di Kathleen Grissom
Pagine 416
Euro 18,00
Neri pozza
già disponibile
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Un’enorme dimora, rivestita di assicelle bianche e avvolta da glicini in fiore: così la casa del capitano James Pyke appare allo sguardo infantile di Lavinia McCarten, la mattina d’aprile del 1791 in cui la piccola irlandese mette per la prima volta piede in Virginia. Pyke, un uomo dalla corporatura imponente, i capelli grigi legati dietro la nuca e rughe profonde che gli solcano il viso segnato dal sole, ha raccolto la bambina dalla sua nave, appena approdata in America dopo la lunga traversata oceanica, e l’ha portata con sé per destinarla alle cucine della sua piantagione. Un modo come un altro per passare all’incasso del debito per la traversata, che i genitori di Lavinia, morti durante la navigazione, non hanno avuto la buona sorte di saldare.
Stremata e debilitata, la bambina viene accolta nelle cucine della piantagione dalla famiglia di schiavi neri che vi lavorano: una piccola, operosa comunità composta da Mamma Mae, una donna dalla stazza possente che, con una pipa perennemente tra i denti, le concede subito la benedizione del suo sorriso; Papà George, un gigantesco orso bruno; Dory, Fanny e Beattie, le figlie; Ben, il figlio maschio, più grosso ancora del padre e dalla risata irresistibile e cristallina.
Un mondo guidato da una responsabile delle cucine dai grandi occhi verdi e dai capelli neri e lucidi: Belle, un’attraente ragazza di diciotto anni. Frutto di un capriccio clandestino del capitano con una delle sue schiave nere, Belle è stata allontanata dalla casa padronale, finendo nelle cucine, il giorno in cui il capitano si è presentato nella piantagione con Martha, una moglie più giovane di lui di venti anni.
cover originale
Adottata dalla famiglia di Mamma Mae e maternamente accudita da Belle, Lavinia cresce come una servetta bianca ignara dell’abisso che separa la casa padronale dall’universo delle cucine.Finché è una bambina, Belle le cela opportunamente le verità del suo mondo: l’ambiguo rapporto che la lega al capitano padre-padrone, la dipendenza di Martha dal laudano, le punizioni inferte da Rankin, il sorvegliante violento e razzista, l’odio che il fratellastro Marshall nutre per lei. Le tace opportunamente che in Virginia chiunque abbia la pelle nera può essere picchiato, violentato, venduto e torturato nello stesso tempo.
Non può fare nulla, tuttavia, quando Lavinia, cresciuta, si allontana dal suo mondo per ricongiungersi al mondo dei bianchi cui appartiene e per fare poi ritorno nella grande casa in compagnia di Marshall, il nuovo padrone divenuto nel frattempo un giovane bello e affascinante. Allora i vecchi legami sembrano distrutti, e le verità a lungo nascoste messe pericolosamente a nudo.Magnifica storia di segreti e inganni, di amore e tradimento, di violenza e riscatto, Il mondo di Belleè un romanzo che colpisce al cuore come pochi.
Considerazioni.
Se un libro potesse essere controverso per il proprio animo sarebbe questo. Con ciò non sto dando al momento un giudizio sulla storia, quanto piuttosto la constatazione di uno stato d'animo dopo la lettura di un romanzo che mi ha lasciato come sdoppiata a metà per l'indecisione, e a volte, per il rammarico. Dico questo con il sentimento più sincero che sento in corpo.
La storia di breve.
"Il mondo di Belle", in poche righe, potrebbe essere definito come il ritratto di un'epoca ottocentesca (più precisamente dal 1970 in poi) americana - tra schiavitù e società bigotta e divisa - che al contempo ritrae e dipinge la storia di una piantagione e dei suoi abitanti. In particolare la storia ci viene narrata da due donne molto diverse tra loro ma legate indissolubilmente da un sentimento di affetto l'una per l'altra.
Una è Lavinia, dolce creatura irlandese che approda in America pagando il prezzo della traversata lavorando nella cucina della piantagione, dato che madre e padre sono morti e il fratello è stato ceduto dal capitano che li ha portati in America e che ha preso Lavinia per farla lavorare nelle cucine di casa sua.
L'altra è Belle, una ragazza mulatta figlia illegittima del capitano e di una donna che è morta dandola alla luce; essendo quest'ultima la donna amata dal capitano lui continua a tenerla lì come una figlia, fino a quando non si risposa con Mrs. Martha che gli da due figli e la vuole fuori di casa, e nelle cucine antistanti.
Sebbene ci sia una certa calma nella piantagione a poco a poco vediamo che Lavinia cresce circondata da un tumulto di segreti, di sottaciute passioni mal riposte, violenze, bugie, verità non dette sotto l'ala di Belle e di Mamma Mae, quella che Belle considera sua "madre", ed altri numerosi personaggi che vediamo scorrere man mano nella storia.
Il mio pensiero.
Molte cose sarebbero da dire a riguardo di questo romanzo che narra - con uno stile retrò ma leggero, semplice e molto elegante - una storia che immerge pienamente in un'epoca coloniale che però vediamo solo in parte, in quanto non usciamo mai dalla piantagione che abitano i protagonisti del romanzo.
Sebbene lo stile mi sia piaciuto molto ed anche le descrizioni delle protagoniste siano valse la fatica di queste quasi 450 pagine, la Grissom non affascina come dovrebbe e non è giunta a rapirmi il cuore quanto la copertina o la promessa della trama, che rimane quasi fredda e asettica, appesa più alle tematiche ed alle problematiche del tempo che ai personaggi che sono vittime di una "mancata evoluzione" a mio modesto gusto.
Ecco il punto che più contesto alla Grissom: l'involuzione aggraziata e apatica dei personaggi principali. Il romanzo è pieno di storie affascinanti, personaggi potenzialmente potenti, carismatici che non riescono a sopravvivere a se stessi nella trama.
Il tempo scorre, le decisioni vengono prese, ma queste sono il frutto di una dinamica fatalista che non pretende responsabilità da taluno di essi, ma solo paura, terrore e timore dell'evoluzione delle cose.
Il tempo scorre, le decisioni vengono prese, ma queste sono il frutto di una dinamica fatalista che non pretende responsabilità da taluno di essi, ma solo paura, terrore e timore dell'evoluzione delle cose.
Tutti vogliono mutare ma il problema è che non si creano mai l'occasione o non la sfruttano. Si fermano, attendono che questa arrivi e poi non l'afferrano. Soprattutto per quanto riguarda Lavinia mi sono trovata a soffocare dall'odio per la sua cecità, la sua paura e la stupidità e infantilità. Lei. Non. Evolve. Mai.
Una volta finito il romanzo prendete, da pagina 400, le pagine che la vedono protagonista e confrontatele con quelle pagina 30 o 50 o 200. Non muta. Ho anche pensato che proprio il fatto che, ad un certo punto, Belle parli di lei come di un'animo infantile, fosse fatto apposta, che il suo personaggio andasse letto con questa chiave di lettura. Ma non torna, non può, per certi versi, non comprendere e non capire o in qualche modo non fare qualcosa quando ci sarebbe da agire ed invece sopportare pazientemente, stando in disparte. Non basta quello che fa, non è sufficiente, non è comprensibile, capibile, scusabile. Soprattutto il mancato aiuto, se non in ritardo e così maldestramente mal fatto e concepito, nei confronti di Belle che tanto l'ha amata e protetta.
Belle invece è il personaggi che ho amato maggiormente, che più riesce a lottare a pretendere, a volere, che fa quello che può - e molto di più - con ciò che ha, ovvero molto poco. Lei non si arrende mai, lotta sempre, costantemente. Lei è l'opposto di Lavinia che aspetta, aspetta troppo e non conclude nulla. Lavinia potrebbe essere l'unica in grado di interagire con le persone principali per modificare il destino di tutti, ma non lo fa. Troppo il suo dannato egoismo di tranquillità alla fine. E dire che ci avevo sperato dannazione, perché lei ha tutte le possibilità per mutare le cose, ed invece...
Io avrei capito lo scopo e il contesto ed il romanzo se me lo avesse proposto Steinbeck, ma il romanzo della Grissom non si pone né lo scopo né il "viaggio" letterario di Steinbeck, per cui perché far agire e muovere il romanzo in direzioni tanto diverse? Perché farci sperare in un personaggio, convincerci che questo possa fare la differenza per tutti coloro che sono immersi nella storia se poi, alla fine, non ha intenzione di realizzare nulla, né il suo scopo e la redenzione, l'espiazione, l'amore, ma solo la paura e l'odio che annientano. Se alla fine, a parte qualche parentesi di rilievo, non si chiude il cerchio e non si arriva pressoché a nulla per nessuno? Perché?
Inoltre l'amore, la passione, l'odio, il disperato bisogno di verità, giustizia e onestà, se non alla fine, non anima particolarmente nessuno, se non Belle. Nessuno lotta per se stesso, se non Will e Belle, che proprio per questo vengono afflitti da ogni sorta di sfortuna e catastrofe per trovare una sorta di espiazione verso la fine, troppo facile e troppo spiccia, che non scuso e non perdono alla Grissom.
E' un romanzo che mi ha spiazzato perché sebbene dipinga una cornice perfetta, un quadro storico credibile e assolutamente affascinante, nonché dei personaggi, almeno fino a metà romanzo, molto credibili, poi non mantiene le promesse ed inabissa tutto senza spiegazione apparente.
Comprendo che il suo scopo fosse anche uno spaccato di vita del tempo, ma a che scopo scrivere una storia di questo tipo? Ce lo dirà solo il seguito che la Grissom pare sia completando in questi anni...
Consigliato agli animi forti e imperituri d'animo.
Kathleen Grissom, nata nel Saskatchewan, ha messo ora felicemente radici in Virginia, dove vive col marito nella locanda di una piantagione restaurata con cura. Il mondo di Belle è il suo primo romanzo e ha ottenuto negli Stati Uniti uno straordinario successo di pubblico e di critica.
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