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lunedì 3 febbraio 2014

Recensione: "L'angelo ingordo" di Roberto Vallerignani.






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Angelo 
Ingordo
di Roberto Vallerignani
Pagine 196
Prezzo € 13,00
Dalia edizioni
già disponibile
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L'ispettore Antonelli non ha mai avuto la vocazione del detective. Benché meno ora, a quattro mesi dalla pensione. Si trascina in una vita appesantita, fatta di piccoli crimini
di provincia, di una moglie che invecchia accanto a lui, sommerso da figli trentenni tornati a casa e in cerca di un lavoro, una nipotina sveglia, un cane e un gatto. Niente di straordinario, poche soddisfazioni e tante preoccupazioni, in quest'Italia mangiata
dalla crisi.
Qualcosa lo scuote: una donna, una professoressa, ritrovata morta nel suo letto. Una morte naturale, tranquilla e indolore. Troppo tranquilla, forse, ma perché perdersi in fantasiose congetture? Meglio continuare a occuparsi delle solite scartoffie, crogiolandosi nella paura di diventare inutili.
Eppure, i sospetti del giovane agente Baldi, le strane telefonate ricevute dal custode del
parco archeologico di Carsulae e quel nobile professore un po' matto che continua a voler parlare con lui, continuano ad affollare i suoi pensieri e le sue notti insonni. Per la prima volta l'ispettore Antonelli sente che dovrebbe seguire il suo istinto e annusare il “caso”. Il suo primo vero caso di omicidio a pochi mesi dall'abbandonare la divisa e
dedicarsi alla sua vita di nonno.
In un intreccio fatto di misteri, antiche leggende, papiri e tesori sepolti, morti inspiegabili e cruente, il vecchio ispettore troverà il coraggio che gli è sempre mancato e il suo primo vero, pericoloso, nemico.
Mescolando sapientemente l'introspezione emotiva con la storia antica, l'arte con la morte, i tratti avvincenti e gli intrighi del giallo con la cruda realtà della crisi, Roberto allerignani ci regala un romanzo che ha il sapore della vera provincia italiana.
 

Considerazioni.
Noir. Profondamente e visceralmente noir, in salsa italiana.
Amo moltissimo questo genere, per cui appena ho scoperto questo titolo non aspettato altro che fiondarmici per leggerlo.

Devo dire che l'esperienza è stata positiva anche se non priva di alcuni elementi non del tutto convicenti, ma occorre analizzare un pò la storia per capire cosa intendo.
Partendo dall'inizio, giusto per darvi un quadro della storia, troviamo l'Ispettore Antonelli, un uomo pò stropicciato dagli anni, stanco e con una propensione alla pensione, ormai vicina, che deve affrontare un caso di apparente morte naturale che si rivela poi essere omicidio.
Il romanzo, che si snoda tra famiglia (di Antonelli) e l'indagine di omicidio, intreccia molte tematiche ed elementi come la follia, la violenza fisica e mentale, la medicina, l'archeologia, la storia, ecc...
ochestrando una storia incardinata principalmente a livello mentale, psicologico, piuttosto che pratico, tecnico e giallistico/investigativo.

Vallerignani è stato bravo, a mio parere, più nel gestire l'elemento familiare che quello misterioso, in quanto ricrea fedelmente e in modo aggraziato, iroconico e veritiero le meccaniche di una normale famiglia, composta dai due coniugi Antonelli, dai loro due figli tornati all'ovile dopo vicende varie (sua figlia Nadia si è separata e trasferita dal padre ed dalla madre con la figlia Asia, il cane Leonardo e il gatto Raffaello, che si aggiungerà alla famiglia nel corso della storia; il figlio Giuseppe si è invece trasferito a causa della perdita del lavoro) e ne gestisce benissimo le varie problematiche economiche, affettive e pratiche che si sviluppano man mano che il giallo prosegue nel suo evolvere.
 
Non è male nemmeno la linea narrativa attinente l'omicidio, ma secondo me l'indagine non decolla come dovrebbe, non del tutto almeno, schiacciata dalla preponderanza degli eventi familiari all'inizio e poi lasciata un pò ad intorpidirsi, giacendo stancamente in considerazioni di sorta (per carità, giustissime) quali la società, il sistema istituzionale, politico e con sguardo indagatore sulla storia, riprendendosi veramente solamente verso la fine.
Finale che è stato veramente molto piacevole da leggere, essendo a mio gusto la parte pià bella del romanzo, narrata dall'omicida stesso (che ritroviamo anche in alcuni passaggi del libro con ricordi e pensieri), in prima persona, come se fosse un flusso di coscienza che motiva (anche se non giustifica) le sue azioni, ed i suoi sentimenti.

Complessivamente posso dirvi che il romanzo, a chi piace il noir, le storie dall'impronta marcatamente "gialla", potrà trovare assolutamente molto godibile e accattivante per la sua profonda introspezione psicologica soprattutto della mente criminale che si nasconde dietro l'omicidio su cui Antonelli indaga.

Apprezzabilissimo anche il parterre di personaggi approntato da Vallerignani per assistire l'Ispettore sia per quanto concerne l'ambito lavorativo che quello affettivo e mirabile la sua scrittura, che invoglia a farsi leggere per vedere come andrà a finire e che intreccia bene gli elementi che mette a disposizione, ma (devo confessarvi) che ho trovato, in generale, il romanzo, davvero molto, ma molto cupo, tetro, quasi depresso, stanco di tutto, schiacciante di pessimismo. 

Se infatti devo dire quale sia stato, per me, la cosa che mi è piaciuta meno del romanzo è proprio questo negativismo cosmico, che sebbene permetta di entrare bene nell'ambito noir, ho trovato davvero troppo carica di questo angoscioso pessimismo che pesa un pò sulle 129 pagine senza respiro alcuno, se non brevi battute o situazioni date da Asia, che stemperano per un attimo l'attmosfera lesionista data soprattutto dalla visione tetra di Antonelli.

Roberto Vallerignani nasce e vive a Narni. Autore teatrale (La valle della speranza, Artemide e Ismaele), musicale (Camel Obsession, Nativity – il musical) e cinematografico (La sella del vento, Ed è subito sera – prossimamente in uscita) è al suo secondo romanzo.

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