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giovedì 7 giugno 2012

Scrittori in erba ... drizzate le orecchie!!

 PREMIO NAZIONALE 
di LETTERATURA NERI POZZA
---o- entro il 15 aprile 2013  --0---

Basset Hound
Testo del regolamento:
http://www.neripozza.it/premio_dett.php?id_mag=20
 Il perchè del Premio Internazionale Neri Pozza.

Il 4 aprile 1956, in una lettera a Goffredo Parise in cui rimprovera allo scrittore vicentino di aver smarrito, nel suo ultimo racconto Il fidanzamento, l’esuberanza poetica della sua opera prima Il ragazzo morto e le comete, Neri Pozza scrive: 
«Non ti dolere di questo parere negativo, io sono un vecchio provinciale con idee estremamente chiare anche se sbagliate (per te). Saranno idee d’arte e di poesia che fanno pochi soldi, ma sono le sole capaci di sedurmi e interessarmi. Il resto, per me, è buio e vanità».
La fede ostinata nel carattere d’arte e di poesia del lavoro editoriale attraversa da cima a fondo l’attività di Neri Pozza, dalla scoperta, nel 1951, del talento letterario di un giovanissimo Goffredo Parise sino alla collaborazione con i maggiori scrittori del dopoguerra, come Dino Buzzati, Carlo Emilio Gadda, Eugenio Montale e Massimo Bontempelli.

Nell’anno in cui cade il centenario della nascita di Neri Pozza, la casa editrice che reca il suo nome indice un Premio Nazionale di Letteratura innanzi tutto per riportare al centro del lavoro editoriale questa fede del suo fondatore. Il Premio muove, infatti, dal presupposto che siano ancora possibili, in letteratura, «idee d’arte e di poesia» o, in altri termini, che possa ancora darsi qualcosa come la letteratura.
«Ogni epoca si sente disperatamente moderna», ha scritto Walter Benjamin. Ogni epoca, infatti, si percepisce sull’orlo di un abisso in cui poesia, arte e letteratura possono precipitare. Questo sentimento «moderno» oggi si traduce nell’affermazione della fine della distinzione tra narrativa e letteratura, nel trionfo della «narratività» in cui tutto appare lecito in nome della fiction: l’ambizione letteraria, ma anche le opere delle star televisive, le testimonianze di vita vera, i gialli di mero intrattenimento. Intrattenimento e letteratura sono, anzi, considerate due semplici forme, di pari dignità, della fiction, del diletto e della distrazione che la narrativa produce.
In realtà, le cose non stanno così. La letteratura non è semplicemente ascrivibile alla narrativa, non è un fenomeno della fiction. La letteratura è una forma di pensiero in cui si traduce lo spirito del tempo, il senso di un’epoca. Vi è un compito conoscitivo proprio della narrativa che si fa letteratura. Delitto e castigo annuncia l’avvento del nichilismo molto meglio e prima di migliaia di saggi. Il processo e Il castello narrano del totalitarismo molto meglio e prima di migliaia di dotti scritti di filosofia.
 Quale genere di opere sono ammesse?

Ogni epoca ha la sua letteratura, le sue idee d’arte e di poesia. Basta coglierle. Basta coltivare, come Neri Pozza, una fede ostinata nella loro espressione.
Il Premio Nazionale di Letteratura Neri Pozza intende agire propriamente in questa direzione: scoprire i germi della letteratura, dell’arte e della poesia nel tempo presente. Per questo il Premio non concede di concorrere al suo conseguimento gialli, memoir, opere fantasy ecc. o, in altri termini, opere in cui l’intrattenimento narrativo ignori il compito conoscitivo proprio della letteratura. Il che naturalmente non significa che l’intrattenimento non debba avere il suo giusto posto nella produzione editoriale. La narrativa di intrattenimento riceve, anzi, il suo alto riconoscimento proprio quando è palese il confine che la separa dalla letteratura.
Photo: IL PREMIO NAZIONALE DI LETTERATURA NERI POZZA

Il 4 aprile 1956, in una lettera a Goffredo Parise in cui rimprovera allo scrittore vicentino di aver smarrito, nel suo ultimo racconto Il fidanzamento, l’esuberanza poetica della sua opera prima Il ragazzo morto e le comete, Neri Pozza scrive: «Non ti dolere di questo parere negativo, io sono un vecchio provinciale con idee estremamente chiare anche se sbagliate (per te). Saranno idee d’arte e di poesia che fanno pochi soldi, ma sono le sole capaci di sedurmi e interessarmi. Il resto, per me, è buio e vanità».

La fede ostinata nel carattere d’arte e di poesia del lavoro editoriale attraversa da cima a fondo l’attività di Neri Pozza, dalla scoperta, nel 1951, del talento letterario di un giovanissimo Goffredo Parise sino alla collaborazione con i maggiori scrittori del dopoguerra, come Dino Buzzati, Carlo Emilio Gadda, Eugenio Montale e Massimo Bontempelli.

Nell’anno in cui cade il centenario della nascita di Neri Pozza, la casa editrice che reca il suo nome indice un Premio Nazionale di Letteratura innanzi tutto per riportare al centro del lavoro editoriale questa fede del suo fondatore. Il Premio muove, infatti, dal presupposto che siano ancora possibili, in letteratura, «idee d’arte e di poesia» o, in altri termini, che possa ancora darsi qualcosa come la letteratura.

«Ogni epoca si sente disperatamente moderna», ha scritto Walter Benjamin. Ogni epoca, infatti, si percepisce sull’orlo di un abisso in cui poesia, arte e letteratura possono precipitare. Questo sentimento «moderno» oggi si traduce nell’affermazione della fine della distinzione tra narrativa e letteratura, nel trionfo della «narratività» in cui tutto appare lecito in nome della fiction: l’ambizione letteraria, ma anche le opere delle star televisive, le testimonianze di vita vera, i gialli di mero intrattenimento. Intrattenimento e letteratura sono, anzi, considerate due semplici forme, di pari dignità, della fiction, del diletto e della distrazione che la narrativa produce.

In realtà, le cose non stanno così. La letteratura non è semplicemente ascrivibile alla narrativa, non è un fenomeno della fiction. La letteratura è una forma di pensiero in cui si traduce lo spirito del tempo, il senso di un’epoca. Vi è un compito conoscitivo proprio della narrativa che si fa letteratura. Delitto e castigo annuncia l’avvento del nichilismo molto meglio e prima di migliaia di saggi. Il processo e Il castello narrano del totalitarismo molto meglio e prima di migliaia di dotti scritti di filosofia.

Ogni epoca ha la sua letteratura, le sue idee d’arte e di poesia. Basta coglierle. Basta coltivare, come Neri Pozza, una fede ostinata nella loro espressione.

Il Premio Nazionale di Letteratura Neri Pozza intende agire propriamente in questa direzione: scoprire i germi della letteratura, dell’arte e della poesia nel tempo presente. Per questo il Premio non concede di concorrere al suo conseguimento gialli, memoir, opere fantasy ecc. o, in altri termini, opere in cui l’intrattenimento narrativo ignori il compito conoscitivo proprio della letteratura. Il che naturalmente non significa che l’intrattenimento non debba avere il suo giusto posto nella produzione editoriale. La narrativa di intrattenimento riceve, anzi, il suo alto riconoscimento proprio quando è palese il confine che la separa dalla letteratura.

Come Neri Pozza pubblicò senza esitare il manoscritto inedito di un Parise ventenne, così il Premio Nazionale di Letteratura Neri Pozza premierà, senza esitare, soltanto opere inedite. Il compito di un Premio letterario non è, infatti, promuovere ulteriormente, come sovente accade, opere già baciate dalla fortuna nel mercato editoriale, ma segnalare inediti meritevoli di essere letti e recensiti una volta pubblicati.

Basato sul modello dei Premi letterari spagnoli, quasi tutti indetti dalla case editrici, il Premio Nazionale di Letteratura Neri Pozza ha un ultimo rilevante scopo: restituire dignità allo scouting editoriale, all’attività di selezione e valutazione dei talenti da parte delle case editrici. Un’attività oggi minacciata su più fronti, in nome di una presunta libertà espressiva che rasenta spesso l’elogio del dilettantismo.

Nel 1950 è Neri Pozza che indica a Buzzati, l’autore del Deserto dei Tartari, la via per «un libro serio, vivo, necessario alla sua storia di scrittore».

È Neri Pozza che, contro il parere dei critici che lo consideravano oscuro, pubblica Gadda e il suo Primo libro delle Favole, un titolo non compreso o addirittura sbeffeggiato quando apparve.

È Neri Pozza che stampa coraggiosamente l’esordio in prosa di Montale, la Farfalla di Dinard.

È l’editore vicentino, infine, che non esita, in nome della chiarezza dell’arte e della poesia, a indicare «orrori» ed «errori» a Goffredo Parise, diventando, come ha scritto Silvio Perrella, oltre che il suo editore anche «il suo primo critico».

Senza lo scouting e la mediazione del lavoro editoriale, molte gloriose pagine della letteratura non sarebbero mai state scritte.

Giuseppe Russo
Direttore editoriale
Neri Pozza
Come Neri Pozza pubblicò senza esitare il manoscritto inedito di un Parise ventenne, così il Premio Nazionale di Letteratura Neri Pozza premierà, senza esitare, soltanto opere inedite. Il compito di un Premio letterario non è, infatti, promuovere ulteriormente, come sovente accade, opere già baciate dalla fortuna nel mercato editoriale, ma segnalare inediti meritevoli di essere letti e recensiti una volta pubblicati.

Basato sul modello dei Premi letterari spagnoli, quasi tutti indetti dalla case editrici, il Premio Nazionale di Letteratura Neri Pozza ha un ultimo rilevante scopo:
restituire dignità allo scouting editoriale, all’attività di selezione e valutazione dei talenti da parte delle case editrici. Un’attività oggi minacciata su più fronti, in nome di una presunta libertà espressiva che rasenta spesso l’elogio del dilettantismo.
Nel 1950 è Neri Pozza che indica a Buzzati, l’autore del Deserto dei Tartari, la via per «un libro serio, vivo, necessario alla sua storia di scrittore». È Neri Pozza che, contro il parere dei critici che lo consideravano oscuro, pubblica Gadda e il suo Primo libro delle Favole, un titolo non compreso o addirittura sbeffeggiato quando apparve. È Neri Pozza che stampa coraggiosamente l’esordio in prosa di Montale, la Farfalla di Dinard.

È l’editore vicentino, infine, che non esita, in nome della chiarezza dell’arte e della poesia, a indicare «orrori» ed «errori» a Goffredo Parise, diventando, come ha scritto Silvio Perrella, oltre che il suo editore anche «il suo primo critico».

Senza lo scouting e la mediazione del lavoro editoriale, 
molte gloriose pagine della letteratura 
non sarebbero mai state scritte.

estratto dall'articolo di Giuseppe Russo - Direttore editoriale - Neri Pozza

Il Comitato di LETTURA

GIORGIO AGAMBEN si è dimesso dall’insegnamento di filosofia teoretica nell’Istituto universitario di Architettura di Venezia. Con Homo sacer (Einaudi 1995) ha segnato una nuova direzione nel pensiero politico contemporaneo. Fra i suoi libri recenti: Stato di eccezione (Bollati Boringhieri 2003); Profanazioni (Nottetempo 2005); Il Regno e la Gloria (Neri Pozza 2005; Bollati Boringhieri 2010); Segnatura rerum (Bollati Boringhieri 2008); Il sacramento del linguaggio. Archeologia del giuramento (Laterza 2008); Nudità (Nottetempo 2009); Categorie italiane (Laterza 2009); La potenza del pensiero (Neri Pozza 2010); Altissima povertà. Regole monastiche e forma di vita (Neri Pozza 2011). Dirige per Neri Pozza la collana «La quarta prosa».
LUIGI BERNABÒ Nato a Torino, laureato in filosofia a Roma, inizia la sua attività lavorativa nel cuore dell'editoria all'Agenzia Letteraria Internazionale di Erich Linder. Dal 1985 al 1988 è responsabile della narrativa per Rizzoli (sono sue le scoperte per l'Italia di Paul Auster, Ishiguro, Coetzee, Julian Barnes e molti altri prestigiosi autori). Nel 1989 fonda la propria Agenzia Letteraria che vanta oggi un nutrito parco autori sia letterari che commerciali (Jonathan Franzen, Paul Auster, Michael Cunningham, Dan Brown, Ken Follett, Gianantonio Stella, Donato Carrisi, Gianluigi Nuzzi, Chiara Gamberale sono solo alcuni delle migliaia). Particolarmente apprezzato dagli autori di romanzi il suo meticoloso e creativo lavoro di editing.
STEFANO MALATESTA è nato a Roma dove si è laureato in Scienze Politiche. Ha cominciato a viaggiare molto presto e da allora non ha mai smesso. È stato viceamministratore di una piantagione di tè alle Seychelles quando queste isole erano una colonia inglese, documentarista di animali, cronista di nera, inviato di guerra. Per la Repubblica scrive da oltre venticinque anni critiche d’arte, recensioni di libri e commenti e soprattutto racconti di viaggio sempre sulle tracce di qualcosa o di qualcuno, riprendendo una certa tradizione del recit de voyage quasi scomparsa nei giornali italiani e oggi fin troppo praticata. Oltre alle  prime guide alla natura in Italia, ha scritto L’armata Caltagirone, Il cammello battriano, Il cane che andava per mare e altri eccentrici siciliani, Il grande mare di sabbia, Il napoletano che domò gli afghani, La pescatrice del Platani. Dirige la collana di letteratura di viaggio «Il cammello battriano» per la casa editrice Neri Pozza. Il suo prossimo libro, che sarà pubblicato in giugno nelle edizioni Neri Pozza, si intitola La vanità della cavalleria e altre storie di guerra. Ha vinto il Premio l'albatros città di Palestrina, il Premio Estense, il Premio Comisso, il Settembrini Regione del Veneto, il Premio Barzini per il miglior inviato speciale dell’anno e il Chatwin.

SILVIO PERRELLA è nato a Palermo, vive e lavora a Napoli. È autore di Calvino (Laterza, 1999), Fino a Salgarèda. La scrittura nomade di Goffredo Parise (Rizzoli, 2003) e di Giùnapoli (Neri Pozza 2009). Ha curato e introdotto il Meridiano Mondadori dedicato alle opere di Raffaele La Capria. Collabora a «Il Mattino» e a «L'Indice».
SANDRA PETRIGNANI è nata a Piacenza e vive tra Roma e l'Umbria. Ha scritto i racconti raccolti in Il catalogo dei giocattoli, Vecchi, Poche storie; i romanzi Navigazioni di Circe, Come cadono i fulmini, Come fratello e sorella, Dolorose considerazioni del cuore; le interviste Le signore della scrittura. Con Neri Pozza ha pubblicato La scrittrice abita qui, libro finalista al Premio Strega 2003, il romanzo Care presenze e il libro di viaggio Ultima India.
GIUSEPPE RUSSO, napoletano, ha conseguito il dottorato di ricerca in filosofia all’Università di Napoli Federico II. Traduttore e curatore di opere di Benjamin e di Schelling, ha cominciato la sua carriera editoriale nella seconda metà degli anni Ottanta alla Guida editori di Napoli, dove ha pubblicato per la prima volta in Italia autori come Cormac McCarthy e Roddy Doyle. Negli anni Novanta si trasferisce a Milano nel Gruppo Longanesi, come vice di Mario Spagnol. Nel 2000 assume la direzione editoriale della Neri Pozza.
MARCO VIGEVANI è nato a Milano. Laureato in Filosofia, dal 1985 al 2000 ha lavorato con vari incarichi in editoria, prima con Mario Spagnol in Longanesi e Guanda, poi alla Arnoldo Mondadori Editore con Gian Arturo Ferrari. Nel 2001, dopo un periodo a New York come Visiting Scholar della Columbia University, ha fondato la Marco Vigevani Agenzia Letteraria. Ha collaborato a numerosi periodici, tra i quali il Bollettino della Comunità Ebraica di Milano, Limes, Micromega, il supplemento domenicale de Il Sole 24 Ore . Una sua lunga intervista a Primo Levi è stata raccolta nel volume Einaudi, a cura di Marco Belpoliti, Conversazioni e interviste 1963-1987, Torino,1997. Ha curato l'edizione dei seguenti volumi, editi da Sellerio, di Alberto Vigevani: La febbre dei libri. Memorie di un libraio bibliofilo, 2000, All'ombra di mio padre, 2007 e Il battello per Kew, 2009.

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