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domenica 22 febbraio 2015

Recensione: "Il paese dei poveri" di Ivano Mingotti



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Il paese 
dei  poveri
di Ivano Mingotti
pagine 144
prezzo 3.99€
R.E.I. France
già disponibile
voto:
3/5
--o--








''Il paese dei poveri'' è un romanzo di critica sociale, imperniato sul concetto di produttività, nonché una disamina, in un contesto distopico, del concetto dei lager e dei prigionieri.
In un mondo in cui l'economia e la produttività sono tutto ciò che conta, la popolazione è costretta a non essere povera: essere in miseria è un delitto, è rallentare la società, e dunque, per evitarlo, la società, sotto lo schermo dell'indifferenza dei suoi cittadini, interna in grandi istituti, chiamati ''paesi dei poveri'', coloro che vengono ritrovati in strada, nullatenenti e nullafacenti. 
In questo lager per barboni si ritroverà il protagonista, costretto a viverne le regole, affini a quelle dei famosi lager di Birkenau e Auschwitz, e a essere così alienato dalla sua stessa condizione di umano, fino alle conseguenze più terribili che possano essere pensate. 
In una disamina non solo della condizione di internato, ma anche della società che circonda questi luoghi di detenzione, e con un occhio critico, attraverso la similitudine con il nostro mondo, sempre più dedito all'economia e al guadagno come primo bastione, ci ritroveremo davanti a scenari difficili da sopportare, ritrovandoci, in parte, corresponsabili del dolore dei prigionieri.

Considerazioni.
Il romanzo in questione si pone nel filone distopico che tanto mi piace leggere, ma senza rinunciare a grandi tematiche di spessore come la povertà e la relativa segregazione e discriminazione  di coloro che si trovano a vivere miseramente senza nulla possedere.

Il protagonista di questa storia, Achille, è infatti un uomo che non possiede molto, è un povero, un soggetto che in una società che punta sull'implementazione delle risorse, sull'incremento della produttività per il raggiungimento di una ricchezza sempre maggiore, non conta nulla e su cui nulla si può puntare.
E' una vita da emarginato quella che spetta ad Achille, il quale non lavorando non si può concedere quanto spetta normalmente a coloro che sono invece produttivi e necessari nelle maglie della società.

La storia, seppur non molto lunga, si presenta interessante e grazie anche allo stile particolare di Mingotti riesce a incentrare tutta la narrazione in modo da catturare l'interesse del lettore introducendolo direttamente nella visuale e nei panni di Achille, cercando di portarlo il più possibile nel suo vissuto e con lui a conoscere la situazione estremamente agosciosa del suo vivere, che appare sin da subito veramente molto difficile.

L'intento dell'autore è palesemente rivolto non tanto ad indagare la situazione dei poveri, quanto piuttosto portare nei panni dei soggetti esterni, quelli che osserivano i più poveri, coloro che non hanno idea di quello che la condizione, di ciò che comporta la situazione di povertà.
E' un romanzo complessivamente interessante e atto a sensibilizzare sul tema preso in considerazione, ma devo confessare di aver trovato il romanzo decisamente molto lento. Mi è davvero dispiaciuto perchè la storia è interessante e Mingotti riesce ad emergere sempre per uno stile che cattura, con argomentazioni importanti, passaggi e riflessioni che sfiorano il poetico, ma la lentezza ha davvero avuto grande parte di questa lettura, facendomela apprezzare molto meno di quanto avrei potuto.

Ivano Mingotti è nato l'8 gennaio 1988, a Desio e risiede a Macherio (MB).  Lavora per la grande distribuzione, è laureato in Scienze umanistiche della Comunicazione e diplomato in Lingue straniere.  Presidente dell'associazione culturale LiberoLibro Macherio, nota nell'ambito brianzolo per l'omonimo concorso letterario e gli eventi culturali promossi, quali presentazioni di libri e raccolte di poesie. Autore precoce e già riconosciuto, la sua bibliografia è composta da sei pubblicazioni: Storia di un boia (Kimerik, 2009), Solo gli occhi (Kimerik, 2010), Stati uniti d'aspirina (Zona, 2011), Sotto un sole nero (DeD'A, 2012), Nebbia (DeD'A, 2013), Il cenotafio di Simon Petit (Leucotea, 2014).

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