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sabato 15 settembre 2018

Recensione "In tasca la paura di volare" di Lorenzo Foltran






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In tasca 
la paura di volare
di Lorenzo Foltran
Prezzo 12€ 
Pagine 96 
Oèdipus Edizioni
già disponibile
voto:
★★★☆☆
..o..



In tasca la paura di volare è una raccolta di 67 poesie divise in tre sezioni: Donne sparse, I lampioni e nessun altro e In tasca la paura di volare. 

Nella prima sezione, composta essenzialmente da liriche amorose, il senhal, elemento classico della poesia d’amore fin dai provenzali, perde il suo ruolo di richiamo all’unicità della donna e cambia, si maschera sotto altre forme. Ne derivano le immagini del teatro e dell’affabulazione (le prime poesie, Margherita e “Filo d’erba” rimandano al prato del Decameron dove i giovani fiorentini scampati alla malattia “cominciarono di novellare sopra la materia). La figura della donna è quella dell’attrice (Dietro le quinte) che assume ruoli e caratteristiche diversi in base al personaggio da interpretare (si veda l’ammiccante ambiguità dell’indeterminato nel titolo You and me). La prima sezione è, quindi, finzione, manierismo, e per tale motivo propone testi anche banali come “Quando la guardo, tutto” che utilizzano le forme più stereotipate del linguaggio della lirica d’amore. La sezione si conclude con la presa di coscienza della distanza incolmabile tra la io lirico e tu, tra chi guarda e chi è guardato. I testi poetici diventano reperti consacrati a un’istanza museale. La lirica d’amore, intesa come dialogo io-tu, binomio poeta-musa, è considerato come una Storia che deve essere musealizzata. 

Nella seconda sezione, al fallimento del rapporto io-tu (Peccato che non ci siamo incontrati oggi…Eravamo così vicini…) ne consegue quello della poesia tout-court (“Non c’è più posto per la poesia). Il poeta è costretto ad uscire dal museo, dal teatro, dalla biblioteca (“Senza l’amore di lontano”) in cui si rifugiava, a confrontarsi con la ripetitività e l’apparente facilità di vicende terrene che sconfinano spesso nella dimensione usuale e mondana (rappresentato, per esempio, dalle rime in -are e dal lessico quotidiano in Sabato sera) e a tornare a casa (I lampioni e nessun altro) prendendo atto che tutto ciò che ha scritto/vissuto è stato pura illusione. Alla staticità della prima sezione si oppone il dinamismo della terza, segnata dal viaggio, dalla migrazione, dalla mescolanza linguistica, dal lavoro. L’io poetico in fuga dalla finzione di Donne sparse e dalla realtà evocata in I lampioni e nessun altro, si trova disorbitato tra lo slancio spaziale verso il futuro (“Immensa consapevolezza”) e la gravità temporale che lo riporta verso il passato (“Bevendo un infuso dei tuoi profumi”). 

La raccolta si conclude con le stazioni di un pellegrinaggio ( Boulogne- Varenne, Brest, Le Barcarès- Saint Laurent de la Salanque, Saint Cloud) e dalle riflessioni esistenziali che le accompagnano.



Considerazioni.
Ho letto volentieri questo libro di poesie, che con poco più di una sessantina di pagine ci porta prepotentemente nel mondo di questo poeta. E' un'esperienza particolare, singolarmente vicina a quello che Foltran conosce, vede, sente, percepisce. Quest'ultimo si fa infatti tramite di quanto conosce, di quanto lo circonda, in una modernità che mi fa sempre specie leggere, soprattutto quando si parla di poesie, in quanto è difficile trovare e portare nel mondo moderno - della poesia almeno - qualcosa di veramente attuale e differente.

"In tasca la paura di volare" mantiene quanto promette nel titolo. Foltran è come se prendesse dei sassolini dalla tasca e li svuotasse uno ad uno, facendo emergere quanto teneva ben nascosto e protetto dagli sguardi: non nasconde paure e fragilità, non mostra incertezza  nell'elencare e descrivere momenti di confusione o solitudine e quindi a rappresentare la situazione di quanti si trovano a vivere la comune quotidianità anche in una sorta di smarrimento, usando un linguaggio semplice, diretto, che colga subito e nell'immediatezza di una situazione, una condizione. Vuoto, solitudine, ricerca, paura emergono con chiarezza di intenti e per scelta di parole. 

Quello che mi sento di chiedere a Foltran, per i successivi lavori e però un maggior coinvolgimento dal punto di vista emotivo. 

Ho letto queste poesie con convinzione e con la volontà di essere rapita da un momento, un sentimento, ma questo non è accaduto, anzi ho riletto provando di convincermi a provarlo, ma non trovando appigli di sorta. Purtroppo. E' vero che egli descrive sentimenti, situazioni e vicissitudini, ma - soprattutto da metà raccolta in poi - appare asettico, lontano e distante dall'appassionare nel farlo. Peccato. Se scrivesse con maggiore pathos sarebbe davvero stupendo, in quanto la poesia fine a stessa, legata solo alle parole, alla descrizione, all'elenco, statica, è fine a se stessa.



...o. Un assaggio del libro .o...


Saint-Cloud

Qualcuno che nella voce di un altro
cuoce al sole solo illusioni
di giorni senza meta
nel parco, dove ai rami
si intrecciavano le mani.
Curvo, il groviglio sciolto
e serrato sul dorso
sigilla la corteccia
tesa a un vento da conchiglia.
La voce è un’altra, la terra la stessa.
© Lorenzo Foltran

Brest

Polvere e calcinacci,
cani e padroni in un cantiere
sempre aperto.
Rovine battute dal vento,
dal tempo che fucine
salvate dal bombardamento
mantengono in vita.
Gli altri non capiscono.
Mattoni su mattoni,
siamo tanti e siamo soli.

Triste la vita di chi non sospira,
di chi non pensa all’esistenza
che trascina, trascinato dal peso
tuttavia non percepito.
Così, felice della condizione,
dietro il vetro opaco del mondo,
vive ignaro di essere solo un’ombra.
Ma chi vive, solo, all’esterno,
oltre il vetro opaco, domanda a un’ombra
il “sì” della sua condizione.
È triste la vita di chi sospira,
di chi l’esistenza rigetta,
trascina, trascinato via dal peso
del tutto pensato e sentito.
© Lorenzo Foltran



Lorenzo Foltran 
Nel novembre del 2011 consegue la laurea magistrale in italianistica all’Università Roma Tre con la tesi La Musa e il Poeta: la relazione io-tu nella lirica amorosa tra origini e contemporaneità. Successivamente, si è diplomato in mangment dei beni e delle attività culturali dopo aver seguito un master di secondo livello tra l’università Cà Foscari di Venezia e l’École Supèrieure de Commerce  de Paris. Ha lavorato per importanti istituzioni culturali come La Casa delle Letterature ( Festival delle Letterature) e l’Institut français (Festival della narrativa francese) a Roma e e la Fête de la Gastronomie e il Pavillon de l’Eau a Parigi, dove attualmente risiede. In tasca la paura di volare è la sua prima raccolta poetica, si ritiene, quindi, un esordiente.

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