Grass King
di Matt Kindt, Tyler Jenkins
Pagine 448 - Prezzo 30€ - eBook 14.99€
Disponibile dal 18 febbraio
Mondadori Ink
..o..
Il Regno della Prateria è una strana, inquietante enclave della profonda provincia rurale americana: all'apparenza si tratta semplicemente di uno squallido campo caravan sulla riva di un lago nei pressi di Cargill City.
Qualcuno dice che ci abiti un serial killer.
Ma in realtà è una sorta di terra promessa per ogni specie di disperati e derelitti.
E soprattutto è il regno dei tre Grass Kings, i re della Prateria, tre fratelli in lotta da tempo con le istituzioni locali e soprattutto con lo sceriffo di Cargill, Humbert.
Il più anziano è Bruce: ex sceriffo della città di Raven, passa le giornate a pattugliare il Regno, ne è diventato la polizia non ufficiale.
Robert, suo fratello minore, è il vero sovrano, ma è anche il più solo e infelice: qualche anno prima la figlia Rose è scomparsa nei pressi del lago, e di lì a poco anche della moglie si è persa ogni traccia.
Infine c'è Ashur, il fratello più giovane, appena un ragazzo.
E poi c'è Maria: è emersa un giorno dal lago, davanti alla porta di Robert, in cerca di rifugio. Lui l'ha accolta, l'ha accudita fino a che Maria non ha recuperato le forze, nell'illusione che quella giovane donna misteriosa possa essere la figlia perduta.
Ma forse la sua decisione porterà alla rovina quel misero regno...
Considerazioni.
Qualche settimana fa la Mondadori Vault ha dato la possibilità a chiunque si proponesse di leggere e di recensire in anteprima un romanzo grafico particolarmente interessate. Ho capitolato.
Non solo era una storia che stavo valutando da qualche tempo, ma anche è una di quelle vicende che ti sceglie e ti insegue finché non le presti attenzione. Dico sul serio.
"Grass King" è una storia che scende a sondare e immergersi nel Nord America più profondo, la provincia, la vera anima solida e concreta del continente americano, che chiede di andare oltre le luci patinate delle città famose che all'estero ben la presentano, ma in fondo mal la rappresentano nella sua globalità e complessità. Non solo, richiede inoltre lo sforzo di non farsi abbagliare, come per gli specchietti per le allodole, dalle luci, dai motti gloriosi, dall'unità sbandierata, dal perbenismo, dalla moltitudine di indefesse regole e dagli spiccati elementi d'amore patriottico che ne vogliono costituire la spina dorsale, ma che invece costituiscono il punto più debole della società che compone il grande continente a stelle e strisce, che crediamo bene di conoscere.
La verità è che non la conosciamo.
La verità è che restiamo abbagliati dall'esterno, da quello che propone, da quello che ci fa sberluccicare sotto il naso, che ci fa anelare per quelle idee perfette, ben confezionate e da animi indefessi che però non esistono, che sono imperfetti, che sono umani, che sbagliano.
E "Grass King" si colloca proprio qua: nella provincia più profonda e ingovernabile, nella parte di America che meno conosciamo, frequentiamo, viviamo e capiamo. Ci immergiamo in una terra molto simile a quella scoperta da Colombo, con territori immensi, sconfinati, a perdita d'occhio, che è troppo grande da gestire, da costringere in regole che tutto vedano e tutto regolino, ed infatti queste sono piuttosto fallibili ed insufficienti. E tra le larghe maglie della legge è facile che s'infilino personaggi dediti alla criminalità e l'illegalità, che controllino quello che sfugge.
Queste "lunghe mani" arrivano anche nel piccolo e sperduto avamposto di nome Cargill City, dove abitano i tre fratelli Grass Kings citati già nel titolo del libro - i "Sovrani dell'erba" - ovvero Ashur, Bruce e Robert, che capeggiano l'area intorno alla baraccopoli del piccolo centro rurale in questione.
Robert, il maggiore dei tre, è quello che porta sulle spalle anche il peso maggiore delle questioni più spinose che i fratelli devono affrontare quotidianamente, tra le quali spiccano la "direzione" del campo, il lutto per la figlia Rose, scomparsa sulle rive del lago che bagna quest'ultimo e anche la sua vigilanza, visto che in passato Robert era un uomo di legge.
Da Caldwell in poi, tutti gli emarginati di cui abbiamo letto nelle pagine dei libri, ma anche da come abbiamo potuto apprendere nella vita, tendono a mettersi nei guai per sopravvivenza e disperazione. Anche per i Grass Kings sarà così, e così facendo mettendosi nei guai con le forze dell'ordine locali, con cui la tensione cresce ... cresce ... cresce ... fino ad inasprirsi irreversibilmente al ritrovamento di un cadavere sul limitare del loro "regno". E' la moglie dello sceriffo locale, Humbert, il quale è un uomo violento, burbero, arrabbiato in generale con il mondo e nello specifico con i Grass Kings, che ne subiscono le conseguenze. Saranno scintille.
Non solo era una storia che stavo valutando da qualche tempo, ma anche è una di quelle vicende che ti sceglie e ti insegue finché non le presti attenzione. Dico sul serio.
"Grass King" è una storia che scende a sondare e immergersi nel Nord America più profondo, la provincia, la vera anima solida e concreta del continente americano, che chiede di andare oltre le luci patinate delle città famose che all'estero ben la presentano, ma in fondo mal la rappresentano nella sua globalità e complessità. Non solo, richiede inoltre lo sforzo di non farsi abbagliare, come per gli specchietti per le allodole, dalle luci, dai motti gloriosi, dall'unità sbandierata, dal perbenismo, dalla moltitudine di indefesse regole e dagli spiccati elementi d'amore patriottico che ne vogliono costituire la spina dorsale, ma che invece costituiscono il punto più debole della società che compone il grande continente a stelle e strisce, che crediamo bene di conoscere.
La verità è che non la conosciamo.
La verità è che restiamo abbagliati dall'esterno, da quello che propone, da quello che ci fa sberluccicare sotto il naso, che ci fa anelare per quelle idee perfette, ben confezionate e da animi indefessi che però non esistono, che sono imperfetti, che sono umani, che sbagliano.
E "Grass King" si colloca proprio qua: nella provincia più profonda e ingovernabile, nella parte di America che meno conosciamo, frequentiamo, viviamo e capiamo. Ci immergiamo in una terra molto simile a quella scoperta da Colombo, con territori immensi, sconfinati, a perdita d'occhio, che è troppo grande da gestire, da costringere in regole che tutto vedano e tutto regolino, ed infatti queste sono piuttosto fallibili ed insufficienti. E tra le larghe maglie della legge è facile che s'infilino personaggi dediti alla criminalità e l'illegalità, che controllino quello che sfugge.
Queste "lunghe mani" arrivano anche nel piccolo e sperduto avamposto di nome Cargill City, dove abitano i tre fratelli Grass Kings citati già nel titolo del libro - i "Sovrani dell'erba" - ovvero Ashur, Bruce e Robert, che capeggiano l'area intorno alla baraccopoli del piccolo centro rurale in questione.
Robert, il maggiore dei tre, è quello che porta sulle spalle anche il peso maggiore delle questioni più spinose che i fratelli devono affrontare quotidianamente, tra le quali spiccano la "direzione" del campo, il lutto per la figlia Rose, scomparsa sulle rive del lago che bagna quest'ultimo e anche la sua vigilanza, visto che in passato Robert era un uomo di legge.
Da Caldwell in poi, tutti gli emarginati di cui abbiamo letto nelle pagine dei libri, ma anche da come abbiamo potuto apprendere nella vita, tendono a mettersi nei guai per sopravvivenza e disperazione. Anche per i Grass Kings sarà così, e così facendo mettendosi nei guai con le forze dell'ordine locali, con cui la tensione cresce ... cresce ... cresce ... fino ad inasprirsi irreversibilmente al ritrovamento di un cadavere sul limitare del loro "regno". E' la moglie dello sceriffo locale, Humbert, il quale è un uomo violento, burbero, arrabbiato in generale con il mondo e nello specifico con i Grass Kings, che ne subiscono le conseguenze. Saranno scintille.
Questo primo volume, di sei, è un presentare e preparare il terreno per la polveriera che si preannuncia, di cui le conseguenze sono solo percepibili, intuibili, ma comunque laggiù, ancora all'orizzonte.
Grazie a Kindt e Jenkins noi respiriamo l'Ovest, lo viviamo lentamente, lo assaporiamo, lo sperimentiamo nello stupore e nella bellezza dei suoi paesaggi, quanto nella spietatezza dei suoi protagonisti, nei sentimenti definitivi che li animano, fino a divorarli. Perché nella provincia che ci viene presentata non vigono regole che conosciamo, che impariamo a scuola, che ci impone la legge, ma quelle dettate dalla furbizia, dal più forte, dalla disperazione, dalla fame e dall'odio covato senza riserve.
Un killer a piede libero dal volto sconosciuto, un sentimento d'odio che sale dalla terra fino ad aleggiare nell'aria e ubriacare i protagonisti. Il tutto scegliendo di narrare la vicenda con l'opposto dei colori forti, densi e assoluti dei pennarelli, della pittura acrilica o digitale, bensì affidata alla delicatezza dell'acquerello, con i suoi toni pacati e fragili, unico segno di delicatezza in una storia feroce, che forse proprio per questo appare ancor più giusta e immediata. E poi i disegni: decisi, espressivi e comunicativi. In una parola ... bellissimi!
Apprezzerete senza dubbio questa storia, questi disegni e la vitalità/passione che ne emergono prepotenti e univoci. Da leggere.
Matt Kindt
è uno scrittore e disegnatore noto per il graphic novel Super Spy e per la serie Mind MGMT.
Tyler Jenkins
è invece un disegnatore che ha lavorato alla serie Peter Panzerfaust per Image Comics e Snow Blind per Boom! Studios.
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