Grazie alla casa editrice Fazi arriva in libreria in questi giorni uno dei romanzi che probabilmente attendevo con maggiore ansia, perché ho davvero apprezzato i primi due capitoli di questa serie, incentrata a farci comprendere la nascita e lo sviluppo dell’America, ma per essere più precisi occorre dire USA, e del suo status di potenza politica e militare. Vidal aveva dedicato una trentina di anni a comporre questa serie, ma devo dire che ha composto una delle opere più belle, lucide e critiche (in senso costruttivo) opere di questo secolo e di quello precedente.
Ok, non vi tedio oltre e vi lascio alla trama di questo ennesimo capolavoro di Vidal sperando che possiate leggerlo e appassionarvi come sta facendo con me in questi giorni.
Impero
Di Gore Vidal
Pagine 711 circa - Prezzo 20€ - eBook 9.99€
Fazi Editore
Già disponibile
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La serie di romanzi “Narratives of Empire” è composta da:
(Libri in ordine di lettura cronologica e non di pubblicazione)
1. Burr - ancora non disponibile nella nuova versione Fazi
2. Lincoln - ancora non disponibile nella nuova versione Fazi
3.1876 - Emma, 1876
4. Empire - Impero
5. Hollywood - ancora non disponibile nella nuova versione Fazi
6. Washington - ancora non disponibile nella nuova versione Fazi
7. The golden age - L’età dell’oro
Dopo L’età dell’oro e Emma, 1876 prosegue il ciclo Narratives of Empire: sette romanzi che, tra feroci polemiche e grandi consensi, hanno accompagnato Gore Vidal per oltre trent’anni.
Una vera e propria controstoria dell’America, dalla costituzione degli Stati Uniti d’America fino al secondo dopoguerra, in cui s’intrecciano magistralmente episodi e personaggi reali e d’invenzione. Con Impero, Gore Vidal ci trasporta dal diciannovesimo al ventesimo secolo, dalla repubblica di Lincoln alla nazione che vuole estendere il proprio dominio nel mondo, prefigurando quella che sarà la storia americana futura.
Attraverso gli occhi di John Hay, segretario di Stato sotto i presidenti William McKinley e Theodore Roosevelt, assistiamo alla nascita della politica espansionista degli Stati Uniti, che decreta la fine degli antichi ideali su cui si fondava la repubblica di Lincoln e l’inizio dell’Impero Americano. Con il ventesimo secolo, inizia la conquista del mondo, che vede gli USA in competizione con l’Europa, il Giappone e la Russia.
Oltre a John Hay, Henry James, lo scrittore che denuncia la politica espansionista americana; Henry Adams, nipote e pronipote di presidenti, grande storiografo, simbolo di antichi ideali che non esistono più; Caroline Sanford, ambiziosa e anticonformista proprietaria del «Tribune», il giornale di Washington, in lotta con il fratellastro Blaise per l’eredità paterna.
Ma emergono, fra tutti, i ritratti magistrali di due importantissimi protagonisti del periodo, simboli dell’anima contraddittoria degli Stati Uniti: Theodore Roosevelt e William Randolph Hearst, proprietario di ben otto giornali nazionali, astuto inventore e abile manipolatore di notizie, pubblico moralista dalla vita privata dissoluta.
Entrambi diventano nel romanzo la personificazione di due archetipi centrali in tutta l’opera di Vidal: il detestato imperialismo americano e il potere pernicioso dei media.
«Vidal è il maestro del romanzo storico americano…
La sua visione della politica americana, passata e presente,
è talmente potente da destare ammirazione».
Harold Bloom
Gore Vidal
Nato nel cuore della vita politica statunitense, da bambino ha vissuto a lungo con il nonno Thomas Pryor Gore, senatore, che in seguito sarebbe stato un oppositore di Franklin Delano Roosevelt. Dopo aver militato nel Pacifico settentrionale come volontario durante la Seconda Guerra Mondiale, debuttò con Williwaw (1946), che raccontava esperienze belliche (come ben riassume presentandosi come personaggio in L’età dell’oro), cui fece seguito un’opera simile, In a yellow wood. La sua notorietà esplose però con The city and the pillar del 1948, intitolato successivamente nelle varie versioni italiane La città perversa, Jim e La statua di sale. La storia di Jim Willard, marchetta e maestro di tennis, ossessionato da un amore romantico e irraggiungibile, che per la prima volta presentava l’omosessualità negli USA in chiave realistica, senza sottolineature comiche, né tanto meno con il facile ricorso al melò, fece scalpore e determinò la fisionomia dell’autore nel mondo delle lettere e della politica americane, dove ha sempre avuto il ruolo di strenuo oppositore del conservatorismo. Dopo la pubblicazione, che suscitò reazioni violente, ma che gli procurò estimatori autorevoli (tra cui Christopher Isherwood e Thomas Mann, che parla a lungo del romanzo nei suoi Diari), passò quindi a lavorare in teatro, in televisione e nel cinema, dove firmò sceneggiature importanti, tra l’altro, notoriamente, per Ben Hur e in seguito per Improvvisamente l’estate scorsa di Joseph Mankiewicz e per Parigi brucia? di René Clement.
Due i percorsi fondamentali nella sua opera narrativa: da un lato il contributo notevole e determinante a una nuova concezione del romanzo storico con il ciclo in sette libri della “storia dell’impero americano”, da Washington D.C. del 1967 fino a L’età dell’oro del 2001, che parla di Pearl Harbor e di Roosevelt, passando per Burr del 1974, che resta forse il titolo più notevole della serie, dedicato al personaggio più controverso della storia USA, Aaron Burr, di cui disegna uno straordinario ritratto.
L’altro filone fondamentale è quello che lo presenta come attento osservatore del costume e dei way of lives americani ed europei e qui, sulla linea di The City and the Pillar, sono da citare senz’altro l’incantevole “trans-commedia” Myra Breckinridge del 1968, che ebbe grande successo di pubblico e critica, Due sorelle del 1970 e Duluth del 1983; infine va citato un dittico di opere dedicate a una riflessione su temi spirituali declinati in forme peculiari: Kalki (1978) e soprattutto In diretta dal Golgota (1992).
Straordinario saggista e polemista, ha sempre svolto un ruolo di testimone scomodo della vita americana, come ricostruisce nell’autobiografia Palinsesto e come ben dimostrano anche i saggi raccolti ne Le menzogne dell’impero, tratti per lo più dalla silloge The Last Empire; da segnalare infine la sua carismatica presenza come “performer”, ribadita in infiniti dibattiti nel corso delle campagne elettorali sue o a sostegno di altri (di cui resta memorabile il celebre scontro televisivo del 1968 con Buckley) e non va dimenticata la sua sporadica carriera come attore cinematografico, di cui è notevole esempio il bel cameo come senatore liberal in Bob Roberts di Tim Robbins del 1992.
Amante dell'Italia, che ha sempre considerato una seconda patria, ha vissuto fino a poco tempo fa tra Los Angeles e Ravello, sulla costiera amalfitana. Poi, a causa di continue cure mediche, ha risieduto stabilmente negli USA. Muore il 31 luglio 2012 a Los Angeles.
Dal 1998 Fazi Editore ha iniziato l’opera di ripubblicazione e pubblicazione di tutti i libri di Gore Vidal in Italia.
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