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mercoledì 18 settembre 2013

Recensione: "Una seconda occasione" di Leverson Ada


 




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Una seconda 
occasione
Ada Leverson 
pagine 17€
prezzo 248
Astoria
già disponibile
--o--







La serie Little Ottleys* comprende:

1. Amori e malintesi.
2. Un matrimonio in sospeso.
3. Una seconda occasione.
cover cover
Il matrimonio di Edith e Bruce – lo sa bene chi ha letto i due precedenti romanzi – è a dir poco noioso e vuoto. Edith, donna intelligente e di fascino, in nome dei rigidi costumi dell’inizio del Novecento, finge di essere fatua e sciocca per cercare di regalare al marito un ruolo dignitoso. 
Love at Second Sight
cover originale
Da qualche tempo la coppia ospita una certa madame Frabelle, una vedova arrivata su raccomandazione di una nobile conoscente di Edith, il cui soggiorno sembra non avere un termine. È scoppiata la Prima guerra mondiale e Bruce, ipocondriaco da sempre, adduce gravi problemi di cuore per non andare al fronte. 
Chi invece in guerra è andato ed è tornato ferito è Aylmer Ross, l’uomo cui Edith aveva rinunciato per non turbare l’equilibrio del proprio sgangherato matrimonio e il destino dei suoi figli.
Edith e Aylmer cominciano a rifrequentarsi, anche se con grande cautela, e il lettore, col fiato un po’ sospeso, si domanda se anche questa volta Edith deciderà di rinunciare a un uomo con cui ha in comune intelligenza, interessi, spirito in nome di un matrimonio di facciata. 
Un po’ commedia degli equivoci, un po’ satira sociale, Una seconda occasione offre a noi lettori contemporanei lo sguardo su una realtà certamente passata, ma che nei sentimenti e nel modo di stare al mondo potrebbe essere anche un’interessante fonte di ispirazione.
* vanno letti in ordine o non si comprende quanto letto.

 

Considerazioni.
A volte mi capita di pensare, non so bene perchè proprio quel romanzo, o quell'autore, ma capita e basta. 
E' successo qualcosa, una specie di connessione tra me e questa storia, che mi ha fatto cabalizzare circa le coppie, i matrimoni  e le persone che decidono di passare un lungo periodo della loro vita con qualcuno.

Non è un romanzo triste sul pensiero ovvio e negativo che può nascere in questo caso, ma un'analisi ironica di quello che è il matrimonio nella vita reale, quanto si alternano momenti che passano dalla passione all'abitudine, dalla scoperta alla comprensione, dal perdono all'intolleranza e  così via.

Io non sono sposata, ma come tutti, credo, arriva un momento della vita in cui siamo indotti a comprendere la vita sentimentale che vogliamo e decidiamo di intraprendere, la vita  che decidiamo di costruire con le nostre gambe e proprio di ogniuno di noi.

In questo romanzo, in più, si interseca la problematica per cui il matrimonio di facciata sia una componente essenziale in un matrimonio pericolante dove non c'è rispetto nè amore, non c'è voglia di stare insieme se non per la società e la gente che da fuori guarda e critica. 

Questo romanzo, che è il terzo ed ultimo di una trilogia, ecco che vediamo i coniugi Edith e Bruce come sempre tenere in piedi un matrimonio in cui tutti e due si sentono intrappolati da tempo e per le ragioni sbagliate. Edith stessa vorrebbe stare con un altro uomo, un certo Aylmer apperna tornato dalla guerra ferito (a differenza di Bruce che ha inventato mali immaginari per non andare) con cui torna ad intrecciare una storia che affascina e che le apre nuovamente il cuore.

Sebbene ci siano tutti gli elementi per aversi una storia drammaticamente brutale di un matrimonio arrivato all'implosione non per rabbia o sadismo, non lo è. Anche se è peggio, perchè ci troviamo ci troviamo all'abbandono e inerzia di due persone tutto sommato molto intelligenti, eleganti, arguti,il romanzo è un'allegoria della coppia, in particolare di due persone ormai troppo legati a quello che la gente pontifica o crede per lasciarsi e divorziare in nome di una felicità che potrebbe portare loro stessi a essere migliori, meno superficiali e persone complete piuttosto che insieme, ma a metà.
E' un libro che mi sento di consigliarvi perchè mi ha fatto riflettere sulle persone nella loro singolarità e poi immerse nella coppia, nella condivisione di anime, abitudini e anime. Edith patisce immensamente il fatto di dover essere legato a Bruce, non sopparta di dover rimanere sposata a lui, ma alla fine lo sceglie sempre, torna sempre a casa, sceglie sempre la famiglia per il bene dei figli, della società. Edith non sceglie mai se stessa, mai. E questa è una cosa molto triste. Laconicamente disperata. Bello perchè analizza la coppia per come è vista dai protagonista prima del matrimonio, poi in seguito ed infine nell'accettazione dei propri errori e la condivisione della propria solitudine. Ovviamente non accede a tutti i matrimoni, per fortuna, ma analizzando le patologie della vita di coppia bene o male è possibile vedere gli errori che si compiono, che si compiranno e che sarebbe bene evita per non smarrirsi nella dualità.

Io lo consiglio, mi è piaciuto per il complesso dei sentimenti, il modo ironico e pulito con cui è narrato e la linea sottile a cui conduce nel suo narrare.


Ada Leverson (1862-1933) nacque a Londra in una famiglia ebrea colta, liberale e assimilata. Sposatasi molto giovane, il matrimonio si rivelò ben presto un fallimento ed è possibile che il marito, un donnaiolo e giocatore, sia stato fonte d’ispirazione per i terribili ritratti di mariti all’interno dei suoi romanzi. Amica di Oscar Wilde, che la chiamava la Sfinge per la sua capacità di tenere riservati i segreti e le confidenze degli amici, di Somerset Maugham, di Gorge Bernard Shaw (di cui prese il posto come critica teatrale sul “Saturday Review”) e T.S. Eliot, Leverson lavorava per diverse riviste, tra cui “Punch”.Scrisse numerosi romanzi, caratterizzati da dialoghi scintillanti e da una satira sociale divertente e appuntita. Oscar Wilde la definì “la donna più divertente al mondo”.

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