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giovedì 24 luglio 2014

Recensione: "L'amante di Calcutta" di Sujata Massey


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L'amante

di Calcutta
di Sujata Massey
pagine 528 
prezzo 18€
Neri Pozza
già disponibile
voto:
5/5

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A 7 anni, Didi - che tutti chiamavano Pom - viene separata dalla famiglia: a 10 anni, dopo essere stata raccolta malconcia dal ciglio di una strada e rimessa in sesto dal dottor Andrews a forza di dal, riso e latte bollito, per entrare a servizio nella scuola inglese di Miss Jamison, Pom è costretta a cambiare il suo nome e diviene Sarah: 
cover originale
la piccola orfana che serve il bed tea alle insegnanti ancora assonnate, passa lo straccio nella sala da pranzo, manovra i ventilatori nelle aule per tenere fresche le allieve. 
Nell’istante, tuttavia, in cui sente leggere L’isola del tesoro, Il libro della giungla, e ancora Virginia Woolf e Steinbeck, Sarah scopre che cosa vuole fare da grande: lavorare con i libri e, chissà, diventare una brava insegnante. 
E così inizia a studiare l’Oxford English Dictionary cercando di apprendere il più possibile, ma uno scandalo a scuola la costringe a fuggire a Kharagpur, una città insidiosa, violenta, in cui alle donne sole è permesso lavorare soltanto nei postriboli.
Dopo varie vicissitudini, giunge a Calcutta e lì incontra un affascinante funzionario del governo inglese che le offre di lavorare nella sua biblioteca. 
Pom dice di chiamarsi Kemala, sperando che questo nuovo impiego le porti finalmente fortuna..

 

Considerazioni.
C'è qualcosa nella narrazione degli autori indiani - o di origine indiana - che da sempre mi attira. Sarà l'ambientazione lontana e affascinante, la presenza di un cultura profondamente diversa e piena di elementi  discordanti che non smette mai di stupirmi ovvero di intrigarmi.

Capirete dunque del perchè non potevo farmi scappare questo romanzo della Massey, che pur essendo nata in Inghilterra e vissuta in America, ha origine - per parte di padre - indiana. E il suo attaccamento per questo paese è assolutamente palpabile in questo romanzo, dove aleggia una sorta di quieta passione per le tradizioni, gli usi, i luoghi che compongono l'India, nonostante le sue contraddizioni e le sue immense lacune, soprattutto per le persone veramente molto povere che vi abitano.

Ed infatti la storia narrata dalla Massey parla dell'esitenza di una ragazza, poi donna, molto povera (vende scope fatte a mano di porta in porta con la madre) che non ricorda bene il suo vero nome, solo i suoi appellattivi ed in seguito i suoi nomi da adolescente e poi adulta. E' un romanzo di formazione, dunque, ed anche piuttosto voluminoso, ma se è solo questo a tenervi a distanza da questo romanzo vi ingiungo ad andare oltre, ad approfondire la storia, il personaggio principale e gli avvenimenti, perchè è una storia leggibile (soprattutto d'estate) in breve tempo (io l'ho letto in poco più di 3 giorni).

La scrittura dell'autrice ricalca (narrando in prima persona) la personalità di Pom, la protagonista (che assuemerà via via il nome di Sarah, poi di Kemala) ed è quindi semplice, lineare, fluida come l'acqua che accompagna per il tutto il romanzo Pam.

L'acqua è infatti un elemento essenziale in questa storia: l'acqua è il monsone che porta via il paese, la casa e la famiglia di Pom, lasciandola orfana e in balia di se stessa a sette anni. Come l'acqua, il corso della sua vita incapperà in secche che le faranno credere in una sorta di tranquillità (gli anni trascorsi alla Lockwood School, dove impara bene l'inglese mentre lavora), ma solo apparente, in quanto presto verrà sospinta (ovvero scacciata dalla Lockwood School per un crimine mai commesso) verso una corrente pericolosa che l'attirerà al centro di pericolosi mulinelli (facendola divenire un'amante nel più gentile dei termini, prostituta nell'accezione più volgare) dai quali sarà espulsa per cercare finalmente la proprio foce (realizzando i suoi sogni e perchè no trovando l'amore della sua vita).

E' un racconto dolce quello che la Massey fa della vita di Pom. Con garbo ella rende con mestizia, ma grande forza, gentilezza, toccante sentimento una vita che s'inerpica nell'erà adulta tra mille difficoltà, paure, solitudine e tristezza, ma con infinito orgoglio e determinazione, che la salva sempre da se stessa e le insegna a non cessare mai di essere forte. E questo paga, se si pensa alla fine. Notevole e bellissima anche la ricostruzione dei paesaggi e dell'atmosfera indiana che sono veramente mirabili, rendendo vivide le sensazioni e le interazioni tra personaggi nelle città/campagna indiane. 

E' una storia difficile da spiegare, perchè è complesso ricreare l'intreccio complesso di elementi di cui si compone e in cui non ci sente, tuttavia, persi: 
  • c'è la componenete umana molto variegata (dai familiari di Pom alla composizione della Lockwood School con le allieve e le insegnanti, alla casa di perdizione in cui lavora Pom, nonchè alle persone che conosce poi durante la sua conquistata indipendenza); 
  • c'è la componente politica, ove la Massey sottolinea la transizione difficile in un'India indipendente (la storia si svolge tra il 1930 e il 1947) e lotte annesse e connesse ad essa; 
  • c'è la componente sociale, data dalla suddivisione in caste che viene sfiorata ma rende comunque idea dei disagi delle caste inferiori; 
  • c'è la componente ambientale, data dalle condizioni atmosferiche che condizionano la vita dei suoi abitanti: monsoni, periodi di siccità, l'estrema umidità, ecc...
Tutti questi elementi, tutti, compongono il mosaico che è "L'amante di Calcutta", da un lato uno spaccato storico molto interessante e veritiero, dall'altro una storia (forse silenziosa come molte altre) tenera, dolce amare e coinvolgente di Pom. 
Pom che conquista con la sua ingenuità, gentilezza, paura, bontà, dolcezza e forza. E' incredibile quanto un animo così buono possa essere colpito così tante volte dall'amara sorte e possa risollevarsi dimostrando soprattutto a se stessa di avere valore, intelligenza e capacità di raggiungere quello che desiderava, quello che realmente voleva e agognava, quello che - nemmeno sapendo - si meritava.

Lo consiglio perchè è una lettura assolutamente completa, ben scritta, intrecciata e fatta evolvere. Ma non è solamente la struttura solida che mi ha colpito, quanto piuttosto la componente empatica e di naturale affiliazione alla storia, che sboccia e cresce nel cuore, che permane e insegna qualcosa. Proprio bello!!

 

Sujata Massey è nata in Inghilterra da madre tedesca e padre indiano. Cresciuta negli Stati Uniti, ha studiato scrittura alla Johns Hopkins University, ed è stata reporter per il Baltimore Evening Sun. Dopo aver soggiornato a lungo a Tokyo, ha scritto The Salaryman's Wife, il primo libro della serie mystery di Rei Shimura che le è valso, tra gli altri, l’Agatha Award, l’Edgar Award e la pubblicazione in 18 paesi. Vive a Washington con la famiglia.

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