Di Jessica Andrews
Pagine 272 - Prezzo 18€ - eBook 8.99€
NN Editore
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La vita di Lucy è cambiata molte volte: con le sfuriate e le assenze del padre alcolizzato, con l’ansia e la pena per il fratello sordo, con la bellezza dei viaggiin Irlanda a casa del nonno.
E sembra cambiare definitivamente quando si trasferisce a Londra, per studiare e per vivere lontana dalla provincia, libera da ogni legame. Ma appena laureata, Lucy volta le spalle a tutto: va in Irlanda, nel Donegal, nella vecchia casa che il nonno le ha lasciato. Si affida al cielo, al vento, al mare per ritrovare se stessa, e intanto la sua memoria si snoda in racconti brevi e impetuosi come corsi d’acqua.
E sembra cambiare definitivamente quando si trasferisce a Londra, per studiare e per vivere lontana dalla provincia, libera da ogni legame. Ma appena laureata, Lucy volta le spalle a tutto: va in Irlanda, nel Donegal, nella vecchia casa che il nonno le ha lasciato. Si affida al cielo, al vento, al mare per ritrovare se stessa, e intanto la sua memoria si snoda in racconti brevi e impetuosi come corsi d’acqua.
Rivive l’infanzia, il rapporto profondo che la unisce alla madre, gli amori sbadati, le grandi, fameliche ambizioni della giovinezza. Nel suo cammino verso l’età adulta Lucy ha scoperto ciò che non vuole essere. E sceglie di ricostruirsi altrove, su fondamenta fatte di ricordi.
Brillante, ispirato, poetico, Acqua salata esplora la complessità dei desideri, la voglia di affermarsi e l’impossibilità di farlo rinunciando alle proprie radici; è il diario intimo e sincero di una giovane donna che si è persa inseguendo i sogni degli altri e che decide di fermarsi a recuperare i propri, cercando in se stessa la forza di ricominciare, senza rimpianti.
Ho amato questo libro come si ama la prima persona che sfonda il muro del tuo egocentrismo per la prima volta in assoluto facendosi perdere irrecuperabilmente il lume della ragione, o come si ama il gelato in estate e il caminetto in inverno. Ho amato la sensazione di quello che mi ha lasciato, del fatto che abbia letto la protagonista fino a leggervi riflessa me stessa, profondamente e irrecuperabilmente. Mi sono sentita colpita, stupita, affascinata e compresa come poche volte nella vita, come pochi libri sanno fare. E soprattutto l’ho amato perché è stato un bisogno soddisfatto che non sapevo e non credevo di avere. Mi ha fatto riflettere, tanto, su qualcosa a cui avevo bisogno di pensare veramente e intensamente (in questo periodo sono più affamata di risposte che mai, sarà l’età e l’incertezza che mi circonda) senza per questo renderne nemmeno troppo conto, vista la naturalezza con cui questo avviene grazie alla parte romanzata del racconto. Non sapevo di averne bisogno fino a quando non ho aperto la prima pagina e ne sono rimasta avvinta, follemente innamorata di piccoli dettagli, da molte considerazioni, dai sentimenti che sono trasudati dalle pagine.
Jessica Andrews, con la sua scrittura immediata e intima ha saputo cogliere senza via di scampo (soprattutto per la Me lettrice) tanti spaccati della sua esistenza, di quella della protagonista, che di nome fa Lucy (detta anche Luce) e di quelli che scopri - in fondo - anche essere la tua e li ha resi incredibilmente vicini a chi legge, fermandoli, raccontandoli, rendendoli intimi, raccolti.
Ci sono passaggi (non ci sono capitoli veri e propri ma tanti paragrafi che ci portano avanti e indietro negli anni) molto intensi e dolci in cui viene rievocata l’infanzia della protagonista, con i suoi profumi, i suoi odori, le sue sensazioni evanescenti e allora anche la nostra mente torna indietro e rievoca i suoi momenti felici e meno entusiastici, ma comunque immutati e sempre presenti nella memoria: dal profumo di nostra madre alle sgridate di nostro padre, dai giochi infantili sino ai litigi dei propri genitori, dalle scappatelle proibite alle vacanze al mare.
A queste sensazioni, a questi ricordi infantili viene intrecciata la realtà di Lucy, quella che ha lasciato Londra e che ha abbracciato di nuovo l’Irlanda, perché in fondo si sente di appartenere ad essa. Lucy fugge dalle luci abbaglianti di Londra proprio per pensare a se stessa, a quello che sarà il proprio futuro, il proprio destino e lo fa tornando alle proprie radici, alla propria vera casa, quella che considera da sempre il proprio posto, che la rigenera, in cui non si deve nascondere, a cui appartiene senza scampo. E li succedono un sacco di cose, almeno nella testa e nel cuore di Lucy.
E’ un libro sulla lotta per crescere, momento che non è determinato da un’età precisa o da un momento preciso, questo avviene per determinate cause e concause che ad un certo momento ti chiedono pegno e che maturano come un frutto fino alla maturazione, a quella strana cosa che prende il nome di consapevolezza. Ma è anche un libro sul rapporto con i propri genitori, con la propria madre nello specifico, poiché questo complesso rapporto ci determina più di ogni altro e segna la nostra crescita e la nostra maturazione più di quanto mai vorremmo ammettere in fondo. No?
A queste sensazioni, a questi ricordi infantili viene intrecciata la realtà di Lucy, quella che ha lasciato Londra e che ha abbracciato di nuovo l’Irlanda, perché in fondo si sente di appartenere ad essa. Lucy fugge dalle luci abbaglianti di Londra proprio per pensare a se stessa, a quello che sarà il proprio futuro, il proprio destino e lo fa tornando alle proprie radici, alla propria vera casa, quella che considera da sempre il proprio posto, che la rigenera, in cui non si deve nascondere, a cui appartiene senza scampo. E li succedono un sacco di cose, almeno nella testa e nel cuore di Lucy.
E’ un libro sulla lotta per crescere, momento che non è determinato da un’età precisa o da un momento preciso, questo avviene per determinate cause e concause che ad un certo momento ti chiedono pegno e che maturano come un frutto fino alla maturazione, a quella strana cosa che prende il nome di consapevolezza. Ma è anche un libro sul rapporto con i propri genitori, con la propria madre nello specifico, poiché questo complesso rapporto ci determina più di ogni altro e segna la nostra crescita e la nostra maturazione più di quanto mai vorremmo ammettere in fondo. No?
“Acqua salata” complessivamente è un libro di una bellezza da mozzare il fiato. Probabilmente per me anche caduto a pennello in questo momento della vita (e questo inevitabilmente fa la sua parte) ma a prescindere da ciò è innegabile che sia sentito, interessante, piacevole e scritto davvero molto bene, senza troppi fronzoli e con il pregio di essere di una genuinità e freschezza senza pari.
Lo consiglio, come avverte il retro della copertina, a chi si disegna le mappe stradali sulla mano prima di uscire, per chi avrebbe fatto carte false per un concerto di Pete Doherty, per chi beve succo d’arancia in un calice da champagne, e per chi ha scelto di perdere l’equilibrio scoprendo un mondo nuovo nell’ebbrezza della caduta, senza più rinnegare i propri desideri.
Voto:
Tutte le stelle possibili
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Jessica Andrews
scrive fiction e poesia. È cresciuta a Sunderland e ha vissuto a Santa Cruz, Parigi, Donegal, Barcellona e Londra. I suoi scritti sono comparsi, tra gli altri, su The Independent, Somesuch Stories, AnOther, Caught by the River, Shabby Doll House e Papaya Press. Insegna Letteratura e Scrittura creativa e co-dirige la rivista letteraria The Grapevine, che dà visibilità agli scrittori emergenti. Acqua salata è il suo romanzo d’esordio ed è stato tradotto in tedesco, francese, italiano, spagnolo e greco.
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