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Scrittrici
in giardino
di Adele Cavalli
pagine 260 circa
prezzo 4,99€
prezzo 4,99€
ePubblica
già disponibile
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Dalla mia passione per la lettura, la scrittura e il giardinaggio è nato “Scrittrici in giardino”.
Attraverso le biografie, i carteggi, con amici e parenti, e le opere di dieci tra le scrittrici più apprezzate dell' ottocento e del novecento, sono entrata nei loro giardini progettati e curati con amore nel corso della loro vita. Ogni capitolo del libro è dedicato ad una scrittrice ed è corredato di fotografie della casa in cui ha abitato e del giardino a cui si è dedicata.
Il “piccolo viaggio” inizia dal giardino francese di Colette: il giardino della sua infanzia, nella campagna della Borgogna disegnata da morbidi sentieri tappezzati di erica violetta. Si entra, poi, nel mondo particolare di Emily Dickinson che ama la natura “che è ciò che noi vediamo”.
Ci si perde nelle “stanze” progettate minuziosamente da Vita Sackville West nella sua tenuta di Sissinghurst. Scrittrice, romanziera e poetessa Vita è famosa per la sua più grande passione: il giardinaggio, è un'esperta giardiniera.
Si è accolti nella natura selvaggia e intricata della tenuta in Pomerania, tanto amata da Mary Annette Beauchamp, che sente essere il posto perfetto per sè da scrivere: “...qui è stato l'inizio della mia vita reale.”
E la casa bianca di Marguerite Yourcenar sull’isola di Mount Desert si disegna tra le frasche mosse dal vento che arriva dal mare, qui lei vive con Grace, la sua compagna; qui lei vive poi, alla morte di Grace, da sola; qui ritorna dopo i suoi viaggi; qui finisce la sua vita.
Le aiuole disegnate da Edith Warton nel suo parco-giardino di The mount delimitate da sentieri che si snodano tra le felci e i tassi ci accompagnano nella sua residenza dove scrive: “Le occupazioni di cui non mi stanco mai e che mai mi annoiano sono la scrittura e il giardino...”.Ancora, la campagna francese diventa ospitale, per noi, arrivando a Nohant dove George Sand ha saputo creare un ambiente accogliente per sé ed i suoi amici.Quando “la bruma si alza dalle valli e dalle gole” si delinea la casa bianca di Karen Blixen ed il suo giardino danese, tanto diverso da quello africano, pieno di fiori che lei utilizza per le sue colorate e stravaganti composizioni floreali.
E il Mississippi, terra cotta dal sole di cui Eudora Welty conosce ogni angolo, ci accoglie. Chestina, sua madre, le ha trasmesso l'amore per il giardino che per lei è luogo rasserenante di pace e tranquillità.
E' Jane Austen che ci saluta dalla sua dimora di Chawton Cottage dove, seduta al suo piccolo scrittoio di noce, scrive davanti alle aiuole fiorite del suo giardino e gode di tutto ciò che la circonda.
Come scrivo nella presentazione del libro è stato davvero molto piacevole e particolare questo viaggio che mi ha permesso di scoprire aspetti nuovi e diversi di scrittrici che avevo conosciuto solo attraverso la lettura delle loro opere più famose.
E' stato come spiarle nei loro momenti più privati, ai più sconosciuti, e questo mi ha regalato il piacere di sentirle più vicine.
Sono entrata nei loro giardini ed ho respirato i profumi che anche loro respiravano, catturata dalle forme e dai colori che loro avevano scelto con amore.
L'opera è impreziosita anche da foto originali dei giardini e delle case narrati.
Due parole dell'autrice a chi vuole leggere il romanzo:
"Come scrivo nella presentazione del libro è stato davvero molto piacevole e particolare questo viaggio che mi ha permesso di scoprire aspetti nuovi e diversi di scrittrici che avevo conosciuto solo attraverso la lettura delle loro opere più famose.
E' stato come spiarle nei loro momenti più privati, ai più sconosciuti, e questo mi ha regalato il piacere di sentirle più vicine.
Sono entrata nei loro giardini ed ho respirato i profumi che anche loro respiravano, catturata dalle forme e dai colori che loro avevano scelto con amore."
Adele Cavalli vive in Franciacorta (Brescia) a Rodengo Saiano dove parecchi anni fa ha trovato la sua prima casa con giardino. Lì, con il tempo, è nato il suo interesse per gli arbusti e per i fiori.
Ama la lettura, la scrittura e il giardinaggio e da queste sue passioni il desiderio di cercare, tra le scrittrici più amate, quelle che hanno curato con amore gli spazi verdi intorno alle loro case riempiendoli di profumi e colori. Così, dopo un paziente lavoro di ricerca, è nato Scrittrici in giardino, la sua prima esperienza come autrice.
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Fino
alla fine
della rete
di R.V. Beta
pagine 255
prezzo €2,68
self-published
già disponibile
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Insofferente alle regole ma incapace di affrancarsi da un’esistenza piatta e una vita sociale insoddisfacente, Daisuke, impiegato in una multinazionale, afferra al volo un’occasione per cambiare.
Yuuki è una giovane pirata informatica che, spinta dalla sua smania di ribellione, potrebbe aver fatto un colpo troppo grosso.
Qualcosa di speciale unisce Yuuki e Daisuke nella fuga che affronteranno insieme, o almeno così è come la vede lui.
L’inizio di una nuova vita per entrambi è una seconda occasione, la possibilità di lasciarsi tutto alle spalle, se troveranno la forza per sfidare gli incubi che li circondano.
Il debutto di R.V. Beta è il diario di viaggio di un gruppo di personaggi che dovranno presto imparare a non darsi mai per vinti, perché la realtà non è mai una sola...
Esistenze per nulla ordinarie e nessuno di cui potersi fidare fino in fondo: un invito a cambiare prospettiva.
---o- Estratto -o---
Quando Maggie mise di nuovo piede nel suo appartamento, dopo tre settimane di vacanza in Messico, si pentì di non aver prolungato la villeggiatura. Rivide il corridoio, il vaso di fiori di plastica sul mobile basso con il cassetto che non si chiudeva bene, lo specchio con i bigliettini incollati sopra con le commissioni ancora da fare.
Quello scorcio di casa la riportò alla realtà molto più di quanto lo avesse fatto la vista dell’aeroporto, delle strade cittadine che scorrevano dietro i vetri sporchi del taxi, dei soliti bambini che giocavano a basket di fronte al suo portone di ingresso.
La vacanza era stata una piacevole pausa, agognata da troppo tempo, in una vita di continuo stress. Lanciò le chiavi nel piattino di peltro sul mobile dell’ingresso, appoggiò all’appendiabiti il sombrero di paglia, raggiunse la camera da letto e abbandonò lo zaino a terra: più tardi avrebbe messo a lavare i vestiti che c’erano dentro. Si spogliò, rimanendo in reggiseno e mutandine, un completo a righe rosse e bianche di Hello Kitty, pronta per andare a farsi una doccia. Passò davanti alla cucina e si fermò a osservare i due oggetti che aveva appositamente lasciato in bella mostra sul tavolo per quando sarebbe tornata. Si trattava di un portatile Dell di colore bianco lucido, con il marchio in caratteri argentati, e di un vibratore rosa in gomma vinilica dal design a spirale, che svettava in verticale come un’antenna. Rappresentavano le due dipendenze dalle quali si illudeva di uscire.
Della seconda non aveva in effetti sentito la mancanza. Il sesso non le era certo mancato in quella soleggiata cittadina dove la noia e l’alcool semplificavano molto i rapporti sociali. Inoltre, là non aveva tensioni da sfogare, né ansia dovuta al superlavoro, alla mancanza di un compagno, o al fatto di essere uno dei capi dei Pathology. Quasi con vergogna, afferrò lo stimolatore e lo buttò nel primo cassetto a disposizione, quello delle posate, incurante della carica batterica celata nelle porosità della superficie gommosa. Era di nuovo da sola in casa, ma si sentiva appagata e convinta che, con le abituali uscite notturne e la doverosa overdose di Martini, qualche disperato sarebbe facilmente riuscita a portarselo nel letto.
Al contrario, l’astinenza da computer in quelle tre settimane si era fatta decisamente sentire. Quando i corrieri consegnavano il software rubato, impacchettato per la distribuzione in reti clandestine, poteva capitare che un gruppo rivale fosse pronto per la medesima operazione e, in questi casi, si trattava di vincere la corsa e trasferire per primi i dati. Il gruppo arrivato secondo sarebbe stato goliardicamente sbeffeggiato per i mesi successivi. Quando i Pathology vincevano queste sfide, Maggie scattava in piedi euforica davanti al suo portatile, provando un vago senso di vertigine.
Durante la vacanza aveva avuto modo di scoprire che la sua dipendenza era in un certo senso anche fisica: c’erano state sere in cui sentiva la mancanza della tastiera sotto i polpastrelli. In cerca di quella sensazione tattile, sfiorò delicatamente il pannello superiore del portatile, indecisa se farsi prima la doccia o aprirlo subito per leggere gli aggiornamenti. Scelse d’istinto la seconda opzione, ben sapendo che scorrere le decine di messaggi di posta elettronica, i log dei canali di chat e le ultime novità della scena le avrebbe portato via qualche ora.
Si mise a sedere, assicurandosi che la webcam incastonata nella plastica non fosse attiva e non stesse riprendendo la sua tenuta da reginetta del porno amatoriale, e mise a fuoco lo schermo.
Stava usando un modello da poco uscito sul mercato, con installata l’ultima versione del
sistema operativo. Il primo era un regalo di un vecchio amico, mentre il secondo era stato
sprotetto per farci girare i suoi software non ufficiali. Non lo faceva per tirchieria, ma perché godeva nel possedere gratuitamente quello che le multinazionali facevano pagare
profumatamente ai comuni consumatori. Nell’angolo in basso a destra della barra delle applicazioni, un fumetto giallo sbiadito iniziò a lampeggiare, catturando la sua attenzione. Ci mise un po’ a far mente locale per ricordarsi chi fosse quel Seven che le aveva appena scritto un’unica, eloquente parola: «Problemi.»
«Non qui.». Si trovava, con un nickname diverso dal solito, in una chat di supporter di hockey su ghiaccio, dove la sicurezza della conversazione non era garantita. La maggior parte del tempo stava collegata lì, godendosi l’anonimato.
Aprì un sito di ricette di cucina tailandese, apparentemente innocuo, e si soffermò, come
sempre, a fissare gli ideogrammi, affascinata dalla loro bellezza. Nella pagina principale
campeggiava la foto di un piatto di som tum. In un campo dove gli utenti immettevano il
proprio indirizzo di posta elettronica per ricevere gli aggiornamenti mensili, digitò una lunga stringa alfanumerica ed eseguì l’accesso al lato nascosto del sito. Vide che Daisuke era già collegato, in attesa. Fece un doppio clic sul nome Seven e aprì una finestra di conversazione. «Dimmi.» «Yuuki sta male e se la portiamo in ospedale... insomma, non so neanche se sia ricercata o meno.» «Si trova lì con te? Sta tanto male?» «Sì.» «E qual è la tua idea?» «Ha fatto il nome di Walter, e, conoscendolo, potrebbe avere l’attrezzatura necessaria per intervenire.» «Se rischia la vita, devi metterla nelle mani di un medico.» «Lei non lo vorrebbe, lo sai. Dimmi dove si è trasferito Walter.»
Maggie non si fidava di Daisuke, ma aveva poche alternative. Dovette pensare, e rispondere, in fretta. «Lungo la Maple troverai un campo da atletica. Di fronte, una grande officina dalle pareti di lamiera marrone. Prendi la rampa che ti porterà sul tetto. «Andiamo lì.» Lei attese che il suo contatto si scollegasse e lasciò qualche messaggio istantaneo nel canale dei Pathology prima di fare altrettanto. Si diresse quindi verso la doccia, a sciacquare via sudore e senso di colpa. L'idea che la sua migliore amica fosse in difficoltà la metteva in crisi. Per sollevare il morale, provò a immaginarsi l’espressione di Daisuke, quando questi si sarebbe accorto della piccola trappola organizzata sulla sua strada.
Ho scoperto che il sushi non ingrassa, consiglio il tonno che ha più gusto del salmone. Non capisco che gusto ci sia a mangiare la pannocchia fritta. Le rare volte che vado alle giostre e c’è lo stupido carrellino che porta nel tunnel dell’orrore, tengo gli occhi chiusi.
Vorrei iniziare a fumare, ma non ne ho il coraggio. Mi immagino di entrare un giorno in un negozio di elettrodomestici e tutte le televisioni mi salutano facendo il mio nome. Non mi dispiacerebbe lavorare al riciclaggio della carta, rubando dal calderone frammenti di fogli per farmi un collage da attaccare al muro, tipo soggetto pericoloso. Mi ispira Minecraft, ma temo di perdermi dentro. Secoli fa facevo da balia a un Tamagotchi non mio, e non so perché tendevo a trattarlo male: ho ancora i sensi di colpa. Internet è invasa dai gatti, ma anche gli unicorni cercano attenzione a tutti costi. Non so cosa si nasconde sotto la sabbia della spiaggia.
Ambientazione perfetta.
RispondiEliminaLe scrittrici-giardiniere si trovano in un ambiente adatto a loro.
Adele
Mi ispira parecchio, infatti!!
RispondiEliminabuon sabato Adele!
Endi