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lunedì 1 settembre 2014

Recensione: "Vita di Tara" di Graham Joyce.

 


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Vita di Tara
di Graham Joyce
pagine 368
prezzo 18€
Gargoyle
già disponibile
voto:
5/5

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Dopo il pranzo di Natale Peter Martin riceve una telefonata concitata dal padre che gli chiede di raggiungerlo subito perché qualcosa di sorprendente è accaduto alla loro famiglia.
Al suo arrivo, Peter ritrova Tara, la sorella adolescente scomparsa misteriosamente vent’anni prima.
Cosa le è accaduto?
E dove è stata in questi lunghi anni?
cover originale
La storia di Tara ha dell’incredibile: ha conosciuto uno straniero nella foresta degli Outwoods ed è stata con lui per mesi in un… mondo parallelo.
Per la sua famiglia è impossibile crederle, ovviamente, eppure il cor­po di Tara non è invecchia­to affatto nonostante siano passati vent’anni. L’uni­co che sembra essere dalla sua parte è il suo primo amore, Richie, ma un uomo misterioso la pedina tentando in tutti i modi d’impedirle di riavvicinarsi a lui.
Spetterà allora allo psichiatra, il dottor Underwood, scoprire quali segreti nasconde la mente di Tara e riportare così ai Martin la ragazzina che avevano perduto.
Con una scrittura vivace e coinvolgente, Graham Joyce ci racconta una storia che, come un incantesimo, ci rapisce e ci porta in un mondo dove la realtà incontra la leggenda.
 

Considerazioni.
Una meraviglia. Davvero una meraviglia di romanzo. Non manca nulla: dalla trama, alla complessità della sua narrazione, alla ricchezza del suo intreccio, alla bellezza delle "immagini" che propone, ai dubbi con cui infierisce sul lettore che non ne viene a capo, che si incaponisce e rimane invischiato, stregato.

Non è un romanzo come un altro, e lo si comprende dal fatto che una volta chiusa la storia non si riesca ad inserire l'opera di Joyce in un genere preciso: Classico romanzo dalle tinte favolistiche? No, non proprio. Fantasy? No, gli amanti del genere lo disprezzerebbero in questo senso, perchè "Vita di Tara" gioca (con il lettore) proprio sulla sottile linea che separa ciò che è reale da quello che fantastico, ed oltretutto Joyce si guarda ben dall' esplicitarla o palesarla troppo. Concede solo possibili versioni dei fatti. Thriller? No, troppo riduttivo.

Tara, infatti, e una giovane donna, scomparsa nel nulla a 15 anni che torna, improvvisamente, a casa dopo 20 anni. I genitori e il fratello l'hanno creduta rapita, i compaesani l'hanno creduta morta, uccisa dall'ex fidanzato (che viene mal visto dalla congregazione perchè non ci sono mai state prove del reato, ma che comunque - di fatto - l'ha condannato), lei dice che se ne è andata spontamente, scoprendo di essere finita a vivere accidentalmente con il piccolo popolo fatato per 6 mesi (corrispondenti a 20 anni nel mondo umano), su cui il mondo anglossassone poggia sua mitologia. Chi ha ragione? Dove sono le prove della scomparsa di Tara? Chi è l'uomo misterioso che la segue (e che lei dice venuto a proteggerla dal mondo fatato)?


Posto il fatto che non è un romanzo per adolescenti, come potrebbe apparire tutto subito, è soprattutto una storia che si compone di vari elementi, che vanno dall'incertezza su quanto è veramente accaduto a Tara, alla preoccupazione dei genitori di quest'ultima, che non sanno come rapportarsi a lei pur accogliendola, alla reazione del fratello e quella dell'ex fidanzato, redento agli occhi del paese. 

Tutti questi elementi permettono al lettore di leggere una storia non solo dal punto di vista della protagonista, ma anche da coloro che la circondano e non sono del tutto sicuri di lei, della sua sanità mentale (i genitori chiederanno infatti a Tara di rapportarsi con uno psicologo) e non dando così per scontato una vicenda che rimane ammantata di mistero, tra realtà e leggenda, vero e falso, giusto e sbagliato. 

Joyce mette in luce tutto questo inserendo delle linee narrative che come specchi riflettono quello che vuole indurci a pensare, ed infatti a volte si propende al credere in Tara, alla sua incredibile (e forse non del tutto accettabile) versione della vicenda, e talvolta, invece, a quella dei genitori, che sanno solo che la loro adorata figlia è identica 20 anni prima, ma sanno anche che le fate non esistono.

Interessante è poi il punto di vista dello psicologo, dei suoi appunti e delle sue considerazioni, che "minano" ancor di più la consapevolezza del lettore, che si sente come in mezzo ad una nebbia intrigantissima che non riesce a dissipare nonostante gli sforzi e gli indizi in un senso o in un altro.

Joyce è stato abilissimo ad intrecciare questo arazzo di frammenti - dati dalla storia stessa, i punti di vista dei protagonisti e comprimari, le storie alternative di altri umani rapirti dal popolo fatato negli incipit dei vari capitoli e le considerazioni di professionisti (come il su citato psicologo) e costruirne una vicenda complessa, ricchissima e molto, ma molto intrigante. 

La struttura risulta molto solida, ricca e bellissima è visibilissima man mano che si procede nella storia, si materializza come una cattedrale che man mano emerge e si erge dal mare per mostrarsi nella sua interezza.


Graham Joyce è scrittore e insegnante. Con i suoi romanzi ha vinto numerosi premi, tra cui il World Fantasy Award nel 2003, il British Fantasy Award (di cui è stato insignito per sei volte) e il Grand Prix de l’Imaginaire. Nel 2000 il suo Indigo è stato inserito nell’elenco dei New York Times Notable Books. Insegna scrittura creativa alla Nottingham Trent University e vive a Leicester con la moglie e i due figli.

5 commenti :

  1. Ciao magnifica recensione :3
    ps. sei stata nominata per un premio sul mio blog: http://bookmarksarereadersbestfriends.blogspot.it/2014/09/the-very-ispiring-blogger-award.html?spref=fb&m=1

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  2. Grazie infinte Chantal, sei stata davvero gentilissima!!!!!!!!! Cercherò di fare un post e ricambiare al più presto :D
    Davvero onoratissima per il premio che mi hai concesso!!
    Un abbraccio enorme!!
    Endi

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  3. Ricordo che avevamo scambiato commenti su questo romanzo tempo fa.

    Dopo la tua recensione, ha iniziato a incuriosirmi e ho incominciato a guardarlo sotto un'altra ottica.

    La copertina italiana continua, sinceramente, a non piacermi: su di me produce una forte reazione vade retro.

    RispondiElimina
  4. Anche io come Ludo l'avevo ignorato la trama mi ricordava il film Navigator e la copertina con la bambina mi faceva pensare a un libro per ragazzi...inutile dire che la tua recensione mi ha fatto ricredere...le case editrici dovrebbero iniziare a pagarti :-)

    Mariateresa

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  5. @Ludo

    Hai ragione in quanto a copertina, per questo ho specificato il fatto che non fosse uno YA. L'immagine rimanda a un genere molto diverso da quello che "Vita di Tara" a mio parere ... peccato.

    @Mariateresa

    Ahahahahaah! Prenderò in considerazione la cosa ;P (scherzo!)

    p.s. Mi cogli mancante sai? Corro a vedere che film sia Navigator, mai sentito!

    Un abbraccio a tutte e buon inizio settembre!!!
    Endi

    RispondiElimina

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