vi do il bentornato nel nostro salotto virtuale, benché forse dovreste essere voi a darlo a me, vista la mia prolungata assenza.
Volevo essere più assidua, ma non sempre riesco a rendere concrete le
mie intenzioni e così, fra un impegno e l’altro, il tempo passa. Dai
un’occhiata al calendario e ti accorgi che è Ferragosto. Anzi, che siamo già
oltre e che le vacanze, se abbiamo avuto la fortuna di farle, sono purtroppo
finite. Che questa estate capricciosa e incerta volge al termine e che i buoni
propositi non sono stati realizzati, almeno non tutti.
Adesso però basta con le scuse e passiamo al tema con cui vi voglio
intrattenere.
Un tema che, sono sicura, interessa le amiche scrittrici e quelle che
aspirano a diventarlo e che riguarda un personaggio importante nell’ambito
dell’editoria, cioè
“L’Editor, questo sconosciuto”.
In realtà, credo che tutte sappiamo chi sia o che almeno ci siamo fatte
un’idea del suo ruolo, o del ruolo che dovrebbe avere, perché in genere è
proprio sotto le sue “Forche Caudine” che bisogna passare per ottenere la
sospirata approvazione del romanzo che ci è costato tanto impegno, che magari
non ci ha fatto dormire la notte, che nei momenti più impensati e inopportuni
ci ha assillato.
Il compito dell’editor è, dicevo, di leggere la nostra storia, trovarci difetti che ci sono sfuggiti, indicarci il modo di migliorarla e renderla appetibile al pubblico, che è poi lo scopo per cui si scrive.
Il compito dell’editor è, dicevo, di leggere la nostra storia, trovarci difetti che ci sono sfuggiti, indicarci il modo di migliorarla e renderla appetibile al pubblico, che è poi lo scopo per cui si scrive.
In teoria, superato l’esame dell’editor, non dovrebbero esserci ostacoli
per la pubblicazione del nostro libro e in linea di massima è così.
Però dobbiamo tenere conto che esistono specie diverse di editor, i quali dopo tutto sono esseri umani e quindi umorali, che possono non avere voglia di sciropparsi la nostra storia perché è la centesima che gli è arrivata sulla scrivania, che quel mattino hanno litigato di brutto col marito (o la moglie), perché il traffico sul raccordo anulare o la bretella era allucinante o non sono riusciti a trovare posto a sedere sulla metro, perché, infine, gli girano a livelli stratosferici e odiano il nostro romanzo per il solo fatto che è lì, esiste e gli ricorda di dover svolgere un lavoro che, bene o male, gli fa portare a casa lo stipendio, ma questo non significa per forza che lo debba amare.
Però dobbiamo tenere conto che esistono specie diverse di editor, i quali dopo tutto sono esseri umani e quindi umorali, che possono non avere voglia di sciropparsi la nostra storia perché è la centesima che gli è arrivata sulla scrivania, che quel mattino hanno litigato di brutto col marito (o la moglie), perché il traffico sul raccordo anulare o la bretella era allucinante o non sono riusciti a trovare posto a sedere sulla metro, perché, infine, gli girano a livelli stratosferici e odiano il nostro romanzo per il solo fatto che è lì, esiste e gli ricorda di dover svolgere un lavoro che, bene o male, gli fa portare a casa lo stipendio, ma questo non significa per forza che lo debba amare.
In base alla mia esperienza gli editor si suddividono in tre specie
principali:
1 L’editor scrupoloso.
2 L’editor impiccione.
3 L’editor fannullone.
L’editor scrupoloso è in via d’estinzione e dovrebbe rientrare nelle
specie protette. La sua sopravvivenza è determinante per l’autore, in quanto
non solo legge con attenzione il romanzo, ma si premura di rilevarne gli
eventuali difetti e di chiederne la correzione. Apre una vera e propria
attività di collaborazione con l’autore, fornisce suggerimenti, indicazioni,
diviene una sorta di mentore che accompagna lungo il percorso di rielaborazione
del testo, laddove sia necessario, rispetta il lavoro e si guarda bene dal
metterci le mani. Con un editor di questo tipo si crea spesso un rapporto di
fiducia; a lui ci rivolgiamo per dirimere i dubbi, ne cerchiamo il consiglio e
l’approvazione. Si lavora in tandem e con reciproco piacere, perché entrambi
perseguiamo il fine ultimo: realizzare una bella storia.
L’editor impiccione, per fortuna,
è una specie non molto diffusa ma capace di combinare guai irreparabili.
Presuntuoso ed egocentrico, si pone al di sopra dell’autore e lo
considera manovalanza. E’ il tipo a cui piace manipolare e manomettere il
romanzo. Quello che non interpella l’autore quando interviene sul testo e lo
mutila senza pietà. Non usa il bisturi, incurante com’è della delicatezza
richiesta dall’intervento, ma si serve dell’accetta e taglia, stravolge,
inserisce paragrafi a proprio arbitrio. L’autore non ha voce né volontà in
questa opera di sistematica modifica e alterazione del suo lavoro. Le sue
eventuali lagnanze sono ignorate in modo spudorato. La sua mancanza di riguardo
rasenta la maleducazione e, come se non bastasse, sostiene che grazie a lui il
libro è destinato ad avere successo. Salvo che, quando poi non l’ottiene,
scarica tutta la responsabilità sulle spalle dell’autore, chiaramente un
incapace.
Con un tipo simile non si riesce a collaborare. Non gli interessa creare
un rapporto, se non di totale sottomissione da parte dell’autore alla sua
autorità suprema. Consiglio, se mai aveste la sfortuna di imbattervi in questa
specie di editor, di ritirare il romanzo seduta stante e cercare un altro
Editore.
L’editor fannullone è la specie
che si sta diffondendo negli ultimi tempi, che trova fertile terreno presso le
grandi case editrici e prospera a discapito degli autori.
Una sorta di parassita, editor soltanto di nome ma non di fatto, che
vuole gli presentiate un’opera perfetta, senza sbavature o difetti, che
raramente legge di persona il materiale, ma delega altri a farlo e appena le
maestranze indicano una pecca, subito lo cestina. Non vuole dovervi
interpellare per segnalarvi che il romanzo è interessante, ma che dovreste
apportare qualche modifica. Potrebbe trattarsi della storia più bella che sia
mai stata scritta, ma se servono interventi lui la rifiuta e non si prende il
disturbo di fornire spiegazioni. Un laconico comunicato in cui informa che il
romanzo non ha incontrato l’approvazione ed è quanto.
Editor così mi fanno tanta tristezza. Purtroppo non si rendono conto di
essere pessimi rappresentanti di una categoria e quindi di arrecare nocumento
alla medesima. Pure loro, come l’editor impiccione, hanno scarso rispetto per
l’autore. L’impiccione pecca per eccesso, questi per difetto, indifferenza,
apatia. C’è il rischio che diventi un’infezione virale, ma mi auguro che
l’editor scrupoloso sviluppi gli anticorpi necessari a combatterla.
Spero di avervi chiarito le idee
sul ruolo dell’editor e sul fondamentale compito che svolge, quando è un serio
professionista, nell’editoria.
E sì, ci ho anche scherzato un poco.
Un abbraccio virtuale dalla
vostra Emma e alla prossima.
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