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La ferrovia
Sotterranea
di Colson Whitehead
pagine 376
prezzo 20€
eBook 12.99€
Sur Editore
già disponibile
voto:
★★★★★
Intenso
Intenso
..o..
Nella Georgia della prima metà dell’Ottocento, la giovane schiava nera Cora decide di tentare la fuga dalla piantagione di cotone in cui vive in condizioni disumane, e insieme all’amico Caesar comincia un arduo viaggio verso il Nord e la libertà.
Servendosi di una misteriosa ferrovia sotterranea, Cora fa tappa in vari stati del Sud dove la persecuzione dei neri prende forme diverse e altrettanto raccapriccianti. Aiutata da improbabili alleati e inseguita da uno spietato cacciatore di taglie, riuscirà a guadagnarsi la salvezza?
Grazie alla brillante invenzione fantastica di una «ferrovia sotterranea», Colson Whitehead dà forma concreta all’espressione con cui si indica, nella storia degli Stati Uniti, la rete clandestina di abolizionisti che aiutavano gli schiavi nella loro fuga.
Con questo romanzo offre una testimonianza scioccante – e politicamente consapevole – dell’eterna brutalità del razzismo, e al tempo stesso dà vita a un’appassionante storia d’avventura che per ritmo e colpi di scena ricorda i western pulp di Quentin Tarantino, e che ha al centro una moderna e tenacissima eroina femminile.
Unica opera degli ultimi vent'anni a vincere sia il National Book Award che il Premio Pulitzer, La ferrovia sotterranea è già destinata a diventare un classico.
Considerazioni.
Oggi vorrei parlarvi di un romanzo che ho trovato non solo decisamente intenso, profondo, umanamente scioccante ma anche toccante e struggente.
La storia in questione parla di una bambina di nome Cora, che vive in Georgia tra il 1800 ed il 1900, la quale ci viene presentata sin da subito come una ragazza di colore in fuga, perché fuggita dalla brutalità della schiavitù, ed inseguita da uomini che la vedono come una cosa, proprietà di un padrone a cui deve per forza tornare, avendola regolarmente pagata.
La storia torna poi indietro per spiegarci chi sia Cora, dove sono le sue radici, i suoi affetti, come abbia trascorso l'infanzia, l'adolescenza, com'è diventata una donna e come ha preso la decisione di scappare dai ceppi e dalle catene percorrendo "La ferrovia sotterranea", ovvero quella via immaginaria che portava gli schiavi (almeno quelli che sopravvivevano) verso la libertà.
Quella che viene raccontata non è una vicenda ed una vita semplice, né tanto meno felice. Cora non vive un'infanzia serena, collezionando bei ricordi, con una famiglia felice e unita, perché la madre ed il padre muoiono presto e nel più crudele modi, la cara nonna non si attarderà a divenire un'ulteriore vittima dell'uomo bianco - ma solo dopo averla venduta un infinito numero di volte - che la vedrà perire nel solito disumano modo. Rimasta sola, in balia di se stessa, Cora dovrà diventare donna nella piantagione che l'ha vista una schiava bambina e che si aspetta di vederla crescere e morire. Ma Cora ha una possibilità, quella di fuggire, possibilità a cui inizialmente rinuncia, più di una volta, perché ha paura, perché non sa come sopravvivere al di fuori di quel mondo di botte (con ogni strumento che vi può venire in mente), di paura, di schiavitù mentale e fisica, di violenze di ogni tipo (e proveniente sia dai padroni, sia dai suoi stessi pari) e di abusi.
Ma una sera, dopo giorni e settimane di pettegolezzi provenienti dagli stessi schiavi in cui lei appare come facile, disponibile e da punire, un pugno di uomini la prende e le usa violenza (tanto che dovrà essere ricucita, non vi dico altro) e allora qualcosa scatta dentro Cora e la "La ferrovia sotterranea" diventa come un faro, una speranza nella notte più profonda e buia della violenza.
Da questo momento in poi Cora sarà una donna in fuga, inseguita dai tirapiedi del padrone, una giovane donna che diventerà un camaleonte, cambiando pelle e nome per sopravvivere, ma sempre senza trovare la pace della sicurezza perché dovrà in ogni caso vedersela con altri tipi violenze, brutalità e sospetti, ma con la speranza nel cuore di poter raggiungere l'agognata libertà.
Grazie all'escamotage della "La ferrovia sotterranea", Whitehead crea una successione di vicende, di storie, di personaggi e di sentimenti che vengono affrontate da Cora una dopo l'altra sempre correndo, sempre in fuga e sempre inseguita, intervallando però a questi momenti, altri di "buio" nei quali passa da un posto all'altro tramite la ferrovia sotterranea, che arriva sempre in tempo per salvarla dall'immediato pericolo. Probabilmente questo strumento sul lungo periodo diventa un trucco poco sorprendente, qualche volta forzato e talvolta ripetitivo, però funziona e ci permette di portare avanti la storia con la prospettiva di una cambio di paesaggi, di personaggi e di crescita per Cora che da respiro alla storia e al lettore provato dall'esperienza.
Posso dirvi che "La ferrovia sotterranea" è un romanzo decisamente profondo, che ci porta indietro nel tempo e ci fa vivere e respirare quello che provavano e vivevano sulla loro pelle gli schiavi di colore nelle piantagioni di quelli che sarebbero divenuti i gloriosi Stati Uniti d'America. Ma se questo è il suo pregio. è anche il suo difetto.
Innanzitutto è il suo pregio perché è un vero e proprio resoconto di quanto accadeva nelle piantagioni, dove non si raccoglieva solo il cotone sotto il sole cocente per ore ed ore, giorni e giorni, ma si viveva anche in un'atmosfera palpabile di paura e terrore per le violenze a cui si era soggetti se non si obbediva alle regole imposte. Questo non solo nel rapporto gerarchico tra bianchi e persone di colore, ma anche tra queste ultime e i loro pari. E' anche il loro difetto in quanto Whitehead, pur essendo un narratore capace e bravissimo, non per nulla con questo romanzo ha vinto due premi prestigiosissimi come il National Book Award e il Premio Pulitzer (meritati), però manca di quell'empatia che avrebbe reso il tutto indimenticabile. Cora (come altri) rimane un personaggio sempre sulla carta, distante in un certo senso (cosa che ho voluto collegare alle esperienze vissute) e relegato a vivere quelle tutte quelle dolorose e strazianti esperienze, senza però entrare sotto pelle. Rimane documentaristico.
"La ferrovia sotterranea" ci porta a constatare come coloro che venivano trattati come bestie, considerati essere una proprietà senza sentimenti e tanto meno diritti, talvolta (come ci aveva già confermato essere Caldwell Erskin) diventassero quelle stesse bestie che avevano giurato di mai diventare, umiliando, lacerando, rompendo, sminuendo e violentando la natura e la persona di altri schiavi. Brutalmente e senza compassione alcuna.
Non solo, Whitehead ci narra anche di come un viaggio della speranza possa essere rischioso, ma anche rappresentativo della razza umana e di quello che può fare quando si da tutto il potere a qualcuno e niente ad un altro e la prevaricazione e la violenza diventano l'unico mezzo di scambio per ottenere ancora più potere.
"La ferrovia sotterranea" è un romanzo davvero brutale ma assolutamente realistico e per questo significativo di un'era e di un tempo che devono essere ricordati per non essere ripetuti. Non può esistere sulla terra tanta violenza, bruttura e dolore. A volte mi dovevo fermare per smettere di essere al posto di Cora e staccare la mente da questa avventura davvero intensa.
Lo consiglio? A tutti coloro che sono interessati a vedere un momento storico nella sua interezza e senza filtri, da un altro punto di vista, si. Credo che però tutti dovrebbero leggerlo per non dimenticare certe situazioni, certi comportamenti violenti ed ingiustificati, per pensare a quanto sia stato brutta, penosa e crudele per alcuni, l'esistenza umana.
Oggi vorrei parlarvi di un romanzo che ho trovato non solo decisamente intenso, profondo, umanamente scioccante ma anche toccante e struggente.
La storia in questione parla di una bambina di nome Cora, che vive in Georgia tra il 1800 ed il 1900, la quale ci viene presentata sin da subito come una ragazza di colore in fuga, perché fuggita dalla brutalità della schiavitù, ed inseguita da uomini che la vedono come una cosa, proprietà di un padrone a cui deve per forza tornare, avendola regolarmente pagata.
La storia torna poi indietro per spiegarci chi sia Cora, dove sono le sue radici, i suoi affetti, come abbia trascorso l'infanzia, l'adolescenza, com'è diventata una donna e come ha preso la decisione di scappare dai ceppi e dalle catene percorrendo "La ferrovia sotterranea", ovvero quella via immaginaria che portava gli schiavi (almeno quelli che sopravvivevano) verso la libertà.
Quella che viene raccontata non è una vicenda ed una vita semplice, né tanto meno felice. Cora non vive un'infanzia serena, collezionando bei ricordi, con una famiglia felice e unita, perché la madre ed il padre muoiono presto e nel più crudele modi, la cara nonna non si attarderà a divenire un'ulteriore vittima dell'uomo bianco - ma solo dopo averla venduta un infinito numero di volte - che la vedrà perire nel solito disumano modo. Rimasta sola, in balia di se stessa, Cora dovrà diventare donna nella piantagione che l'ha vista una schiava bambina e che si aspetta di vederla crescere e morire. Ma Cora ha una possibilità, quella di fuggire, possibilità a cui inizialmente rinuncia, più di una volta, perché ha paura, perché non sa come sopravvivere al di fuori di quel mondo di botte (con ogni strumento che vi può venire in mente), di paura, di schiavitù mentale e fisica, di violenze di ogni tipo (e proveniente sia dai padroni, sia dai suoi stessi pari) e di abusi.
Ma una sera, dopo giorni e settimane di pettegolezzi provenienti dagli stessi schiavi in cui lei appare come facile, disponibile e da punire, un pugno di uomini la prende e le usa violenza (tanto che dovrà essere ricucita, non vi dico altro) e allora qualcosa scatta dentro Cora e la "La ferrovia sotterranea" diventa come un faro, una speranza nella notte più profonda e buia della violenza.
Da questo momento in poi Cora sarà una donna in fuga, inseguita dai tirapiedi del padrone, una giovane donna che diventerà un camaleonte, cambiando pelle e nome per sopravvivere, ma sempre senza trovare la pace della sicurezza perché dovrà in ogni caso vedersela con altri tipi violenze, brutalità e sospetti, ma con la speranza nel cuore di poter raggiungere l'agognata libertà.
Grazie all'escamotage della "La ferrovia sotterranea", Whitehead crea una successione di vicende, di storie, di personaggi e di sentimenti che vengono affrontate da Cora una dopo l'altra sempre correndo, sempre in fuga e sempre inseguita, intervallando però a questi momenti, altri di "buio" nei quali passa da un posto all'altro tramite la ferrovia sotterranea, che arriva sempre in tempo per salvarla dall'immediato pericolo. Probabilmente questo strumento sul lungo periodo diventa un trucco poco sorprendente, qualche volta forzato e talvolta ripetitivo, però funziona e ci permette di portare avanti la storia con la prospettiva di una cambio di paesaggi, di personaggi e di crescita per Cora che da respiro alla storia e al lettore provato dall'esperienza.
Posso dirvi che "La ferrovia sotterranea" è un romanzo decisamente profondo, che ci porta indietro nel tempo e ci fa vivere e respirare quello che provavano e vivevano sulla loro pelle gli schiavi di colore nelle piantagioni di quelli che sarebbero divenuti i gloriosi Stati Uniti d'America. Ma se questo è il suo pregio. è anche il suo difetto.
Innanzitutto è il suo pregio perché è un vero e proprio resoconto di quanto accadeva nelle piantagioni, dove non si raccoglieva solo il cotone sotto il sole cocente per ore ed ore, giorni e giorni, ma si viveva anche in un'atmosfera palpabile di paura e terrore per le violenze a cui si era soggetti se non si obbediva alle regole imposte. Questo non solo nel rapporto gerarchico tra bianchi e persone di colore, ma anche tra queste ultime e i loro pari. E' anche il loro difetto in quanto Whitehead, pur essendo un narratore capace e bravissimo, non per nulla con questo romanzo ha vinto due premi prestigiosissimi come il National Book Award e il Premio Pulitzer (meritati), però manca di quell'empatia che avrebbe reso il tutto indimenticabile. Cora (come altri) rimane un personaggio sempre sulla carta, distante in un certo senso (cosa che ho voluto collegare alle esperienze vissute) e relegato a vivere quelle tutte quelle dolorose e strazianti esperienze, senza però entrare sotto pelle. Rimane documentaristico.
"La ferrovia sotterranea" ci porta a constatare come coloro che venivano trattati come bestie, considerati essere una proprietà senza sentimenti e tanto meno diritti, talvolta (come ci aveva già confermato essere Caldwell Erskin) diventassero quelle stesse bestie che avevano giurato di mai diventare, umiliando, lacerando, rompendo, sminuendo e violentando la natura e la persona di altri schiavi. Brutalmente e senza compassione alcuna.
Non solo, Whitehead ci narra anche di come un viaggio della speranza possa essere rischioso, ma anche rappresentativo della razza umana e di quello che può fare quando si da tutto il potere a qualcuno e niente ad un altro e la prevaricazione e la violenza diventano l'unico mezzo di scambio per ottenere ancora più potere.
"La ferrovia sotterranea" è un romanzo davvero brutale ma assolutamente realistico e per questo significativo di un'era e di un tempo che devono essere ricordati per non essere ripetuti. Non può esistere sulla terra tanta violenza, bruttura e dolore. A volte mi dovevo fermare per smettere di essere al posto di Cora e staccare la mente da questa avventura davvero intensa.
Lo consiglio? A tutti coloro che sono interessati a vedere un momento storico nella sua interezza e senza filtri, da un altro punto di vista, si. Credo che però tutti dovrebbero leggerlo per non dimenticare certe situazioni, certi comportamenti violenti ed ingiustificati, per pensare a quanto sia stato brutta, penosa e crudele per alcuni, l'esistenza umana.
Colson Whitehead
(New York, 1969) è autore di altri sette libri, fra opere di narrativa e saggistica. I romanzi John Henry Festival (finalista al Premio Pulitzer nel 2002) e Apex nasconde il dolore verranno ripubblicati nel 2018 nella collana BIG SUR. In Italia sono anche usciti L’intuizionista, Il colosso di New York e Sag Harbor per Mondadori, Zona Uno e La nobile arte del bluff per Einaudi.
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