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venerdì 29 aprile 2016

Recensione: "Il matrimonio degli opposti" di Alice Hoffman








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Il 
Matrimonio 
degli 
Opposti
di Alice Hoffman
pagine 
prezzo
Neri Pozza  
già disponibile
voto:
★★
--o--








Isola di St Thomas, 1807.
Rachel Pomié ha tutto per essere felice. Ha un padre che ogni sera, rientrato dalle sue navi che esportano zucchero, rum e melassa, le legge le fiabe di Perrault e un’amica del cuore, Jestine, figlia creola della cuoca di famiglia, che la segue ovunque in totale adorazione. Vive, poi, su un’isola definita da Cristoforo Colombo un «Paradiso in terra» per le sue spiagge candide e le sue acque turchesi. Quando, tuttavia, cala la notte e sotto le coperte chiude gli occhi, Rachel sogna di sgusciare via da quell’esistenza e di fuggire a Parigi.
Di Parigi sa tutto. Dalle mappe dei cartografi sa come si snodano i viali delle Tuileries, le banchine della Senna e le vie principali. Dai racconti di suo padre sa che da quella grande città vengono i suoi antenati, dopo aver peregrinato in Spagna e Portogallo, alla ricerca di una terra dove professare l’ebraismo senza essere umiliati, offesi o, persino, uccisi.
Il suo sogno, però, di aggirarsi per le strade della capitale francese, vestita magari come una delle ragazze sbirciate di nascosto sul Journal des dames et des modes della madre, svanisce miseramente il giorno in cui finisce in sposa all’anziano commerciante Isaac Petit. La vita coniugale con monsieur Petit, un vedovo di trent’anni più vecchio di lei, si rivela piena di sacrifici, lutti e delusioni.
Una mattina, appena arrivato da Parigi, compare al suo cospetto il nipote di Petit, Frédéric Pizzarro, un bel giovane coi capelli scuri, il portamento elegante e un francese parigino così nitido da sembrare un altro idioma rispetto al francese creolo dell’isola. Rachel, che ha la lingua più tagliente di tutta St Thomas, non riesce a spiccicare parola, quasi consapevole della fatalità di quell’incontro.
Frédéric Pizzarro sarà, infatti, l’uomo della sua vita, e dal loro amore nascerà Camille, un ragazzino curioso e vivace che andrà a Parigi, si diplomerà all‘École des Beaux-Arts, stringerà amicizia con Paul Cézanne e diventerà Camille Pissarro, uno dei più grandi pittori dell’Ottocento.
The Marriage of Opposites
cover originale


Considerazioni.
Oggi, cari lettori, care lettrici, faccio qualcosa a cui normalmente non sono avvezza: parteggiare in modo pieno ed assoluto con l'autrice di questo romanzo. Perché io amo lo stile, il semplice fluire delle parole che escono dalla penna di questa meravigliosa scrittrice americana. Da quando ho aperto per la prima volta un suo romanzo, tutto è cambiato. Questa recensione, dunque, cari lettori, non potrà che essere è una dichiarazione d'amore per la Hoffman.

Lo so, non si dovrebbe mai del tutto svelare un'inclinazione, una passione, una preferenza, per non influenzarvi troppo nella scelta di un romanzo, in modo tale da lasciarvi trasparire la passione e porgervi un parere oggettivo e semplicemente onesto, ma la verità è che comunque si vedrebbe troppo, si leggerebbe tra le righe di quello che scriverei, perché dunque non dichiararlo subito. Ed ecco che lo faccio, portate pazienza.

Da un po' di tempo la Hoffman non si occupa più prettamente di romanzi puramente fantastici e magici, con qualche linea più di là che di qua del fantastico, ma questo non vuol dire che non porti magia nei suoi romanzi, in varie forme, a volte più palesemente che in altre, ma sempre e comunque presente.
"The Dovekeepers", uno dei suoi ultimi romanzi, per esempio - che tratta la storia di due donne ebree della Giudea  all'epoca della conquista romana, soffermandosi in particolare sull'assedio di Masada - è un romanzo che da noi non è ancora (purtroppo) arrivato (ma di cui è stata trasmessa la miniserie su Rai2, mi sembra, intorno a Natale del 2015) e che ha conquistato il pubblico americano per il mix di eventi reali e quelli immaginifici della Hoffman, che hanno creato qualcosa di assolutamente sorprendente e nuovo. 

Anche in quest'opera la Hoffman ci mette del suo - nel narrare la storia dei genitori di Jacob Abraham Camille Pissarro, noto e indimenticabile pittore impressionista francese, sullo sfondo delle Antille Americane - che anche se non si sostanzia in elementi fantastici puri, qualcosa c'è, si legge, si sente, trasuda ed ovviamente si apprezza.

"Il matrimonio degli opposti" si colloca presso la meravigliosa Charlotte Amalie capitale dell’isola di St. Thomas, ex dominio danese poi, dal 1917, diventato di dominio americano, dove il caldo stringe la vita delle persone come in una morsa di afa, sudore, azioni molto spesso d'impeto, zanzare e notti stellate. In quest'isola delle Antille la vita è lenta, la gente sempre la stessa e tutti sognano di andare lontano, in posti meno umidi, meno caldi e con una vità più intensa di quella che conducono a Charlotte Amalie.

Camille Pissarro’s Two Women Chatting by the Sea, St. Thomas, 1856, shows the island where he spent his early childhood. (Photo: National Gallery of Art)
 

La Hoffman sofferma il suo sguardo su una giovane isolana, una certa Rachel Pomié, la quale pur essendo soddisfatta della propria esistenza - che conduce serenamente, grazie anche al padre, il quale le permette un'esistenza agiata, la ama e la fa sentire amata - sogna sempre il paese dei nonni, in Francia.
La famiglia dei Pomié, infatti, ha radici francesi, ma a causa dell'inquisizione e le persecuzioni, ha dovuto cambiare spesso patria, emigrando prima in Spagna, poi in Portogallo e poi verso il Nuovo Mondo, nell'isola di Saint Thomas, paradiso in terra (e delle tartarughe) anche per lo stesso Cristoforo Colombo.

Rachel, nata nel 1795, è una ragazza bellissima, intelligente e con uno spirito indomito e coraggioso, che è cresciuta libera e selvaggia con il cugino Aaron Rodrigues e l'amica della cuore, figlia della cuoca. Nella piccola isola la piccola Rachel vive come se avesse in mano il mondo, seguendo ritmi naturali e allietandosi dal mare belissimo, dal caldo impossibile e dalla compagnia dei suoi fidati amici e dei libri (ne possiede numerosissimi esemplari, nella vasta biblioteca del padre).

Rachel vive quindi un'infanzia quasi da sogno, che s'interrompe nel momento in cui gli affari del padre incominciano ad avere un declino, al verificarsi del quale l'uomo decide di dare in sposa la figlia ad un certo Isaac Petit, un anziano commerciante ebreo di origini francesi, con quasi trent'anni più di Rachel e già tre figli di cui occuparsi.

Rachel sposa l'uomo, da cui avrà ben tre figli, per poi rimanere vedova qualche anno dopo, per un attacco di vuore di Petit. Ormai vedova, Rachel, vede tutti i beni del marito andare ad un lontano parente del defunto marito, di cui non aveva mai sentito parlare, un certo Frédéric Pizzarro, che giovane e senza esperienza arrivava dalla Francia per ereditare il suo patrimonio e conoscere la donna che amerà per tutta la vita.

Dal momento in cui Frédéric Pizzarro sbarcherà riconoscerà in Rachel il suo destino, e lei, in lui, il suo, e dal loro incontro e dal loro amore nascerà uno dei più grandi pittori impressionisti francesi ...

Camille Pissarro, Self-Portrait, 1873. (Photo: Musée d'Orsay, Paris)
 




La scrittura della Hoffman è cambiata davvero un pò dal registro solito, a cui ero maggiormente avvezza, ma forse è qualcosa da imputare anche alla tematica, che richiede uno stile diverso, più morbido, più fluido e delicato.

Mi è sembrato di tornare a leggere la Allende dei bei tempi, il Marquez dei primi romanzi, dove i colori, i suoni, i gusti e l'incedere del linguaggio saltano fuori dalle parole del romanzo, come se potessi coglierle o assaporarle in prima persona.

Ed è quindi una storia viva, afferabile, comprensibile e immaginabile quella che ci propone la Hoffman, che ci immerge in un'isola dall'acqua turchese, una spiaggia bellissima e una trama dal sapore molto europeo, pieno di colpi di scena e di amore in tutte le sue forme.

Rachel, ovvero il ritratto della crescita di una donna, non sarà nè semplice, nè scontato e la sua formazione è davvero travagliata, ma vissuta con una maturazione incredibilmente dolce, adulta e piena di sentimento, di speranza e di forza. Mi è piaciuta moltissimo la figura che emerge, che salta fuori dal romanzo e che mi è venuta a cercare con la voglia di non morire nelle sabbie del tempo, di essere ricordata per dei motivi giusti, giustificati e ben precisi.

Sono stata stregata un'altra volta dalla Hoffman - che con Rachel ha fatto pieno centro - la quale ha scelto una storia intrisa di emozioni, di mutevoli colori, di tematiche importanti, impossibili da seppellire sotto la sabbia e dimentticare del tutto. Schiavitù, obblighi, società, impocrisie, amore, dovere, interessi, denaro, passioni, dipinti, tempo e attimi inafferabili.

E' un romanzo che non finisce, perchè la sua fine coincide con la nascita di un pittore che rimase impresso nella memoria dei posteri per il suo temperamento anarchico, per la sua necessità di libertà, per la voglia di distinguersi dalla massa, per lo spiegare il suo pensiero attraverso la sua pittura, la sua arte, senza badare troppo ai suoi simili, un pittore che cercava la verità e che risentì profondamente del passato dei suoi genitori, della loro pesonale storia, che ora, grazie alla Hoffman posso dire di conoscere. Grazie Alice, ne è valso il viaggo.





Camille Pissarro is the artist - anyone know the name of the painting, size, location? Amazing!:
Camille Pizzarro

Alice Hoffman è nata a New York nel 1952. È autrice di numerosi romanzi di successo, tra i quali The Museum of Extraordinary Things e The Dovekeepers, entrambi New York Times bestseller. Vive nei pressi di Boston.
giovedì 28 aprile 2016

Recensione: "Ovunque con te" di Katie McGarry









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Ovunque 
con 
Te
di Katie McGarry 
pagine 480 circa
prezzo 18€
HarperCollins Editore
già disponibile
voto:
★★★☆☆
--o--








La serie "Thunder Road" è composta da:

1. Tunder Road - Ovunque con te
2. Walk the Edge - prossimamente nel 2016
3. Ancora senza titolo - prossimamente nel 2017
4. Ancora senza titolo - prossimamente nel 2018

cover originale


Emily ha 17 anni ed è felice della propria vita così com'è. Certo, non può negare di essere curiosa riguardo al suo padre biologico, quello che ha preferito unirsi a un club di motociclisti - il Regno del Terrore - piuttosto che essere genitore. 
Quando però una timida visita si trasforma in una lunga vacanza estiva tra parenti che non sapeva di avere, una cosa le è chiara: niente è come sembra. Il club, suo padre, e nemmeno Oz, un ragazzo che ti ipnotizza con i suoi occhi blu e che può aiutarla a capire quella vita. 
Oz desidera una cosa sola: unirsi al Regno del Terrore. Loro sono quelli buoni. Proteggono la gente. Loro sono... una famiglia. Mentre Emily è in città, Oz glielo dimostrerà. 
Così, quando il padre di lei gli chiede di tenerla al sicuro da una banda rivale con un conto da regolare, per Oz è un sogno che diventa realtà. quello che non sa è che Emily potrebbe infrangerlo, quel sogno.

 

Considerazioni.
Non avevo ancora letto nulla della McGarry, di cui avevo sentito parlare benissimo, quindi non appena ho avuto l'occasione di leggere questo romanzo non ho potuto che prendere la palla al balzo e vedere se quest'autrice fosse brava quanto avevo sentito (e letto) per il web.

Questo romanzo, che è anche il primo di una serie che al momento conta quattro romanzi (due dei quali devono ancora essere pubblicati in madre patria, previsti per i prossimi due anni, quindi armatevi santa pazienza per i successivi ...) mi ha attirato a sè soprattutto per la tematica, insolita per un New Adult...

In "Ovunque con te" la McGarry ci porta in Kentucky, e ci narra la storia (inizialmente triste) di Emily.

Emily è una ragazza alla soglia della maggiore età, che vive con la madre e il padre adottivo, il quale l'adora; sebbene sia una ragazza che ha molte paure, Emily ha saputo, come ci dice sin dall'inizio della storia, sdrammatizzarle benissimo e andare avanti nonostante l'assenza del padre biologico, che vede una volta all'anno.
Proprio quest'ultimo sarà alla base di un cambiamento radicale della vita di Emily, che da un giorno all'altro si trova in Kentucky, immersa nella vita di una banda di motociclisti (di cui il padre è il leader) e un ragazzo proprio carino che le farà battere il cuore, di nome Oz.

Emily, infatti, in un'estate particolare, si troverà a dover fare i conti tanto con la vita del padre, che non è proprio quella spaventosa che le ha dipinto la madre, ma non è nemmeno privo di insidie e minacce, nonché vedersela con le sue "radici": la nonna e i misteri che riguardano i suoi natali ...

Non voglio dirvi di più per non rovinarvi la storia, che trova una sua conclusione pur essendo inserita in una serie, di cui è bello scoprire i dettagli man mano che si porta avanti la lettura, in un misto di crescita personale, ricerca della propria identità, felicità, famiglia e i primi amori intensi e assoluti.

Devo dire che la McGarry ha saputo creare un mix piacevole - soprattuto per il pubblico più giovane - tra un'ambiente, come quello motociclistico, dove valgono regole e stili di vita molto distanti da quelli che conosciamo (in America poi i clan motociclistici sono davvero una realtà a parte, forse anche a causa della pericolosità a cui si accompagnano) unitamente alle problematiche giovanili per cui l'autrice è nota.

Io pensavo di trovarmi di fronte ad una storia più adulta, non solo per le scene sensuali - che possono esserci come non esserci, se la storia è buona - ma più che altro perché avendo letto storie vere e/o di finzione (a volte anche molto forti) sull'ambiente dei clan e delle bande dei motociclisti (ovviamente non quelli che si occupano di traffici o operazioni lecite, ovviamente) mi aspettavo qualcosa al limite del pericoloso, che cavalcasse o travalicasse il proibito, dai contorni sfumati, visto il pubblico a cui è rivolto, ma pur sempre avvolto da atmosfere un pò cupe, ecco.
Per cui quando ho iniziato a leggere questa storia mi sembrava che si trattenesse, che non provasse a superare un certo pudore nella trama, astenendosi dall'appartenere ad un genere più specifico (thriller, mistero, ecc... che fosse).
Inoltrandomi nel romanzo e giungendo alla sua conclusione, però, ho compreso che leggendolo in un'ottica più giovanilistica, come romanzo per adolescenti, senza l'aspettative di risvolti di trama particolarmente audaci, o di discesa in un genere specifico, la storia funziona. E convince.

La McGarry narra la storia semplice, ma tribolata a livello di affetti, di Emily e la mette alla prova con le complessità della vita, creando al padre una famiglia che si compone di amici e compagni di vita, e di affari, che hanno un legame persino più stretto di quello familiare, e quindi per la protagonista, potenzialmente più pericoloso, di cui essere gelosa e con cui continuamente confrontarsi.
Non solo, pone Emily di fronte ad un dubbio rispetto alle sue origini e ai rapporti con i parenti del papà, intrecciando il tutto con la possibilità di amare, per la prima volta e con tutto il cuore.
La storia rimane quindi priva della crudeltà visiva a cui siamo abituati, priva di quegli elementi folli che talvolta caratterizzano le vite delle bande che lottano tra loro. E s'intravvede quella luce tipica che solo quando si vedono e si provano certe esperienze per la prima volta, si ha.

Ovviamente la storia romantica è presente, scritta bene, approfondita e fatta crescere con tatto e profondità, per cui, se vi piacciono le storie romantiche, non potete mancarlo.
Certo, ho notato, mancano un po' quei sentimenti assoluti di rabbia, rancore, anche solo un po' di stizza di cui Emily sembra priva nonostante quello che deve affrontare, ma non credo sia parte della natura dell'autrice cedere a queste esternazioni, per cui comprendo ed accetto questa scelta, che nonostante alcune mie personalissime aspettative è una buona lettura, leggera, che riempie il vuoto lasciato dalle letture semplici e profondamente romantiche.

Complessivamente è un romanzo che mi sento di consigliare ad un pubblico giovane, ma leggibile e qualsiasi età per evocare la passione per le cose che si fanno e le persone che si vivono, è una storia perfetta per coloro che vogliono sentire battere il cuore leggendo storie calde e confortevoli come queste, dove i ragazzacci hanno un cuore, amano la famiglia, la banda a cui sono affiliati, ma scelgono sempre l'amore della propria ragazza per compensare il vuoto e il dolore che appartiene sempre un po' loro ...




Katie McGarry ama la musica, i finali felici e i reality show televisivi. E' anche una segreta fan della aquadra di baseball dell'Università del Kentucky. Katie ama ascoltare i suoi lettori, per cui potete contattarla sul suo sito - katielmcgarry.com - e seguirla sui suoi account Twitter o diventando fan della sua pagine Facebook e su Goodreads.


mercoledì 27 aprile 2016

Recensione: "Dopo la Tempesta" di Linda Castillo











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Dopo
la Tempesta
di Linda Castillo
pagine 400 circa
prezzo 14.50€
Timecrime
già disponibile
voto:
★★★★
--o-- 









La serie "Kate Burkholder" è composta da:
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01. Sworn to Silence - Costretta al silenzio
02. Pray for Silence - La lunga notte
03. Breaking silence - In un vicolo cieco
04. Gone Missing - Scomparsa
06. Her Last Breath - Il suo ultimo respiro
05. The Dead Will Tell - Tracce dal passato
07. After the Storm - Dopo la Tempesta
08. Among the Wicked - ancora inedito

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cover originale

Quando un tornado si abbatte su Painters Mill dissotterrando dei resti umani, spetta al capo della polizia Kate Burkholder la responsabilità di effettuare i primi rilievi e comunicare il ritrovamento delle ossa alla famiglia. 
Da subito la vicenda appare più complessa di quanto non sembri: emergono alcuni dettagli inquietanti, indizi che portano a pensare che quella morte non sia stata accidentale. Dietro al macabro rinvenimento si nasconde qualcosa d’indecifrabile, un mistero che risale a molti anni prima e affonda le radici nel cuore della comunità amish cui anche Kate una volta apparteneva: la stessa comunità che ora sembra fare di tutto per proteggere il proprio segreto. 
Nel frattempo, anche la vita privata di Kate è scossa da un evento inaspettato: il suo equilibrio mentale e la fragile relazione tra lei e l’agente John Tomasetti saranno messi a dura prova e subiranno un punto di svolta. 
Perseguitata da un killer efferato quanto evanescente e dai demoni del passato, Kate riuscirà infine a scavare tra le prove di un orrore inimmaginabile e a scoprire una catena di segreti familiari che custodiscono qualcosa di inaspettato e sconvolgente...Un’investigazione serrata, asfissiante. Una storia che indaga nel profondo delle atrocità umane e ne rivela il lato più oscuro.

 Just south of Groom Texas:

Considerazioni.
"Dopo la Tempesta" è il romanzo che chi segue da un pò di tempo la storia di Kate Burkholder, ovvero la protatonista di questa serie, stava aspettando.

Non tanto per il fatto che alcuni risvolti del passato saltano fuori e ritornano a far paura a Kate, quanto piuttosto perchè ci vengono dati degli elementi in più circa il suo rapporto con Tomasetti, cosa che si era vista meno nei romanzi precedenti a questo.

Ovviamente il romanzo non parlerà solamente del risvolto sentimentale di questa dura quanto appassionante eroina nei nostri giorni - scissa non solamente nell'animo, diviso tra due culture e due modi di vivere profondamente diversi (quella inglese e quella amish), ma anche tra una vita che potrebbe essere e le paure che fanno parte del suo passato - ci porterà, come al solito, a sondare il male puro impersonificato da un assassino spietato e crudele.

Painters Mill è infatti scossa dal ritrovamento, a seguito di una tempesta, di resti umani di cui dovrà dare notizia, ai giornali ed alla famiglia il capo della polizia in carica: Kate Burckholder.

Kate, per coloro che non hanno potuto ancora leggere nulla di questa serie di libri, è un donna apparentemente molto forte, quasi fredda, che da quando è poco più di una bambina è abituata a nascondere i suoi sentimenti, a celarli dietro un'apparenza algida e distaccata: sia cercando giustizia facendo il suo mestiere, sia con Tomasetti, con il quale condivide un passato tragico ed infelice, ma un presente interessante e in sintonia (quasi sempre).

In "Dopo la Tempesta" il caso principe, quello delle ossa ritrovate, da subito sembra un caso di ritrovamento accidentale, ma poi emergono particolari inquietanti che conducono Kate a pensare quelle ossa raccontino una storia piuttosto tragica che appartiene a qualche anno prima, alla comunità amish.

Questi ultimi, come sempre, non collaborano con "gli inglesi" e quindi le indagini subiranno rallentamenti e lungaggini impreviste, ma mano a mano la verità troverà il modo di farsi strada e arrivare fino al capo della polizia, determinata più che mai a difenderla. Ma Kate non ha tenuto conto del fatto che il killer potrebbe perseguitarla, volerla morta ...

A tutto questo si aggiungeranno, come vi avevo prannunciato, i problemi personali tra Kate e Tomasetti, che dovranno affrontare un grosso cambiamento nel loro rapporto, che obbligherà Kate ad affrontare una tra le più grosse paure che nella vita temeva di affrontare e che la costringerà a rimettere tutto "in prosepettiva", ma non per questo in negativo.

Devo confessarvi di aver apprezzato moltissimo la scelta della Castillo, per una volta, di prediligere (come preponderanza) le questioni personali a quelle investigative, in quanto c'era proprio la necessità di porre Kate in difficoltà da un punto di vista personale, vederla messa alle strette, non tanto dall'altra persona, Tomasetti, quanto dalla situazione e dalle decisioni che deve assumere psicologicamente e concretamente.

Certo stiamo parlando della Castillo, quindi non aspettatevi una commedia, i toni continuano ad essere prevalentemente cupi, oscuri e introspettivi. In "Dopo la Tempesta" tutto è un confrontarsi - per Kate - con le proprie scelte, il proprio passato e il male che proviene dall'esterno, in questo caso un criminale particolarmente crudele.

Al cardiopalma il finale che incalza senza lasciare scampo, fino all'ultima scena, che sconvolge tutto, lascia un segno dentro tutti, in particolar modo dentro Kate, che sebbene alla fine perde qualcosa, comprende anche motissimo di se stessa, cerca e trova una riappacificazione con il passato e nuova prospettiva con Tomasetti, che è sempre li per lei, sempre li a sostenerla e prenderla per mano.

Se non avete ancora iniziato questa serie, vi consiglio di farlo, se amate il thriller, il mistero, le vicende lineari, ma ben articolate, se volete lggere qualcosa di diverso, che si divida tra la cultura e le regole amish e quelle moderne, in un posto molto lontano da qui ma ai nostri giorni, ecco che la Castillo non vi deluderà. Consigliatissimo.

 


Linda Castillo  è una delle più note autrici statunitensi di thriller. Tradotti in quattordici Paesi, i suoi romanzi sono stati insigniti di numerosi premi, tra i quali il Daphne du Maurier Award of Excellence e l’Holt Medallion; è stata inoltre finalista al prestigioso Rita Award per il miglior esordio. Costretta al silenzio è il primo volume della serie dedicata a Kate Burkholder, a cui hanno fatto seguito La lunga notte (Timecrime, 2012) e Breaking silence (In un vicolo cieco, di prossima pubblicazione). Vive con il marito in Texas.

martedì 26 aprile 2016

Recensione: "La Grotta di Cristallo" di Mary Stewart












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La 
Grotta di 
Cristallo
di Mary Stewart 
pagine 442 circa
prezzo 22€
Elliot
già disponibile
voto:
★★★★
--o-- 








"La trilogia di Merlino" è composta da:
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1.  The Crystal Cave (già pubblicato da Rizzoli) - La grotta di cristallo
2. The Hollow Hills (già pubblicato da Rizzoli) - in attesa di ripubblicazione
3. The Last Enchantment (già pubblicato da Rizzoli) - in attesa di ripubblicazione
4. The Wicked Day - ancora inedito
5. The Prince and the Pilgrim - ancora inedito
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cover originale
Chi era Merlino?
Il buon mago delle favole dall'occhio gentile e la barba lunga, oppure il chiaroveggente delle antiche leggende bretoni e gallesi, figlio del Diavolo, inquietante e calcolatore, o addirittura un bardo, un pazzo, un saltimbanco che scelse un'esistenza da reietto?
Questa è la storia di una vita tra luci e ombre, nell'Inghilterra del V secolo dopo Cristo, il racconto di un bambino senza padre, sovrastato da poteri che non conosce, di una famiglia in cui regna l'intrigo, di una terra difficile da governare. "La grotta di cristallo" costituisce il primo capitolo di una trilogia dedicata a Merlino, che inizia dal caos provocato dalla caduta dell'Impero di Roma fino all'ascesa al trono di Artù.
Merlin and infant King Arthur By Julek Heller.:


Considerazioni.
Merlino, Merlino, Merlino ...

Quante volte abbiamo sentito parlare di questo personaggio? Quante volte ne abbiamo visto (più che volentieri) una trasposizione cinematografica? Quante volte avremmo voluto avere i suoi poteri, abitare nei suoi tempi e avere il suo nome immortale inciso nella mente di tutti i posteri a venire?

Io ho le mani alzate (entrambe) ...

Ovviamente quando ho sentito parlare di questo romanzo non ho potuto che leggerlo e sono contenta, anzi contentissima, di averlo potuto fare, perché è una lettura di cui altrimenti avrei sentito la mancanza.
Molto, moltissimo, tempo fa ho letto quella meraviglia che fu "Le nebbie di Avalon" e da quel momento in poi devo dire di aver paragonato (anche se solamente un pochino) quel romanzo a tutti quelli che tiravano in ballo tanto Morgana, quanto Re Artù, sino ad arrivare alla figura di Merlino, il grande Mago.

La Stewart è riuscita in parte a disconnettermi da "Le nebbie di Avalon" e a propormi la visione di Merlino sotto una nuova luce, molto interessante, con vicende legate alla Bretagna prima della venute di Re Artù, narrando le vicende di un giovane Merlino, che da piccolo e impacciato infante muove i primi passi nel mondo duro e pericoloso degli uomini, per approdare a conoscenze di livello superiore, quelle magiche.

Il Merlino che conosciamo in "La Grotta di Cristallo" è ormai uomo anziano, che sulla soglia del trapasso pensa a cosa è stato della sua esistenza, delle sue lotte, delle sue vittorie, delle sue sconfitte e in questo ripercorrere il passato si apre il varco sorprendente di un uomo che prima di essere mago, prima di essere immortale e prima di essere una vera e propria leggenda, era soprattutto un uomo. Fallibile fragile uomo.

La Stewart, intrecciando alla storia qualche elemento inventato, crea una vicenda che riporta in vita il V secolo D.C. , quando l'Impero Romano aveva ormai abbandonato la Britannia e lasciato dietro di sé opere strutturali importanti, un ordine e una società molto diversa da quella prima conosciuta. Anche la religione, sebbene contemplasse divinità, era comunque molto diversa e contrastante con il credo dei primi abitanti residenti in quelle terre.

Ecco quindi che sopite, ma non eliminate, piano piano, queste antiche credenze, questi miti a lungo tempo nascosti, tornano ad abitare la Britannia, ma senza una guida precisa e con un certo smarrimento da parte di coloro che cercano un punto fermo, un carattere forte e deciso in cui deporre la loro fiducia.
In questo quadro storico in mutazione e poca certezza, ove s' insinuano credenze, leggende e miti che portano la gente alla confusione, nasce Merlino, nipote illegittimo del Re del Galles.

Merlino cresce con gli ideali e i miti dei suoi avi, seguendo le tradizioni celtiche, con un'eredità importate da parte della madre (la quale gli ha tramandato i poteri degli antichi druidi) e grazie agli insegnamenti del maestro Galapas nella Grotta di Cristallo, impara a gestire le sue doti.
Merlino è un bravo allievo, ma i tempi sono duri e presto conoscerà l'amara vita, che lo condurrà - a causa della morte del nonno e perseguitato dallo zio - schiavo e in prigionia alla conoscenza del padre (nel male, il bene), destinato a unificare la Britannia.

Ambrogio, questo il nome del padre, continuerà ad impartirgli lezioni importanti, come la cultura e il sapere romano, l'ingegno di questi ultimi, i loro complicati studi sulle varie discipline conosciute, andando anche ad arricchire la cultura magica del figlio, fino a renderlo l'uomo intelligente, sagace, interessante, colto e potente che era destinato a divenire sin dal principio e dandogli gli strumenti per renderlo un uomo molto pericoloso. Estremamente pericoloso.

Merlino viene rappresentato dalla Stewart come un uomo che ha sofferto, che è caduto e che si è rialzato, che ha patito, combattuto, amato, ma che è sempre rimasto fedele a se stesso combattendo per quello in cui credeva, certo aiutato non poco dal potente potere dei druidi, ma comunque estremamente intelligente da comprendere come, quando e quanto utilizzarli e capire chi sostenere e chi (e come, e quando) affondare per il bene collettivo del suo paese.

E' una storia che mostra Merlino come l'uomo, Merlino come il mago, ma non sminuendo la sua figura, che rimane pur sempre intrisa di mistero e magnetismo, che ci svela, credibilmente, la sua storia.

La Steward scrive inoltre molto bene e in modo fluido, efficace, soffermandosi su descrizioni e su dialoghi senza eccedere nell'uno e nell'altro, creando così una storia affascinante e appassionante sia per la storia in se stessa, che crediamo di sapere, ma di cui in realtà poco conosciamo e un'avventura imperdibile, ancora una volta, ma sotto un punto di vista intelligente, che vale la pena leggere per come viene raccontato e la passione con cui è narrato dall'autrice, che è evidentemente rimasta molto colpita dal personaggio di Merlino.


Художник Шишкин Андрей Алексеевич:


Mary Florence Elinor Stewart, nasce a Sunderland. Fu docente di letteratura inglese fino al suo matrimonio, avvenuto nel 1945, con Sir Frederick Stewart, preside del dipartimento i geologia della Edinburgh University. Dal romanzo The Moon-Spinners ne venne tratto anche un film. La serie di libri, più tardi definite "Le cronache di Merlino" portò Lady Stewart nella classifica dei bestseller, più volte dagli anni 1960 fino agli anni 1980.
lunedì 25 aprile 2016

Recensione: "Suffragette. La mia storia" di Emmeline Pankhurst







 


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Suffragette
di Emmeline Goulden Pankhurst
pagine 238
prezzo 17.50€
Castelvecchi
già disponibile
voto:
★★★★
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Emmeline Pankhurst fu l’ispiratrice della più dura battaglia per i diritti delle donne nella storia dell’Occidente.
Nel 1903 fondò la Women’s Social and Political Union, un’organizzazione militante che ricorse a metodi di lotta estremi: incendi di chiese o edifici abbandonati, irruzioni nelle sedi istituzionali, sabotaggi di linee telefoniche, aggressioni a politici e poliziotti. Molte suffragette, tra cui la stessa Pankhurst, subirono arresti e violenze.
Quest’autobiografia fu completata agli inizi della Prima Guerra Mondiale, quando nell’interesse nazionale la battaglia suffragista fu temporaneamente sospesa.
Nella prefazione la Pankhurst avverte: «La lotta per la piena emancipazione delle donne non è stata abbandonata; essa è stata, per il momento, semplicemente sospesa. Quando il fragore delle armi cesserà […] la richiesta verrà fatta di nuovo. Se non sarà accordata rapidamente, allora, ancora una volta, le donne prenderanno le armi che oggi hanno generosamente deposto. Non ci potrà mai essere una pace reale sulla terra finché alla donna, la metà materna della famiglia umana, non sarà data libertà nei consessi del mondo».

My Own Story: Inspiration for the major motion picture Suffragette
cover originale

Considerazioni.
Il romanzo di cui ho deciso di parlarvi ora è un romanzo legato ad un lotta, fortunatamente vinta, ma non senza sofferenze, decisioni difficili e incominciata decisiva e importante, sul suolo inglese. Sto parlando del movimento suffragista femminile, nel caso specifico in Inghilterra, che riguardò proprio l'autrice di questo libro e dal quale recentemente è anche stato tratto un film con protagoniste attrici come Mulligan, Bonham Carte, Streep e Gavron (che tra l'altro vi consiglio di vedere).

La Goulden - Pankhurst ci parla dei suoi ricordi e sulla necessità e il dovere di condurre al diritto di voto per le donne, e sin da subito l'autrice ci porta indietro nel tempo, a quando era una bambina che apparteneva all'alta borghesia di Manchester, cresciuta con solidi ideali di abolizionismo della schiavitù nelle americhe, o contro la Guerra Civile Americana. Emmeline ci racconta come già da piccola ascoltasse il padre e partecipasse alle discussioni accese che si creavano nei loro salotti. Non solo, insieme alla madre raccoglieva le offerte per aiutare coloro che necessitassero del loro aiuto.

Nonostante la famiglia della Goulden fosse così moderna, così pervasa d'amore nei suoi confornti, e sebbene fosse una casa decisamente più accogliente di molte altre, per il periodo, vi erano alcune cose per cui il padre riteneva di dover seguire gli usi e le consuetudine del tempo, come il fatto che l'educazione dei fratelli maschi di Emmeline venisse prima della sua, in quanto ragazza. Nel romanzo si legge palesemente l'amarezza dell'autrice nel momento in cui dalla bocca del padre escono le parole che più, nella vita, l'hanno ferita:  “Che peccato che non sia un ragazzo”. Non è una cosa che il padre le dica con rabbia, ma lo dice con un senso di dispiaciemento per le regole che impone la società dell'epoca, una constatazione che a Emmeline ferisce come un bisturi, però.

A quindici anni però ha l'occasione di compiere i primi passi per la lotta che darà significato e importanza a tutta la sua vita: il diritto al voto. Occasione che per un pò accantona per partire per Parigi, dove vi rimarrà fino ai diccianove anni, per studiare presso una delle prime scuole superiori per allieve femmine, quella della Marchef-Girard.

Tornata in patria, a Manchester, aderisce al movimento che aveva incominciato a conoscere prima della partenza, diventato man mano sempre più importante e arrivato a contare, tra le sue fila, personaggi di spicco della comunità di Manchester, di una certa esperienza e cultura, come il prezioso Richard Marsden Pankhurst, avvocato, fondatore del comitato e marito della Goulden (ecco perchè il doppio cognome) nel 1879.

Nonostante il matrimonio, i figli e la posizione sociale da mantenere, la Pankhurst non perde interesse per la lotta al voto e quando le cose divengono veramente critiche, al punto da guadagnare tutto o perdere tutto, anche lei scende in campo e lotta per il diritto di voto alle donne...

E' stata una lettura decisamente interessante, una di quelle che ispirano lotte per ideali importanti, per qualcosa che va al di là di molte considerazioni superficiali giornaliere e che permettono di fermarsi un attimo e comprendere quanto un qualcosa di ordinario e scontato, sia in realtà merito di una straordinaria lotta, fatica e rinuncia. 
Grazie alla scrittura e all'esperienza diretta della Pankhurst si percepisce nitidamente il bisogno di lasciare una testimonianza scritta di quegli eventi storici che hanno portato all'affermazione del diritto delle donne, cosa che oggi diamo per scontato, ma che per lungo tempo così non è stato.

Le parole della Pankhurst trasudano iniziale impotenza e dolore per 'ingiustizia polica e sociale a cui si trova innanzi, per la mancanza di possibilità di eguaglianza. Poi però il registro cambia e la Pankhurst vede che non è solamente un suo sentimento, quello di cambiare le cose, e il movimento concretizza le cose, le rende fattibili, e un desiderio muta in realtà, anche il prezzo sono numerosi arresti, tempo rubati ai bambini e al marito. L'autrice, come molte donne che si mossere per il diritto al voto non fu semplice, perchè la loro è stata una vita difficile, che comportava pestaggi, arresti, violenze da parte della polizia che respingeva le dimostranti con tutti i mezzi. Fu un'epoca non facile, ma che alla fien concesse e si piegò ad una volontà più forte e determinata, che non si sarebbe mai piegata al fato che gli uomini si considerassero superiori e gli unici a poter esprimere il loro voto.

E' un libro a tutte le donne, per comprende un passaggio importante delle storia, in quanto a volte lo si sottovaluta troppo.


BC Suffragette Victory:


Emmeline Goulden Pankhurst (Manchester, 1858 – Londra, 1928) Attivista britannica, guidò il movimento suffragista a cavallo tra Ottocento e Novecento. Si appoggiò dapprima al partito liberale, poi al partito laburista indipendente, prima di fondare il WSPU. Morì nel 1928, poche settimane prima del Representation of the People Act che estese il diritto di voto a tutte le donne. Il suo nome è stato inserito dal «Time» nella lista delle cento persone più importanti del Novecento.
venerdì 22 aprile 2016

Recensione: "Cabaret Biarritz" di José C. Vales











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Cabaret 
Biarritz
di José C. Vales 
Pagine 360
Prezzo: 18,00€
Ebook: 9,99€
Neri Pozza Editore
voto:
 ★★★★
--o--









Nella Parigi del 1938, Philippe Fourac è il direttore e proprietario de La Fortune, una casa editrice dai toni popolari che si rivolge principalmente a un pubblico di signore benestanti. 
Nemico degli autori avanguardistici e dei tomi arcigni «che puzzano di letteratura», Fourac è alla ricerca costante di fatti e argomenti i cui aspetti «più truculenti, sanguinari e morbosi» possano essere trasformati, da una buona penna, in un romanzo di successo. 
Quando conosce Georges Miet, un giovane scrittore zoppo, quasi cieco e con più pulci dei ratti di Saint-Germain, il direttore capisce immediatamente che quel ragazzo malconcio è disposto a fare qualunque cosa pur di guadagnarsi da vivere con la scrittura. E così nasce il progetto «Cabaret Biarritz». 
Fourac incarica Miet di scrivere un romanzo «serio ma appetibile» sui drammatici fatti che una decina d’anni prima, precisamente nell’estate del 1925, scossero l’elegante località turistica di Biarritz, nel sud della Francia. Gli articoli di cronaca dell’epoca pubblicati su La Petite Gironde parlavano del corpo di una donna rinvenuto con una caviglia incastrata in un anello d’ormeggio del porto. Un caso rubricato dalla polizia tra i soliti tragici incidenti di «una notte di bagordi in Côte Basque». 
Arrivato a Biarritz, Miet intervista gli amici e i conoscenti della vittima, dopodiché passa al setaccio le maliziose ballerine del cabaret Les Sirènes, i ricchi vacanzieri di stanza al Casinò Bellevue, e una schiera pressoché infinita di governanti, gioiellieri, lanciatori di coltelli, artisti omosessuali e becchini. Più le dichiarazioni aumentano, tuttavia, più il mistero si infittisce. 
Quando scopre che i cadaveri di altre due persone erano già stati rinvenuti in circostanze molto simili alla prima vittima, la polizia inizia a pedinarlo e il suo editore gli intima di tornare a Parigi. Solo, impaurito e senza il becco di unquattrino, Miet è convinto che tre delle persone che ha intervistato – il giornalista locale conosciuto come «Vilko», il fotografo Marcel Galet e l’aristocratica e seducente Beatrix Ross – sappiano molto più di quello che gli hanno raccontato. Il problema è inventarsi un modo per convincerli a parlare. 

 

Considerazioni.
Fresco.
Particolare.
Originale.
Interessante.
Piacevolissimo.

Quando ho incominciato a sfogliare "Cabaret Biarritz" non pensavo che dietro questa copertina affascinante e ammaliante ci fosse un romanzo così particolare e intrigante.

Vales ci introduce a "Cabaret Biarritz" spiegandoci che in quel del 1938 circa, un certo George Miet - testualmente descritto dall'autore come un "giovane scrittore zoppo, quasi cieco e con più pulci dei ratti di Saint-Germain" - viene ingaggiato dal Sig. Fourac - un editore parigino il cui scopo è di rendere i fatti "più truculenti, sanguinari e morbosi grande" grandi romanzi per il grande pubblico - per scrivere un romanzo su quanto accaduto a Biarritz nell'estate del 1925.

In quel periodo, nella località francese di cui sopra, successero effettivamente alcuni fatti piuttosto inquietanti. Come testimoniano i giornali del tempo, come la Petite Gironde, il corpo di una donna fu rinvenuto con una caviglia incastrata in un anello d’ormeggio del porto.

Estremamente bisognoso di soldi, Miet accetta l'incarico di Fourac e parte per la costa meridionale francese per scoprire di più sul caso e fare qualche intervista "per far saltar fuori qualcosa di buono" da scrivere. Non si aspetta però che tra un'intervista agli amici, un'altra conoscenti della vittima, qualche visita alle ballerine del cabaret Les Sirènes, qualche domandina buttata la ai ricchi vacanzieri di stanza al Casinò Bellevue, senza tralasciaregovernanti, lanciatori di coltelli, gioiellieri, artisti, gionalisti strani, ecc... il mistero della donna uccisa si svelasse essere così intricatoe fitto di misteri - nonchè collegato ad altri "fatali" annegamenti e un suicidio -  che stanno incominciando a saltar fuori ... 

Ho trovato il romanzo di Vales - che si presenta come un collage di punti di vista delle vicende su vui Miet pone domande - davvero ben costruito, presentato e congegnato.
Sebbene alcuni potranno infatti trovarlo un pò strano nell'esposizione e in qualche punto frammentario, io trovo che proprio questi punti siano i veri punti di forza di "Cabaret Biarritz", che altrimenti risulterebbe soffocante come l'estante in cui si trova immerso Miet per le sue idagini ...

La variazione dello stile nel racconto (con l'inserimento di punti di vista diversi, interviste, monologhi, note a piè di pagina che integrano il racconto, con il cambio di registro a secondo dell'estrazione sociale dei personaggi, ecc...), il mistero che rigenera se stesso nella scoperta di nuovi elementi, personaggi sopra le righe, tipicamente francesi nel loro modo di agire, nel parlare, nel mondo in cui si muovono, sono davvero perfetti per l'universo creato da Vales, che muove tutto in una sorta di bolla surreale, in cui l'intrigo, il mistero e l'ignoto ci ricordano di tenere i piedi ben piantati per terra e cercare di trovare il capo per risolvere il caso in cui il protagonisti sembra impantanarsi sempre di più.

Ho apprezzato moltissimo il fatto che all'autore sia venuto in mente di depistare il lettore con indizi erronei, con interviste in cui certi elementi sembrano davvero credibili, convincenti ma in ultimo assolutamente ingannevoli! Geniale (anche perchè me ne sono accorta troppo tardi).
Mi è piaciuto moltissimo perchè è dato tanto spazio anche al lettore, che deve partecipare alle indagini cercando di compredere quando un testimone è valido o meno, quando ha di fronte qualcosa di utile da prendere in considerazione oppure no, e così via.

In una Biarrittz dei tempi d'oro, dove tutto luccicava di possibilità, bellezza e denaro, assistiamo a fatti realmente accaduti, raccontato in un modo particolarissimo, con protagonisti decisamente sorprendenti e con un finale assolutamente spiazzante!
Sono stata avvinta dalla trama e catturata dallo stile, che mi ha proprio sorpreso nell'incedere e nell'evoluzione.
Ovviamente consigliatissimo!!!!!!




José C. Vales (Zamora, 1965) si è laureato in Lettere all’Università di Salamanca e poi specializzato a Madrid in Filosofia ed Estetica della Letteratura romantica. Lavora come editor, redattore e traduttore per diverse case editrici spagnole. Nel 2015 Cabaret Biarritz ha vinto il Premio Nadal, uno dei più importanti riconoscimenti letterari di Spagna.
giovedì 21 aprile 2016

Recensione: "Wolf. La ragazza che sfidò il destino" di Ryan Graudin








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Wolf
La ragazza
che sfidò
il destino

di Ryan Graudin
pagine 300 circa
prezzo 14.90€
ebook 6.99€
DeAgostini
già disponibile
voto:
★★★★
--o--







La trilogia "Wolf by Wolf" è composta da:

1. Wolf By Wolf - Wolf - La ragazza che sfidò il destino
2. Iron to Iron - ancora inedito
3. Blood for Blood - ancora inedito
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cover originale




E’ il
1956 e l’alleanza tra le armate naziste del Terzo Reich e l’impero giapponese governa gran parte del mondo. Ogni anno, per celebrare la Grande Vittoria, le forze al potere organizzano il Tour dell’Asse, una spericolata e avvincente corsa motociclistica che attraversa i continenti collegando le due capitali, Germania e Tokyo. Il premio in palio?

Un incontro con il supersorvegliato Führer, al
Ballo del Vincitore. Yael, una ragazza sopravvissuta al campo di concentramento, ha visto troppa sofferenza per rimanere ancora ferma a guardare, e i cinque lupi tatuati sulla sua pelle le ricordano ogni giorno le persone che ha amato e che le sono state strappate via.

Ora la Resistenza le ha dato un’occasione unica: vincere la gara, avvicinare Hitler... e ucciderlo davanti a milioni di spettatori.

Una missione apparentemente impossibile che solo Yael può portare a termine. Perché, grazie ai crudeli esperimenti a cui è stata sottoposta, è in grado di assumere le sembianze di chiunque voglia.

Anche quelle di
Adele Wolfe, la Vincitrice dell’anno precedente. Le cose però si complicano quando alla gara si uniscono Felix, il sospettoso gemello di Adele, e Luka, un avversario dal fascino irresistibile..


Considerazioni.
Amo le rivisitazioni. Le amo se sfiorano il distopico, se aprono uno spiraglio ipotetico interessante e le adoro se cercano di indurmi a credere che quello che mi stanno narrando sia credibile, sia verosimile, come uno strano scherzo del destino, di un un'universo parallelo.

Devo dire che non mi aspettavo che questo romanzo mi piacesse, non così tanto almeno, perchè letta la trama non era scattato quel qualcosa che me lo facesse scegliere all'istante (grazie dunque per le vostre richieste, che mi hanno convinto a farlo!), invece con il procedere della storia, con l'avvicinarsi del succoso nucleo, è avvenuto, mi è piaciuto quanto creato dalla Graudin, in base agli accadimenti della Seconda Guerra Mondiale (o per lo meno come sarebbe stato).

L'autrice della Carolina del Sud  parte da una premessa semplice: cosa sarebbe accaduto se a vincere la Seconda Guerra Mondiale fosse stato l'asse Tedesco - Nipponico? E fin qui nulla di particolarmente fantasioso, escluso l'evento possibilistico ... la Graudin si spinge però oltre, ponendo al centro della storia una ragazza intenzionata a uccidere niente meno che il Führer!

Come? Presto detto. Tutti gli anni viene organizzata una corsa motociclistica tra le due capitali che hanno ottenuto la Grande Vittoria al termine della quale il vincitore, o la vincitrice, ha l'onore d'incontrare il Führer. Yael, la protagonista del romanzo, ha quindi in mente di vincere la gara e compiere quanto non è ancora riuscito a nessuno ... uccidere Hitler.

In questo ipotetico mondo, la Graudin ci informa che gli USA non si sono esposti nel conflitto tra le potenze europee, e sono rimasti isolati, che la Germania e il Giappone si sono unite per attaccare l'Unione Sovietica, facendola soccombere al doppio attacco e che infine Hitler ha vinto su tutti, invadendo anche l'Inghilterra, grazie alla riuscita dell'operazione Leone Marino. Per cui ora la Germania, con il suo Terzo Reich, domina l'Europa fino agli Urali, mentre il Giappone ha costituito,  insime all'Oceania e l'Asia, la Sfera di Co - Prosperità.
Non è una visione così impossibilistica, a pensarci bene, in quanto le se cose fossero volte al peggio, probabilmente la situazione non sarebbe stata la fine della guerra ma l'inizio di un Impero dittatoriale terrificante e molto potente.

In questa ipotesi si muove Yael, una bambina di sei anni circa che all'inizio di "Wolf", nel 1944, che viene condotta in uno dei campi di concentramente e scelta tra i soggetti idonei a essere sottoposti a esperimenti che renderli dei "veri ariani". Yael rientra nel progetto numero 85, quello in mano del dottor Geyer, che la segnarà per sempre...

Passati diversi anni, siamo nel 1956, Yael ha 18 anni e si trova in Germania, a Berlino, capitale del Terzo Reich. Yael abita da sola in un appartamento, cercando di vivere una vita all'insegna della sopravvivenza una volta riuscita ad evadere (grazie anche alle nuove capacità acquisite con gli esperimenti) dal campo di concentramento in cui era stata rinchiusa. Ora appartiene alla Resistenza, anzi è uno dei membri di spicco di quest'ultima, e si è fatta tatuare sul braccio cinque lupi.
Questi ultimi, per il romanzo, nonchè per la protagonista, sono importantissimi, oserei dire i.n.d.i.s.p.e.n.s.a.b.i.l.i., tanto per compredere gli intenti di Yael, quanto per cogliere l'animo del romanzo, il suo lato più toccante, nonchè la giustificazione vera alla vendetta.

La Graudin ci spiega bene chi sono questi cinque lupi, queste anime che ululano vendetta, questi cinque lupi così incredibilmente vividi e reali da voler saltar fuori dal disegno e attaccare insieme a Yael i suoi nemici.

    "[...] Ricorda e sentiti dilaniare.
    La Babushka... le aveva dato uno scopo.
    La mamma... le aveva dato la vita.
    Miriam... le aveva dato la libertà.
    Aaron-Klaus... le aveva dato una missione.
    Vlad... le aveva dato il dolore.
    Quellli erano i nomi che sussurrava al buio.
    Quelli erano i pezzi che rimetteva a posto.
    Quelli erano i lupi che cavalcava in guerra.[...]"
                         da "Wolf. La ragazza che sfidò il destino" di Ryan Graudin

Vi lascio scoprire meglio il come, per ora vi basti sapere che Yael, acquisendo l'identità di Adele Wolf (vincitrice della competizione l'anno precedente), parteciperà alla Gara dell'Asse, gara motociclistica che attraversa tutta l'Europa partendo dalla Germania, toccando Praga, Roma, Il Cairo, Gaghdad, Nuova Delhi, Dhaka, Hangi, Shanghai, e giungere all'arrivo a Tokyo.

In una lotta all'ultimo sangue Yael dovrà sopravvivere alle astuzie e ai giochi (molto spesso sporchi) degli altri concorrrenti (che si fanno più crudeli e mortali man mano che il traguardo si avvicina), dovrà guardarsi da coloro che conoscevano bene Adele, come il fratello gemello che partecipa alla gara, Felix, che possono smascherarla in qualsiasi momento e dovrà anche fare molta attenzione a personaggi come Luka, archetipo incarnato della razza ariana, il quale osserva Yael in uno strano modo ...

Yael non può permettersi di sbagliare nemmeno una mossa, perchè ogni errore è fatale ...

Come vi dicevo poco sopra "Wolf. La ragazza che sfidò il destino" è un romanzo che conquista e lo fa con elementi diversi, poco innovativi, ma assolutamente efficaci. Quali sono?

- Ambientazione: questa è cupa, soffocante, impregnata di terrore, spietata disperazione e indefessa violenza. L'ambientazione, è a mio parere perfetta, ed è anche quella che fa si che un romanzo scritto per un pubblico relativamente giovane, possa essere letto da tutti, trasversalmente. Qui i deboli, gli indifesi, le minoranze, ecc... sono schiacciate, vittima di ideologie, di estremismi, di violenze fisiche e mentali, mentre a dominare sono i prepotenti, i violenti, i folli e i mercenari. L'ambientazione del romanzo non lascia scampo, non lascia ragione, non soccombe il torto, e quindi c'è cupezza e tormento, davvero ben ricreati.

- Personaggi: ho amato e apprezzato, per il loro ruolo, praticamente tutti i personaggi, che trovano una collocazione perfetta per rappresentare un mondo, una società, un'intento che rappresenta un'epoca e una situazione complessa, in cui sono richieste decisioni estreme e molto spesso d'impeto. La Graudin riesce a costruire la caratterizzazione dei personaggi in modo naturale, completo e introspettivo, tanto da renderli coerenti con le loro azioni del momento.
Ma più di tutti ho apprezzato Yael. E' una protagonista certamente forte, indomita, indipendente e risoluta, ma è un soprattutto una protagonista che si è guadagnata questi aggettivi con il dolore della perdita, con le lacrime dello sfinimento e il sangue dei suoi cari, è una ragazza che in realtà è già adulta, cresciuta troppo presto, che si cerca obiettivi (una vendetta e un posto nel mondo più grandi di lei), ma necessati per il codice morale che le persone che sono morte le hanno insegnato e a cui ora lei sente di dover rendere giustizia.
Yael è una ragazza che ha subito lutti dalla portata dolosa indecifrabile, che ha perso la sua innocenza e la sua umanità, è una ragazza che ha visto il buio della notte, gli ha dato un nome e ora deve combatterlo.

- Luoghi: sono tanti e, anche se mi sembravano troppi per un'avventura di questo tipo, devo dire che alla fine sonno coerentemene inseriti e ben valorizzati.

- Storia: il tempo e la situazione sociale sono ben ricreate, pur non essendo un romanzo che si pone come scopo quello di farla ma solo di farne strumento per raccontare la storia di Yael.

Complessivamente, dunque, sono decisamente soddisfatta di questa storia, che sebbene non termini con questo romanzo, essendo una trilogia, riesce a inquadrare la vicenda e i personaggi ottimamente e riesce anche a imbastire la storia in modo tale da essere avventurosa e avvincente, non trovando un singolo momento di stasi o di noia.

Seguirò sicuramente questa serie, e se avete voglia di una lettura piacevole, avventurosa, dal ritmo incalzante, che vi porti sui binari del "E se fosse stato ..." con un'ambietazione e un'attenzione tale da non rimpiangere - e per una volta a ragione - l'idea e l'essenza degli Hunger Games, avete trovato pane per i vostri denti. 

 

Ryan Graudin è nata e cresciuta a Charleston, in Carolina del Sud, dove si è laureata in Scrittura Creativa. Vive con il marito e un cane lupo. Wolf. La ragazza che sfidò il destino è lo straordinario romanzo con cui esordisce sulla scena letteraria italiana.