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La moglie
dell'aviatore
di Melanie Benjamin
Pagine416
Prezzo 18€
Neri Pozza
da marzo/aprile
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Natale 1927. Il celebre aviatore Charles Lindbergh ha appena compiuto in solitaria l’eroica traversata dell’oceano Atlantico, da New York a Parigi senza soste. I giornali lo braccano, le donne lo adorano, gli uomini lo emulano.
Ma quando lui, di ritorno da un viaggio, conosce Anne, la figlia dell’ambasciatore degli Stati Uniti in Messico, capisce di avere appena trovato quello di cui è in cerca da sempre, e la chiede in sposa. Un anno dopo il matrimonio, però, il primogenito della coppia, Charles jr., viene rapito da una banda di criminali che, dopo aver incassato il riscatto, lo abbandona senza vita in un campo.
cover originale
La famiglia è distrutta dal dolore, soprattutto Anne, che non riesce a perdonarsi il fatto di aver anteposto le esigenze di viaggio del marito al figlio. Anne e Charles hanno altri figli, ma non riescono più a recuperare l’intimità di un tempo.
Lindbergh è sempre in viaggio o a qualche evento mondano, e ormai non si preoccupa più neppure di nascondere le sue scappatelle. Del resto, come può una ragazza timida e riservata come Anne competere con il famoso aviatore «Lucky Lindy»? Meglio trovare rifugio nella solitudine dei libri, allora, nella scrittura e tra le braccia di un medico che la capisce.
La moglie del pilota è un romanzo dal ritmo incalzante che racconta la storia vera di una ragazza qualunque che diventa la sposa di uno degli uomini più famosi e amati degli Stati Uniti. Unendo accurate ricostruzioni del Novecento americano a struggenti situazioni domestiche, Melanie Benjamin ci regala il ritratto universale della donna moderna: capace di resistere alla non curanza e all’infedeltà del marito, di reagire alle sfortune della vita e di scoprirsi, finalmente, una brava madre.
Penso alcune storie davvero, a livello di trama e colpi di scena, superino la fantasia. Questo romanzo è un esempio di questa mia considerazione ed è incentrato sulla storia su una coppia molto famosa nel panorama americano nel periodo tra le due guerre mondiali: i Lindbergh.
Lui era i famoso aviatore che per primo compì l'impresa di volare tra il continenete americano (precisamente da vicino New York) a quello europeo (vicino a Parigi) e lei fu la moglie insicura e innamoratissima che gli tenne testa tanto nelle imprese aeree, che in quelle personali (che furono probabilmente le più drammatiche affrontate dalla coppia).
La storia, come potete evincere dal titolo è incentrata sulla vita di Anne Morrow in Lindbergh, e si evolve con la narrazione di una Anne ormai anziana che narra la sua storia partendo dall'incontro - più o meno sul finire dei ruggenti anni '20 - che le ha cambiò la vita, con l'incontro con l'uomo della sua vita, ovvero Charles Lindbergh, all'alba della più scintillante e brillante carriera che un uomo potesse desiderare, divenendo non solo un esempio per il suo paese, ma anche un mito che entra nella storia per un'impresa che - per l'epoca - si presumeva difficilissima: attraversare in areo l'Atlantico in soltaria e senza scali.
Anne è stregata da Charles, ammaliata tanto dal suo fascino quanto dal suo coraggio che la porta a superare man mano (e negli anni) la sua timidezza, la sua chiusura verso il mondo e a prendere in mano la sua esistenza, superando i limiti che Anne si auto impone per carattere ed educazione e diventando man mano sempre più sicura di sè e consapevole di quello che vuole: come volare. Il volo sarà infatti sempre una costante nella vita dei Lindbergh.
Per Anne, che non si sente assolutamente sicura di sè per bellezza e fascino, crede di aver ricevuto una sorpresa stupefacente dal destino, che le ha fatto dono di un uomo osannato, bellissimo e molto coraggioso come Charles. I due si sposano, hanno un figlio, ma ben presto l'idillio si interrompe nel più tragico dei modi, con il rapimento del primogenito Charles A. Lindbergh Jr. - che aveva solo 20 mesi - e (nonostante il pagamento del riscatto) il suo tragico e brutale assassinio (venne rinvenuto a poca distanza dalla casa dove era stato rapito, con il cranio sfondato).
Dalla tragedia la copia non sarà mai più (comprensibilmente) la stessa. Avranno altri figli e saranno sempre una coppia, ma qualcosa viene a spezzarsi, Anne s'incolpa cercando un'unione più stretta con Charles senza però negarsi una ricerca, uno scopo con la scrittura, mentre Charles, si allontana dalla famiglia, cerca in altre donne, in altre avventure, il superamento della tragedia mai profondamente accettata e superata.
Ed è proprio nel vedere la mancanza di rispetto del marito, che non si preoccupa nemmeno di nascondere le amanti, che Anne si adombra e spezza nuovamente (concedendosi anche famosi flirt e ricambiando storie extravconiugali), non ha fondamentalmente qualcuno a cui appoggiarsi per andare avanti, perchè Charles è via, la tiene lontana con nuovi progetti o amanti ed è qui che Anne si fa più forte, cercando di trovare una propria vera identità, per farcela da sola, senza l'aiuto di nessuno, neppure di Charles, che se anche continua ad amare, fondamentalmente disprezza, ne è delusa e ragionevolmente arrabbiata.
Ma la vita ha ancora delle sorprese per Anne, perchè Charles si ammala - di quella che verrà diagnosticata come Lymphoma - e al dolore della malattia si aggiunge quella di un'ultima, tremenda, scoperta: Charles aveva 3 famiglie, con complessivamente altri 7 figli illegittimi.
Anne è stremata dal dolore, arrabbiata con un uomo sul letto di morte che non si giustifica, se non con l'amore e la richiesta che Anne non si sente però di concedergli ... non così.
La morte di Charles chiude così un capitolo davvero molto ampio e tormentato della vita di Anne che però costruisce nuovamente se stessa, cerca di amare di ancora, senza legarsi in un matrimonio, e cerca nel volo, nella scrittura e nell'amore per i suoi figli e anche per il marito defunto, una giustificazione finale per quanto accaduto, una spiegazione a tutto il dolore, a tutto quanto accaduto, che la Benjamin ricostruisce con tatto e affetto.
Un romanzo davvero molto toccante, doloroso, che cerca di affrontare la vita di una donna che cambia direzione e sentimento più di una volta, con più di un sorpresa. Conosciamo una timida, riservata e insicura Anne Morrow che vediamo crescere, diventare donna, mogli e madre innamorata e amorevole, una donna dolce, comprensiva, dal cuore morbido e l'animo fragile. Al procedere della lettura conosciamo intimamente un coppia bellissima, molto innamorata e felice che si compensa, che prende forza dalla loro stessa unione per evolvere in meglio, che trova sintonia nelle loro passioni e che proprio dalla la forza vede creparsi fino alle fondamenta con il tradimento, il dolore, la colpa, che li strema e separa pur non concependoli se non come coppia.
Proprio il dolore della perdita separa i due, almeno secondo la ricostruzione della Benjamin: rende un fedifrago, stakanovista ed egoista lui e annienta lei che per rispondere a Charles trova da sola (visto che gli amici, anche intimi, non servivano in tal senso) la forza per reagire al mondo, per andare avanti, per la famiglia che da sola deve crescere mentre il marito diventava un esempio, un eroe, un padre per ben 7 figli illegittimi, senza mai essere presenti per i legittimi.
La Benjamin ha voluto narrare la storia intima e familiare di una coppia che era stata una leggenda per l'epoca, che sembrava davvero una coppia affiatata, a cui aspirare (e che probabilemnte per un periodo davvero fu) ma che si rivelò poi molto meno felice e "da sogno" di come si pensasse.
La tragedia del primogenito, secondo la Benjamin è infatti un avvenimento non solo tragico per il bambino, ma anche per tutti i protagonisti coinvolti, specialmente per i gentori, che da allora non furono più gli stessi, che cambiarono nel loro intimo fino a cambiare l'altro nel profondo e non sempre nel migliore dei modi.
A mio parere è davvero difficile scrivere un romanzo di questo tipo, in quanto non si non può dare una propria visione degli eventi, anche se vicina alla realtà, che però non sempre corrisponde a quanto vissuto e provato dai protagonisti.
La Benjamin però ricostruisce a mio parere molto bene la storia di Anne, la sua persona, la sua personalità, quanto è in complesso il suo intimo, la sua visione della vita di coppia, delle sue aspirazioni lavorative, familiari, ecc... anche se complessivamente, ritengo - proprio perchè non eravamo lì con loro - manchino alcuni "pezzettini " della storia che lasciano un pò di spiegazioni in sospeso, come ad esempio del perchè Lindbergh avesse avuto altre famiglie, altri figli (è una congettura - credibilissima - che la Benjamin espressamente dice di aver fatto quella del dolore di Lindbergh per la morte del figlio) per cui lui, sul letto di morte non concede spiegazione, o per lo meno non ufficiale che ci sia pervenuta.
La tragedia del primogenito, secondo la Benjamin è infatti un avvenimento non solo tragico per il bambino, ma anche per tutti i protagonisti coinvolti, specialmente per i gentori, che da allora non furono più gli stessi, che cambiarono nel loro intimo fino a cambiare l'altro nel profondo e non sempre nel migliore dei modi.
A mio parere è davvero difficile scrivere un romanzo di questo tipo, in quanto non si non può dare una propria visione degli eventi, anche se vicina alla realtà, che però non sempre corrisponde a quanto vissuto e provato dai protagonisti.
La Benjamin però ricostruisce a mio parere molto bene la storia di Anne, la sua persona, la sua personalità, quanto è in complesso il suo intimo, la sua visione della vita di coppia, delle sue aspirazioni lavorative, familiari, ecc... anche se complessivamente, ritengo - proprio perchè non eravamo lì con loro - manchino alcuni "pezzettini " della storia che lasciano un pò di spiegazioni in sospeso, come ad esempio del perchè Lindbergh avesse avuto altre famiglie, altri figli (è una congettura - credibilissima - che la Benjamin espressamente dice di aver fatto quella del dolore di Lindbergh per la morte del figlio) per cui lui, sul letto di morte non concede spiegazione, o per lo meno non ufficiale che ci sia pervenuta.
A parte ciò è stata una lettura davvero molto intensa, che ho molto apprezzato perchè mi ha svelato un pò di più su personaggi che ho consciuto per le loro imprese, ma che non avevo avuto modo di approfondire. Inoltre la narrazione non si ferma alla narrazione storica, ma rischia e coraggiosamente riesce - venendo ripagata - da un approfondimento psicologico intenso, convincente, appassionante e toccante.
La Benjamin è davvero molto brava! Consiglio vivamente la lettura!
Melanie
Benjamin è nata nel 1962, a Indianapolis. Ha pubblicato racconti su In
Posse Review e The Adirondack Review e numerosi romanzi. Il suo Alice I
Have Been è stato inserito tra i migliori bestsellers del New York
Times. Attualmente vive a Chicago, con la famiglia, e lavora per la casa
editrice americana Random House.
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