchidipensieri.blogspot.it/2012/07/premio-ringrazio-anzitutto-reina-de-il.html

    RispondiElimina
  3. Angela, ma grazieeeeeee!!!!!!!!

    Ti ringrazio moltissimo, non sai quanto mi hai fatto felice ^___^!!!

    Anche se virtuale, ti mando un abbraccio g.i.g.a.n.t.e. ♥♥♥

    smack!

    RispondiElimina

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